Nuovo piano carceri: entro due anni 15mila nuovi posti

Via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento per contrastare il sovraffollamento. Meloni: "In questo modo puntiamo ad assicurare la certezza della pena"
di Francesco Storacemercoledì 23 luglio 2025
Nuovo piano carceri: entro due anni 15mila nuovi posti
3' di lettura

Il piano carceri del governo è stato presentato ieri dal ministro Nordio ed è abbastanza corposo. Il sì del Consiglio di ministri ai progetti di via Arenula consente di varare la lotta al sovraffollamento nei luoghi di custodia cautelare e detenzione non attraverso provvedimento modello indulto o amnistia ma con una precisa strategia.

Anzitutto attraverso nuove strutture da edificare per un totale di circa diecimila posti in più per detenuti (oggi sono più di sessantamila rispetto ai quarantamila circa disponibili). Il tutto nel triennio che terminerà nel 2027 e l’intervento previsto si svolgerà attraverso 60 interventi edilizi. Nordio ha sottolineato l’assoluta compattezza dell’esecutivo e anche dalla Lega – sia con Salvini che con il sottosegretario Ostellari – hanno tenuto a ribadirlo. Idem Tajani per Forza Italia.

Ma ad esprimere la soddisfazione più evidente è la premier. In un intervento video, Giorgia Meloni ha tenuto ad offrire il proprio punto di vista su quanto approvato in Consiglio dei Ministri, con «un piano straordinario di interventi che ci farà avere con opere in cantiere già oggi e con il termine dei lavori al 2027 circa diecimila nuovi posti detentivi, con un investimento complessivo di oltre 750 milioni di euro. Stiamo lavorando per aggiungere altri 5.000 posti in modo da colmare l’intero divario che c’è tra le presenze e i posti disponibili». Promesse a cui seguono gli impegni, ha tenuto a ribadire.

Altri cinquemila posti per detenuti potranno arrivare dalle carceri attuali, alcune delle quali potranno essere ampliate. Poi, gli interventi più immediati che riguardano la popolazione carceraria. Il guardasigilli punta sulla detenzione differenziata presso comunità di recupero di un corposo numero di tossicodipendenti, circa 10mila, che potrebbero godere di percorsi di cura fuori dal carcere.

Un altro numero simile potrebbe riguardare gli effetti della liberazione anticipata, che non avrebbe bisogno di nuove norme – quindi non si tratta ancora delle legge Giachetti di cui si è molto parlato finora anche su impulso dei presidenti delle Camere La Russa e Fontana – ma di un’applicazione di quelle esistenti attraverso un vaglio più celere da parte della magistratura di sorveglianza. La buona notizia in proposito è che larga parte dei fondi previsti sono già stanziati e disponibili. Stavolta il problema non pare essere quello economico, finalmente.

Nel dettaglio il piano carceri prevede circa 10.000 nuovi posti nelle carceri, ottenuti con moduli prefabbricati nei cortili esistenti e padiglioni aggiuntivi: 392 a Milano Opera, 200 a Bollate, 400 a Rebibbia, più altri tra Bologna e Forlì. Poi, le misure alternative alla detenzione: per 10.000 detenuti non pericolosi o in prossimità di fine pena, potrà essere disposta la detenzione domiciliare o assegnazione in comunità (oltre che per tossicodipendenti o alcolisti).

Un piano che ha una sua iniziale concretezza e che arriva nello stesso giorno in cui il Senato ha approvato in seconda lettura la riforma della separazione delle carriere tra pm e giudici. Conferendo dunque un alone “storico” alla riforma complessiva del settore. La sfida ora è mettere in pratica il piano, accelerando i cantieri e attivando davvero le misure alternative. Come individuare i detenuti da far uscire? Nel luglio 2025, il ministero della Giustizia ha istituito una task force con magistrati di sorveglianza e direzioni carcerarie per identificare 10.105 detenuti che soddisfano i requisiti già previsti dalla normativa vigente.

È inoltre in corso di attivazione un albo delle comunità abilitate, ossia strutture residenziali per persone con residuo di pena basso, tossicodipendenti, alcolisti o minorenni, in cui possono scontare la parte finale della pena in modo alternativo al carcere.

In linea di massima, il piano Nordio riguarderà detenuti con pena residua inferiore a 24 mesi (due anni), quelli senza condanne ostative e che negli ultimi dodici mesi non abbiano ricevuto sanzioni disciplinari gravi. L’aspetto politicamente più rilevante riguarda probabilmente il doppio binario seguito dal ministro: da una parte la disponibilità di nuovi posti all’interno delle carceri, dall’altra l’adozione di misure che rendano possibile far uscire detenuti che non siano più nella condizione di fare danno nella società. È una sfida importante che ora va attuata nel concreto. Nordio lo ha detto con chiarezza: «Serve collaborazione dai magistrati» per procedere nel percorso di umanizzazione della detenzione, oltre che di rieducazione dei soggetti ristretti. A margine della presentazione del piano carceri, Nordio non si è lasciato sfuggire una battuta su quanto avviene a Milano: «Guai pensare che a un avviso di garanzia debbano seguire le dimissioni». Sala ringrazia.

ti potrebbero interessare

altri articoli di Politica