Dazi, la sinistra si copre di ridicolo: "Devastante", "Una resa", "Fallimento!"

di A.V.lunedì 28 luglio 2025
Dazi, la sinistra si copre di ridicolo: "Devastante", "Una resa", "Fallimento!"
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Non che ci fossero molti dubbi, ma il nostro “campo largo” ben prima della conclusione dei negoziati tra Unione europea e Stati Uniti sulle tariffe commerciali aveva emesso la sua sentenza: i dazi al 15% sui prodotti europei da parte americana sono un cedimento all’odiato Donald Trump. E poco importa che dal 1° agosto, se non fosse intervenuto l’accordo annunciato ieri pomeriggio a Turnberry, in Scozia, Washington avrebbe applicato una tariffa del 30% sui prodotti europei. Ecco, ad esempio, Angelo Bonelli, uno dei due “azionisti di riferimento” di Avs: «L’accordo per imporre dazi al 15% su diversi prodotti europei è un atto di forza che mette in ginocchio l’economia dell’Ue, con effetti devastanti sull’Italia. A rischio di sono oltre 700mila posti di lavoro, di cui più di 100mila in Italia, nei settori agroalimentare, automotive e meccanico».

E poteva mai mancare un riferimento a Giorgia Meloni? Certo che no. «Mentre tutto questo accade, Meloni è la prima ad aver promesso a Trump l’acquisto di gas e armi per decine di miliardi di euro». Il M5S parla di «disfatta bella e buona» per Bruxelles e per la «pontiera Meloni. Doveva essere zero a zero. Invece...». Per tutto il giorno, sentendo aria di intesa, dall’opposizione sono partiti attacchi contro il governo per la gestione, giudicata in ogni caso troppo accomodante nei confronti di Trump, del dossier. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha criticato l’atteggiamento di Palazzo Chigi: «Nessuno vuole rinunciare alla relazione con gli Stati Uniti, ma bisogna stare con la schiena dritta e non lasciarsi ricattare». Altrimenti, ha aggiunto, «a un dito si prendono un braccio».

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Insomma, va bene trattare con Trump, ma non troppo: «Non si fa politica estera assecondando le proprie amicizie ideologiche e politiche. La strategia dell’accondiscendenza è un fallimento totale». Da Bruxelles, l’europarlamentare Dario Nardella accusa Meloni e Ursula di aver «accettato un’imposizione». Quanto alle cifre, quel 15% è comunque «devastante». E Schlein mette in capo a Palazzo Chigi anche le conseguenze dell’incertezza dovuta al periodo “finestra” tra l’annuncio della Casa Bianca e l’entrata in vigore delle nuove tariffe: «L’incertezza dei dazi ha già iniziato a far saltare commesse e frenato gli investimenti». Si tratta, del resto, degli stessi toni utilizzati da Avs.

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Anche Nicola Fratoianni accusa Meloni di essere «subalterna» alla Casa Bianca: «È piuttosto evidente, è andata col cappello in mano a firmare un accordo disastroso sulla spesa al 5% del Pil in armamenti pretesa da Donald Trump». Il presidente Usa «ha l’obiettivo di far saltare gli standard di carattere sociale, ambientale e sanitario delle nostre produzioni, quelle europee». Il tutto, va da sé, grazie alla debolezza del governo italiano (ed europeo, che pure gran parte del centrosinistra nostrano sostiene al Parlamento Ue). Ecco, per dire, Carlo Calenda, leader di Azione: «Sui dazi ormai l’Europa si è messa in una condizione assurda dove l’obiettivo è prendersi senza reagire un 15% generalizzato». E ancora: «La realtà è che se ti inginocchi davanti a un bullo, lo inviti solo a colpirti di nuovo».

Queste parole, Calenda le pronuncia nel corso della giornata. Poi, a intesa ratificata, il numero uno di Azione su X alza ancora di più i toni chiedendo la testa della presidente della Commissione: «Quello presentato da Trump non è un accordo ma una capitolazione dell’Europa. Stasera mi vergogno di essere europeo. Von der Leyen ha fatto la figura della scolaretta e dovrebbe essere mandata via seduta stante». Ora non gli resta che passare dalle parole ai fatti in aula. 

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