Giuseppe Conte 'assolve' Matteo Ricci: "Nessuna ragione per chiedergli un passo indietro"

giovedì 31 luglio 2025
Giuseppe Conte 'assolve' Matteo Ricci: "Nessuna ragione per chiedergli un passo indietro"
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Forcaioli sì, ma solo quando conviene a loro. È la storia dei Cinque Stelle che, di fronte all'inchiesta che vede coinvolto il dem Matteo Ricci, si riscoprono garantisti. "Non ci sono ragioni per chiedere un passo indietro a Ricci", afferma senza mezzi termini Giuseppe Conte nel corso di una conferenza stampa nella sede del Movimento, convocata dopo aver letto e approfondito insieme ai componenti del Consiglio nazionale pentastellato l'avviso di garanzia recapitato al candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Marche. "Chiedere un passo indietro sarebbe brutto precedente", aggiunge.

Un finale già previsto da Fratelli d'Italia. "A breve - faceva sapere Massimo Ruspandini, vicepresidente del gruppo alla Camera - il Movimento 5 stelle, dopo qualche giorno di 'ammuina', come da copione darà il via libera alla candidatura di Matteo Ricci, pessimo amministratore locale che per scrollarsi di dosso le accuse che gli sono state mosse dall'autorità giudiziaria ha raffinatamente sostenuto che lui da Sindaco non controllava nulla e che le responsabilità sono tutte dei suoi collaboratori. Come giustamente ricordato ieri dal ministro Santanchè siamo garantisti con tutti, quindi anche con lui. Come, ne siamo certi, d'ora in poi lo saranno i suoi sostenitori grillini i quali oggi getteranno a mare, dopo averla più volte ammainata, la bandiera sventolata e da tempo non più praticata della legalità e del rigore. Da avvocato del popolo ad avvocato del Pd il passo è breve e i clienti sono sicuramente di più".

L'ex sindaco di Pesaro - ora candidato alla presidenza delle Marche - è indagato in un'inchiesta per corruzione. Accusa per cui si dichiara "innocente", ma che ha scosso non poco il Pd già alle prese con Milano. Ma non solo. Il grattacapo ha travolto anche i grillini, di cui - fino a poco fa - non si conoscevano le mosse: dare o meno il via libera alla candidatura di Ricci per il cosiddetto "campo largo". 

Mossa, questa, che non sarebbe replicabile altrove. "Non posso garantire che in tutte le regioni ci sarà la stessa coalizione. In primis, sono i territori che valutano se ci sono le condizioni. E poi, per come sono conformati alcuni partiti con cui andiamo in coalizione, ci sono dei potentati locali: con alcuni è possibile lavorare, ma con altri no. Noi siamo e rimaniamo un movimento di opinione e ovunque andiamo sui territori c'è un codice etico che tutti sono tenuti a rispettare egualmente. Non è garantito che si possa riprodurre lo stesso formato della coalizione dappertutto, dipende chi sono gli interpreti in loco, i signori delle tessere, i compagni, i programmi, gli obiettivi e quindi delle volte ci siamo e delle volte no".

Un esempio? Milano. Là dove è indagato il sindaco del Pd, Conte non ha dubbi: "Io chiedo le dimissioni di Sala perché Sala si è trovato al centro di un far West edilizio a Milano. Che progetto di alternativa è? Sala deve dimettersi anche perché hanno confezionato con gli uffici del Comune la norma Salva Milano, recepita dal centrodestra e all'inizio anche dal Pd, che poi abbiamo fermato", conclude Conte. Insomma, "assolve" Ricci ma l'avvocato si pone come giudice assoluto nella coalizione di centrosinistra. Le alleanze le decide lui, spiega, caso per caso. Insomma, Giuseppe Conte tira un'altra spallata ad Elly Schlein. Il suo obiettivo, sempre più chiaro è quello di commissariarla.

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