Furiosa, Giorgia Meloni. E il premier non le manda a dire, dopo aver ricevuto la notifica di archiviazione per il caso Almasri. Contrariamente, invece, a quanto accaduto al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri della Giustizia e dell’Interno, rispettivamente Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. La premier si è sfogata con La Stampa, spiegando in breve la sua spiegazione e rimarcando il suo umore nero: “Sono il capo del governo. Non Alice nel Paese delle meraviglie. Non mi aspettavo che si potesse dire che i miei ministri governano a mia insaputa”.
I suoi più stretti collaboratori ribadiscono: “Giorgia non è Giuseppe Conte”. Il riferimento è alla scissione tra l’ex-premier e l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per la vicenda Open Arms: uno indagato, l'altro invece no. Meloni ha atteso che le notifiche raggiungessero tutti i membri dell’esecutivo coinvolti, dopodiché ha risposto colpo su colpo: “Rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano e non anche io, prima di loro. Che loro agiscano a mia insaputa è una tesi palesemente assurda”.
Schlein tocca il fondo contro Meloni: "Ma quando mai si è vista?"
Vedi alla voce: toccare il fondo. Elly Schlein, per difendere la magistratura con evidenti intenti politici, arriva ad a...Secondo le ricostruzioni della vicenda, la comunicazione depositata in cancelleria venerdì sera le sarebbe stata recapitata già nella mattinata di ieri, lunedì 4 agosto, dall’avvocato e senatrice Giulia Bongiorno, prima di salire in elicottero per Ancona insieme ad Antonio Tajani. Il malumore di Meloni, comunque, si è rivelato subito, nonostante il primo ministro abbia scelto di non palesarla fino al completamento delle verifiche tecniche del caso. A Palazzo Chigi fino a pochi giorni fa si ipotizzava che l’unica autorizzazione a procedere sarebbe ricaduta solo sul ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il coinvolgimento congiunto anche di Mantovano e Piantedosi è stato interpretato dal governo come una "volontà politica” dei giudici, come l'ennesimo attacco togato al premier e all'esecutivo. Da qui la scelta di ribattere e mettere in rilievo l'assurdità della decisione. Giorgia Meloni va avanti, più convinta che mai.