Pd, Matteo Ricci ora trema: il fedelissimo parlerà ai pm

di Pietro Senaldivenerdì 8 agosto 2025
Pd, Matteo Ricci ora trema: il fedelissimo parlerà ai pm

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Massimiliano Santini cambia avvocato e anche strategia difensiva. Dal silenzio nell’interrogatorio di dieci giorni fa davanti ai pm, che gli era stato suggerito dal suo precedente legale, la pesarese Paola Righetti, alla scelta di dire ai magistrati tutto quello che sa, suggeritagli dal nuovo difensore, Gioacchino Genchi, antica conoscenza del sistema massmediatico italiano, nominato lunedì scorso e incontrato in Sicilia il giorno prima. Al penalista, ex super poliziotto informatico in passato accusato di aver intercettato mezza Italia e uscito indenne da ogni giudizio, il braccio operativo dell’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, per quanto riguarda la realizzazione degli eventi in città è arrivato tramite conoscenze private, la segnalazione di un amico che è stato cliente di Genchi in un procedimento per questioni famigliari.

Questo ritorno alla ribalta delle cronache, per l’avvocato di Castelbuono, a due passi da Cefalù, non ha valenza politica, ma è solo una casuale questione professionale. La prima mossa di Genchi è stata depositare alla Procura una memoria, con la richiesta di Santini, «consapevole della gravità delle contestazioni e della propria posizione processuale» di essere interrogato. L’ex consigliere comunale del Pd, al quale Ricci aveva conferito un incarico fiduciario retribuito a spese del Comune con 28mila euro lordi, chiede di parlare sui temi sui quali si è rifiutato di rispondere enucleati nell’invito a comparire che lo accusa di concorso in corruzione, peculato, turbativa d’asta, falso ideologico e induzione indebita a dare o promettere utilità.

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Ma non solo. L’indagato si dice pronto anche di rivelare «ulteriori fatti e circostanze di cui è a conoscenza e che ritiene utili all’accertamento della verità anche in relazione a possibili condotto di reato commesse da terzi soggetti (pubblici ufficiali e privati) in concorso con lui». Più che una promessa, una minaccia. Gli indagati per concorso in corruzione infatti in questa inchiesta sono una dozzina, tra cui Ricci, il suo vecchio portavoce, dirigenti e funzionari del Comune. Poiché Santini è uno dei perni del sistema di affidi pesarese, dei quali l’ex sindaco ha dichiarato di non essersi mai occupato, l’ipotesi che parli suscita le immaginabili aspettative, anche perché Genchi precisa di essere pronto a «integrare con ulteriori elementi e informazioni, anche per vie brevi e al fine di favorire lo svolgimento completo delle indagini» la sua istanza. Questi elementi sarebbero molti di più di quelli attualmente in mano alla Procura.

Si respira aria di fretta. Se fosse per lui, Santini sarebbe pronto a incontrare i pm oggi. È angosciato ed è pronto a collaborare in ogni modo perché teme di finire in carcere. Vuole sapere cosa rischia, è pronto a pagare, a restituire le somme percepite illegalmente (la Procura parla di 106mila euro di cresta sugli affidi assegnati senza appalto per gli eventi che organizzava, ma potrebbero essere di più). Maria Letizia Fucci, la toga che ha avviato l’indagine quando era a capo pro tempore dell’ufficio, in attesa della designazione dell’attuale procuratore, Marco Mescolini, arrivato in città nel dicembre scorso, e che ancora la conduce, sarebbe disponibile a interrogare l’indagato quanto prima. Sarà però Mescolini, già procuratore capo a Reggio Emilia e poi trasferito d’ufficio a Firenze a seguito di un procedimento disciplinare, a dettare i tempi dell’inchiesta.

Al momento, i prossimi interrogatori sono calendarizzati per settembre. Le rivelazioni di Santini potrebbero avere qualche influenza sulla campagna elettorale in corso nelle Marche, che vede Ricci, anche lui indagato per concorso in corruzione, in corsa per la presidenza per il campo largo delle sinistre. Sta a chi ha in mano l’agenda il potere di aprire la bocca di fuoco che si annuncia essere l’ex responsabile eventi del Comune. La sensazione comunque è che, se si dovesse creare una situazione di inerzia nell’indagine, la difesa cercherà di sottrarvisi. E qui, leggendo la memoria scritta da Genchi, si capisce che il suo assistito ha revocato il mandato all’avvocato Righetti perché non è rimasto soddisfatto della difesa ricevuta.

«Santini vuole recidere ogni legame con i propri co-indagati ed escludere ogni potenziale condizionamento delle sue scelte difensive» è scritto nella memoria, che fa espresso riferimento alla circostanza che l’altro grande accusato, Stefano Esposto, suo sodale, è difeso da Francesco Saragoni Lunghi, figlio di Righetti, che già aveva assistito con successo in Enzo Belloni, attuale presidente dem del Consiglio Comunale. Quello che appare evidente è che l’ex ragazzo prodigio di Ricci si è sentito in una morsa, prigioniero di una serie di relazioni che, anziché tenerlo a galla, potrebbero affondarlo e ha deciso, obtorto collo, di chiudere con il passato. Ha temuto che la sua sorte fosse ormai segnata come agnello sacrificale, destinato a pagare per tutti, e sta cercando di ribellarsi a una storia che pareva già scritta. L’istituto della riconvenzionale penale, se sarà rinviato a giudizio, potrebbe consentirgli di allargare il perimetro dell’inchiesta.

Per quanto riguarda i prossimi sviluppi, l’elemento nuovo è che Genchi, come detto molto esperto, per i suoi trascorsi in polizia, di informatica e telecomunicazione nella sua memoria ha fornito ai pm la chiave per accedere alle chat cancellate di Santini con l’ex sindaco e tutti i suoi collaboratori, che erano caricate sulla seconda scheda telefonica del cellulare dell’uomo e che egli ha fatto sparire alle prime avvisaglie dell’indagine. Resta da capire quale interesse abbia Santini a parlare. E qui a fornire risposte è il codice di procedura penale, con i vantaggi che assegna a chi collabora con i magistrati, a fornire le risposte. Se il suo apporto fosse rilevante e decisivo e restituisse quanto percepito indebitamente secondo i pm, potrebbe ottenere un importante sconto di pena, anche dei due terzi.

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