Ce la farà lo scalatore Igor Taruffi, ex assessore ai monti dell'Emilia Romagna, a salire in vetta al Tavoliere delle Pu glie e piantarvi la bandierina di Elly Schlein? Fumata nera. La segretaria, che non riesce a segnare passi avanti nella trattativa di pace tra Antonio Decaro e Michele Emiliano. Ieri l'inviato speciale della Nazarena ha incontrato i protagonisti della tenzone. È stata una di quelle tappe che rimette tutti ai nastri di partenza. Lo prova il comunicato anodino dei dem: «Incontro cordiale, che pone le le basi per il futuro». Leggesi: ognuno tiene le posizioni, la linea del fronte è ferma. Troppi generali in campo. La questione pugliese è tutta qui: tre personaggi di spessore nazionale, il governatore uscente Emiliano, il fu governatore Niki Vendola e il forse governatore Decaro, che si azzuffano in una bega locale. Vicenda arcinota: vengo anch'io, no tu no; ma perché? Perché no!
In Puglia si vota a novembre per scegliere il prossimo presidente della Regione ma l'uomo che vincerebbe in carrozza, l'europarlamentare dem Decaro, si è messo a fare le liste di proscrizione. L'aspetto è mite ma i tono ultimativi sono dittatoriali, quasi putiniani: via Emiliano e Vendola, altrimenti cercate un altro candidato perché io non ci sto più. Motivo? I due sono ingombranti, gli toglierebbero lo spazio vitale. Ebbene sì, malgrado sia stato mandato a Bruxelles grazie all'enormità di cinquecentomila preferenze, il bell'Antonio recita il ruolo del pulcino appena uscito dall'uovo. Lecito sospettare, da una parte l'ex sindaco di Bari punti a ereditare l'ingranaggio costruito da don Michele senza il suo creatore, per essere libero poi di sostituire, uno alla volta, i bulloni di quello con i propri, e dall'altra cerchi di evitare che Niki faccia fare il pieno di voti ad Avs, con conseguenti richieste di assessorati da gestire.
Ponte sullo stretto, il video che imbarazza il Pd: "Hai capito Schlein?"
Un video in queste ore sta mettendo in seria difficoltà il Pd e anche la segretaria Elly Schlein. In una clip con...Fatto sta che, dopo che il suo aut-aut era caduto nel vuoto, Decaro ha insistito più volte presso la mediatrice Schlein perché mettesse sul piatto il peso della segreteria per convincere i due big al passo indietro. Ma la Nazarena non si spende in prima persona; un po' perché è convinta che Emiliano abbia ragione, un altro po' perché da promotrice del campo largo non può permettersi di sindacare i candidati altrui, un po' ancora perché l'immagine del bell'Antonio, potenziale rivale alla segreteria, sottobraccio ai due gendarmi non le spiace. Aveva provato il pugliese Francesco Boccia, molto legato alla segretaria, a sciogliere il nodo, ma forse è troppo di casa per andare bene a tutti come risolutore. Partito ottimista, si è scontrato con le asperità dei contendenti e alle prime difficoltà i ha deciso di non metterci la faccia. Allora ecco Taruffi scendere a Bari. Lui è di Porretta Terme, sta nel Pd da tre anni, è responsabile dell'organizzazione di un partito che non era neppure il suo fino a cinque minuti prima che assumesse il ruolo, ma a Schlein pareva l'uomo giusto per mettere ordine in casa.
Missione difficile, infatti siamo un caro amico; si tratta di tirare fuori Decaro dal tunnel nel quale si è cacciato. Elly è seccata, perché l'ex sindaco di Bari segue i consigli di Giuseppe Conte e Matteo Renzi, che si sono schierati sulla linea no-Emiliano, più dei suoi; è seccata anche perché sospetta che a tirare il candidato riluttante perla giacca sia anche quella fetta del Pd che vagheggia di sostituirla proprio con l'europarlamentare e vorrebbe che egli si tenesse le mani libere per futuri impegni, senza incagliarsi in Puglia. Ma può uno, senza neppure essere presentato ufficialmente, cominciare a fare le liste? È la domanda oziosa che Taruffi ha ventilato, ricordando che il partito è disposto a discutere di tutto ma a candidatura in cassaforte e non attraverso i giornali.
La situazione non si è sbloccata si diceva, ma un po' come nei vertici internazionali, anche incontrarsi e fare una prima mossa può essere importante. Quindi avanti, piano, con fiducia. Quello che ci si chiede è se, e quando, la segretaria farà sentire la sua voce. Dirimere una controversa locale, proprio come una internazionale, richiede che chi è più forte e sopra i contendenti prima o poi parli. Lei invece tace, con la scusa che lavora per unire, quindi in silenzio. Però, se tre anni e mezzo fa come prima mossa ha dichiarato guerra ai cacicchi meridionali che prendono i voti anche al centro ea destra e, per sgominarli, ha messo in mano il partito a un comunista del Nord, perché non li sfida neanche quando gioca partite che, sulla carta, vincerebbe anche senza di questi?
Le risposte sono dovute. O ha dichiarato guerra ai cacicchi per dire qualcosa che ai tempi le tornava utile ma in cui non credeva troppo e ora si rimangia tutto perché non vuole correre il minimo rischio di sconfitta. Oppure ha capito che, morto un cacicco, se ne fa un altro; e allora meglio tenersi quelli già un po' consumati, che non possono sfidarla al Nazareno presentandosi come una novità. In ogni caso, sia Decaro sia Emiliano sembrano andati troppo avanti per tornare indietro.