La prima notizia è che Pasquale Tridico legge Libero. E la cosa ci fa piacere. La seconda è che dopo tre giorni di aspre polemiche su una firma di un presunto morto in calce all’appello in suo favore, l’ex presidente Inps ha deciso di fare chiarezza. Peccato che invece di fare mea culpa, abbia scaricato le colpe su di noi. Breve riassunto: un gruppo di intellettuali firma un appello in suo favore. Tra questi si fa notare il nome di Federico Butera, sociologo scomparso a Milano lo scorso 10 febbraio. Libero, e giorni prima siti e testate d’informazione locale- fanno notare la cosa piuttosto singolare. Tridico, con tre giorni di ritardo, si giustifica spiegando che quello il Butera che ha firmato è il cugino quasi omonimo... e vivo. E che noi abbiamo sbagliato apposta per attaccare lui e il centrosinistra.
In realtà a sbagliare non siamo stati noi, ma chi ha riportato in maniera errata la firma del professore. Il Buttera “giusto”, infatti si chiama Federico Maria e a quel “Maria” ci tiene parecchio, visto che lo usa (abbreviandolo a volte con “M.”) in tutte le pubblicazioni e in tutti gli appelli firmati. Logico non collegarlo a quell’appello. Nonostante questo, Tridico ha deciso di smentire la notizia con una nota che riportiamo integralmente: «La dialettica politica sta nel gioco delle parti, nulla questio. Ciò che lascia basiti è l’acredine falsa e tendenziosa utilizzata da Libero per colpirmi a cadenza quotidiana. Utilizzare come grimaldello un banale accento frutto di un refuso di stampa, in fin dei conti, può essere anche comprensibile di fronte alle vostre quotidiane inchieste sui procedimenti giudiziari di Occhiuto. Ciò che indigna però è la citazione di un defunto, il sociologo Federico Butera, scambiato - volutamente? - per un suo cugino omonimo, ingegnere nucleare e professore emerito del Politecnico di Milano, firmatario della petizione sottoscritta da docenti, studiosi e intellettuali calabresi che sostengono la mia candidatura a presidente della Giunta regionale della Calabria. Ad onor di cronaca, tanto si doveva». Firmato: Pasquale Tridico.
Ricevuta la replica ci siamo attivati e abbiamo contattato Federico Maria Butera che, con garbo, ci ha confermato di essere lui il firmatario dell’appello. Alla richiesta di capire come mai mancasse il secondo nome, ci ha risposto di aver aderito verbalmente e che chi ha trascritto il nome in calce all’appello deve averlo dimenticato. Circostanza che conferma la nostra tesi. Diciamolo apertamente, Tridico, in difficoltà per un inizio di campagna elettorale in salita, con tanto di polemiche per la candidatura della prof che aveva fatto un post celebrativo per la morte della Br Balzerani, ha colto la palla al balzo e per provare ad uscire dall’angolo ha attaccato noi, invece di strigliare ilo suo staff. Ma c’è anche chi ha fatto peggio, come quel politico ex centrodestra, che nella smania di accreditarsi con il candidato governatore ci attacca per aver sbagliato firmatario, sbagliando a sua volta il nome (Butero e non Butera), salvo accorgersene e cancellare il post. Tornando all’accento, Tridico non la racconta tutta. A finire nel mirino grammaticale non è stato solo l’accento, ma anche un verbo clamorosamente sbagliato: «La destra “hanno” paura».
Uno scivolone piuttosto imbarazzante, soprattutto se fatto in campagna elettorale. Per noi quello era un divertissement e come tale andrebbe preso. Ma c’è un’accusa di Tridico che non può essere accolta: quella di non esserci occupati dei guai giudiziari del presidente Occhiuto, nascondendo la notizia in quanto giornale “amico”. Questo è falso. Libero, non solo ha dato puntualmente la notizia dell’inchiesta, ma lo ha fatto mettendo l’accaduto in prima pagina (venerdì 1 agosto). Titolo: “Il governatore indagato. Occhiuto choc: «Mi dimetto e mi ricandido». Forse quel numero di Libero gli è sfuggito. Un po’ come l’accento, o il verbo, o la “M” nella firma...