La campagna elettorale nelle Marche da tempo è un cinico teatrino. E sul tema la sinistra sta offrendo il peggio. Non è mancato nulla: dall’utilizzo strumentale della legge sul fine vita fino alla costante evocazione di quanto sta accadendo a Gaza. Questioni enormi, certo, ma tirate in ballo solo per distogliere l’attenzione dal vero tema: il governo della Regione. In questo Matteo Ricci, candidato del centrosinistra, ha dimostrato di essere una sorta di fuoriclasse.
E quanto accaduto lo scorso sabato è paradigmatico: Ricci, accompagnato da Elly Schlein, ha deciso di mettersi in posa davanti alla lapide che ricorda le tredici vittime dell’alluvione del 2022, a Ostra, in provincia di Ancona. Una scelta cinica, calcolata, profondamente discutibile. Rispetto? O forse pura speculazione su chi ancora oggi prova dolore per quella tragedia?
Poche balle: un'offesa alle vittime. Non a caso la decisione di Ricci ha suscitato sdegno. Anche quello dei familiari delle vittime, che hanno deciso di reagire. In particolare lo ha fatto Romina Ceresoli, compagna di Diego Chiappetti, una delle vittime. La donna ha scritto di suo pugno una durissima lettera aperta che non lascia spazio a fraintendimenti e che stronca, con sdegno, la strumentalizzazione.
"Lei chiede che i partiti non strumentalizzino la tragedia del 2022 - premette Romina Ceresoli rivolgendosi al candidato Ricci-. Ma Lei, con quella comparsata di fronte a quella lapide, cosa ha fatto? Lei sa che il fiume non è stato mai mantenuto per decenni dalle amministrazioni di centrosinistra che lo dovevano fare? Lei sa che da oltre quarant’anni questo territorio aspettava vasche di espansione che avrebbero potuto mitigare gli effetti tragici delle due alluvioni? Lei sa che il suo fedele candidato, Maurizio Mangialardi, è imputato per l’alluvione del 2014, processo nel quale si sono prescritti persino reati gravi come il pluriomicidio colposo? Lei sa che la manutenzione del fiume spettava proprio ai governi di centrosinistra?", picchia durissimo la signora.
Ricci e sinistra smascherati: la donna punta il dito contro i decenni di abbandono, la matrice di quella strage. Le giunte di centrosinistra, infatti, non hanno mai affrontato concretamente il tema della sicurezza idrogeologica della regione. Si pensi anche ai 45 milioni annunciati da Matteo Renzi nel 2014 in seguito all'alluvione di Sengialli: quei denari, semplicemente, non sono mai arrivati.