Ilaria Salis in questo momento gongola ma il conto da chiudere è quello del 7 ottobre quando la plenaria del parlamento Ue deciderà il suo destino. "Ho tirato un sospiro di sollievo, ma la mia storia non è ancora finita. Ho fiducia nei miei colleghi al Parlamento europeo. A Nordio chiedo: apra in Italia il mio processo". Lo spiega in un'intervista a Repubblica dopo la prima conferma dell'immunità parlamentare contro l'estradizione in Ungheria.
"Nel mio caso in particolare, è in atto una vera e propria persecuzione da parte del governo ungherese, come è riemerso chiaramente anche dalle ultime dichiarazioni di Viktor Orbán e del suo portavoce", evidenzia. Questo primo no alla revoca dell'immunità per Salis rappresenta "una conferma ulteriore e a più voci del fatto che in Ungheria non è possibile un processo equo nei miei confronti". Il voto era segreto ma, facendo i conti, qualche popolare deve aver votato con le sinistre. Lega e Fratelli d'Italia li hanno chiamati "traditori", ma alcuni le hanno espresso anche la solidarietà. "Sì, non faccio nomi, ma l'ho ricevuta anche da colleghi di destra, che si sono mostrati sinceramente preoccupati per la mia situazione - spiega -. Hanno capito cosa potrebbe accadermi e sono perfettamente consapevoli dello stato di salute della democrazia in Ungheria".
Ilaria Salis salva, Vannacci durissimo: "Sicuramente non in Europa"
"La Commissione Giuridica questa mattina qui a Bruxelles ha votato: non è stata revocata l'immunit&agrav...Il ministro Matteo Salvini e la Lega hanno scritto: "Chi sbaglia, non paga in Europa". "Penso che se hanno ancora qualcosa da obiettare vuol dire che il loro modello di giustizia è quello ungherese, dove la magistratura non è indipendente dal potere esecutivo - conclude -, e questo è del tutto inaccettabile, oltre che pericoloso, perché significa che vogliono importare il modello di giustizia illiberale e vendicativa in Italia".