Libero logo

Roberto Occhiuto smaschera Tridico: "Che delusione, non basta essere nato in Calabria..."

di Pietro Senaldivenerdì 3 ottobre 2025
Roberto Occhiuto smaschera Tridico: "Che delusione, non basta essere nato in Calabria..."

(LaPresse)

5' di lettura

«Se ti candidi a governare una Regione, non basta esserci nato. Se non ci vivi da sempre, devi studiare, conoscere i problemi, sapere quel che è stato fatto e quel che c’è ancora da fare. Ogni volta che mi confrontavo con il mio rivale, ho avuto l’impressione che fosse qui di passaggio. Se davvero ambisse a fare il presidente della Calabria, forse Pasquale Tridico avrebbe spostato la residenza nella Regione, così da potersi almeno votare».

Invece no, il candidato grillino del campo largo continua a vivere a Bruxelles e risultare domiciliato a Roma. Sarà un caso?
«Guardi, io ho stima di Tridico, ma devo confessare che lui si è rivelata una delusione anche per me. Non si è preparato. Avevo un’opinione più positiva di lui prima della campagna elettorale».

Eppure è un professore...
«Certo, ma io credo che sia vittima della falsa concezione che la sinistra ha della Calabria e forse del Sud in generale. Hanno fatto una campagna elettorale convinti che la nostra regione sia ferma a quando governavano loro. Pensano di convincere i calabresi a votarli promettendo redditi regionali, assistenzialismo e spesa anziché sviluppo. Tridico ha promesso l’assunzione di settemila forestali, quando io li ho ridotti a quattromila da quindicimila che ne avevamo».

Lei invece, cosa promette?
«Sto facendo una campagna elettorale onesta. Avevo trovato una regione immobile, con i cumuli di immondizia per strada mentre oggi, dopo la mia riforma dei rifiuti perfino l’economista Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera, ha scritto che la nostra è una normativa che dovrebbero imitare tutti i governatori». Se le elezioni per la presidenza della Regione Calabria fossero un esame di geografia, Roberto Occhiuto, governatore dimissionario ma per ricandidarsi subito, le vincerebbe con almeno sedici punti di vantaggio. L’esponente di Forza Italia ha contro il papà del reddito di cittadinanza, il campione della campagna elettorale di Giuseppe Conte, che però ha inanellato una gaffe via l’altra ed è parso un agnello sacrificale Pasquale con sei mesi di anticipo piuttosto che un avversario che sa il fatto suo. Tridico ha storpiato il nome di Bagnara Calabra, ha collocato la città di Diamante 150 chilometri più a sud, ignora cosa sia la grotta del Romito, patrimonio archeologico regionale, è convinto che i turisti siano in calo mentre quest’anno sono cresciuti del 7,5%, ha disertato un comizio con Elly Schlein per scappare a Bruxelles a festeggiare il compleanno. «Ma queste non sono neanche le cose più gravi», commenta laconico Occhiuto. «Mi ha stupito di più che anche lui, come Matteo Ricci, si sia avvolto nella bandiera della Palestina per racimolare qualche voto speculando sulla tragedia di Gaza».

Nelle Marche non ha pagato; in Calabria?
«Può darsi che abbia un effetto minimo» commenta il governatore azzurro. «Ma io ho voluto, per rispetto ai miei elettori, parlare di Calabria e delle cose su cui posso incidere».

A questo proposito: la sanità della Regione resta commissariata da quindici anni. Come mai?
«Tra qualche mese non lo sarà più, lo ha detto Giorgia Meloni qui a Lamezia Terme. Ho trovato una regione dove, per citare l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, i bilanci delle aziende sanitarie erano orali. Giuseppe Conte mandò qui tre commissari da barzelletta in due anni. Ora i bilanci sono tutti in regola, certificati da società di revisione, a marzo 2026 sarà ultimata la costruzione di un ospedale il cui progetto era fermo da vent’anni, a Sibari, e nel 2027 ne ultimeremo un altro, a Vibo».

I calabresi però vanno fuori a curarsi...
«Ci vuole tempo per restituire loro fiducia, ma qualche passo è stato fatto. Abbiamo richiamato da Pisa la dottoressa Melfi, luminare in chirurgia toracica robotica, che attrae pazienti anche da altre Regioni».

Cosa mette sul piatto per bilanciare il reddito di cittadinanza di Tridico?
«Anziché il reddito regionale di cittadinanza, per il quale i calabresi sanno benissimo che non ci sono i soldi, visto che costerebbe 300 milioni mai Fondi Europei di Sviluppo ammontano a 90 milioni, che già spendiamo tutte in misure di sostegno sociale, io ho proposto il reddito di merito».

E chi se lo meriterebbe?
«Gli studenti calabresi che decidono di restare qui a fare l’università e mantengono una media del 27 avranno un sostegno di cinquecento euro».

Però vuoi mettere con il fare l’università a Roma o a Milano?
«Una scelta che alle famiglie costa duemila euro al mese. La gente è costretta a vendersi le case per mantenere i figli agli studi. Mandare i figli all’università fuori poi equivale a un addio, visto che il 90% di loro non fa ritorno in Calabria. Forse la gente non sa che secondo il Censis l’università di Cosenza, quella fondata da Beniamino Andreatta, è risultata la prima in Italia».

Non lo sa sempre perché la gente è convinta che la Calabria sia ferma al prima di Occhiuto?
«Io spero di vincere non solo per la mia Regione, ma per tutto il Sud. Quando Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini sono venuti qui a sostenermi, hanno toccato con mano l’entusiasmo delle persone. Può essere contagioso. Sarebbe sbagliato dare per persa la Campania. Non possiamo pensare che tutte le persone di sinistra vogliano essere governate da Roberto Fico; significherebbe ritenere che il Meridione è fermo a vent’anni fa e alla politica chiede solo assistenza».

Ricci ha dato la colpa della sconfitta anche al fatto di essere indagato per concorso in corruzione. Lei è indagato per concorso in corruzione e decide di sciogliere la giunta per ricandidarsi. Ce la spiega?
«Il nemico di ogni amministratore è la burocrazia; soprattutto nel Meridione. Non so se per Beppe Sala a Milano sia diverso ma io qui, con l’avviso di garanzia ero considerato come un morto che camminava. Gli uffici non facevano più quello che chiedevo. Ho dovuto lasciare e dare la parola agli elettori per ottenere un nuovo mandato che mi permetta di mandare avanti le cose».

Però sempre indagato resterà, presidente...
«La magistratura ha tutto il diritto di fare i suoi accertamenti, ma ha dei tempi diversi rispetto alla politica. Io non potevo tenere immobile la mia terra per un anno, in attesa della scadenza del mandato».

Non teme di fare la fine di Giovanni Toti, il governatore ligure costretto a dimettersi per ottenere il rilascio dagli arresti?
«Non entro nella vicenda ligure. Io so di non aver commesso reati e sono stato già interrogato, per chiarire ogni aspetto di quanto mi viene contestato. È giusto che la magistratura indaghi ma non è giusto che un’indagine in corso comporti la fine politica di un indagato».

C’è chi ha letto la sua mossa come una provocazione...
«Non era questa l’intenzione. Tutti i governatori recenti della Calabria sono stati indagati alla fine del loro mandato, per poi essere archiviati o assolti, ma dopo che la loro carriera era finita per sempre per cause giudiziarie. Io non vorrei fare la stessa fine».

Naturalmente è favorevole al Ponte sullo Stretto?
«Ha due funzioni straordinarie. La prima è che calamiterà l’interesse di tutto il mondo su di noi. La seconda, che ha già dispiegato i propri effetti, è che le grandi infrastrutture ne attraggono di altre e portano soldi. Grazie al Ponte in Calabria sono già arrivati 3,8 miliardi per la strada statale 106, soprannominata la “Strada della morte”, 900 milioni per completare l’autostrada che Matteo Renzi da premier inaugurò benché non ci fosse ancora tutta, 500 milioni la Trasversale delle Serre, che unisce i due mari a metà regione...».