L’Italia si candida ad avere un posto nel “board of peace”, il consiglio internazionale di pace previsto dal piano di Donald Trump per Gaza. L’organismo che - tra le altre cose - gestirà i finanziamenti per la ricostruzione fino a quando l’Autorità palestinese non avrà completato il proprio programma di riforme. Un ruolo per il quale è necessario che non ci siano veti israeliani né palestinesi, e pochi Paesi sono in queste condizioni.
In Germania, la testata Deutsche Welle ha raccolto le indiscrezioni di un alto funzionario israeliano, il quale ha spiegato che Francia e Regno Unito, interessati anch’essi a entrare nel consiglio, difficilmente saranno accontentati: nelle scorse settimane hanno riconosciuto unilateralmente lo Stato palestinese, e Israele ha buoni motivi per opporsi alla loro presenza. L’Italia, al contrario, sarebbe accettata da Gerusalemme. Quanto ai palestinesi, è sudi loro che ora si concentra l’azione del governo. Se ne discuterà con il presidente dell’Anp, Abu Mazen, che il 7 novembre è atteso a Roma per incontrare Sergio Mattarella e Giorgia Meloni.
Gaza, la ricostruzione un affare da 80 miliardi: ecco chi ci guadagna
La ricostruzione di Gaza si appresta a essere il più grande cantiere del Medio Oriente. Con i suoi miliardi di do...Tornata da Sharm el-Sheikh, dove ha avuto modo di confrontarsi con Trump (che presiederà il board), il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e altri leader, la premier ha messo in moto la macchina per gli aiuti umanitari e la ricostruzione della Striscia. Nel primo pomeriggio di ieri, a palazzo Chigi, si è tenuta una riunione operativa con i ministeri competenti, la Protezione civile e altri attori, per coordinare gli sforzi nei diversi settori: sanità, istruzione, agricoltura, sicurezza e intelligence.
«Possiamo allestire in pochi giorni un ospedale da campo e approntare casette prefabbricate modulari per ospitare famiglie», ha detto il ministro Nello Musumeci. Il primo ospedale dovrebbe essere realizzato dalla Protezione civile piemontese, mentre per le abitazioni modulari sarà necessario attendere che si possa lavorare in sicurezza. Manca l’acqua pulita, serviranno potabilizzatori, che il governo provvederà a fornire.
L’Italia accoglierà altri bambini malati che hanno bisogno di cure specialistiche, ma il progetto di Antonio Tajani punta a offrire assistenza sanitaria ai palestinesi soprattutto in Giordania ed Egitto. Il Bambino Gesù, il Gemelli, il Rizzoli e il Meyer sono pronti a collaborare con le strutture italiane presenti in quei Paesi.
«Ognuno sta facendo la propria parte», ha spiegato Francesco Lollobrigida. Il suo ministero lavora «per far arrivare generi alimentari, insieme ad associazioni agricole che ne hanno raccolti in quantità molto significativa». Dalla Farnesina fanno sapere che si tratta del più grande invio di aiuti alimentari a Gaza dall’inizio della crisi, per un totale di cento tonnellate.
Il ministro Alessandra Locatelli ha illustrato la rete di assistenza per i bambini palestinesi con gravi disabilità e Anna Maria Bernini ha proposto l’attivazione di corsi universitari a distanza e ipotizzato la creazione di un’università nella Striscia. Giuseppe Valditara s’impegnerà per la ricostruzione delle scuole. È stata confermata l’idea di coinvolgere le imprese private. Alla riunione ha partecipato l’ambasciatore Bruno Archi, che dovrebbe essere nominato inviato speciale per Gaza.
È solo l’inizio. Se il percorso di pace procederà come sperato, nella Striscia sarà schierata la «forza internazionale di stabilizzazione» prevista dal piano Trump per rimpiazzare l’esercito israeliano che si ritira. L’Italia, ha assicurato Tajani in parlamento, «è pronta a fare la propria parte anche in questa eventualità». Servirà il voto delle Camere e il ministro degli Esteri ha chiesto ancora una volta che «su questo argomento si possa trovare unità di intenti tra tutte le forze politiche». I partiti d’opposizione hanno mandato segnali di disponibilità. Da sinistra, però, insistono affinché sia riconosciuto subito lo Stato di Palestina. Ma il governo non cambia idea. «Finché c’è Hamas è difficile poterlo fare», risponde Tajani.
La riunione per la ricostruzione di Gaza è stata presieduta dallo stesso ministro degli Esteri perché Meloni era impegnata nella riunione del “Processo di Aqaba” sul contrasto al terrorismo e all’estremismo violento in Africa occidentale, che ha co-presieduto insieme al re di Giordania, Abdullah II. Hanno partecipato oltre trenta delegazioni, molte delle quali guidate dai rispettivi capi di Stato e di governo. Sono state discusse le strategie per eliminare il finanziamento del terrorismo contrastando i suoi legami con la criminalità organizzata transnazionale, i traffici di droghe, armi ed esseri umani.