"Questa corrente di pensiero crea problemi alla storia in generale e quindi anche allo studio del contributo degli italiani alla storia degli Stati Uniti. L’Italia è un Paese europeo e in quanto europeo rappresenta, per l’ideologia woke, un insieme di negatività": il politologo Giovanni Orsina lo ha detto in un'intervista al Messaggero riferendosi al cosiddetto wokismo, un termine che indica una particolare attenzione alle ingiustizie o alle diseguaglianze relative alle minoranze. Secondo lo storico e docente alla Luiss, si tratta di qualcosa di anti-occidentale: "Ma certo. E’ un modo di ragionare orientato a valorizzare le minoranze oppresse. Senza calcolare che anche gli italiani possono essere considerati per certi aspetti una minoranza oppressa. Ma siccome siamo bianchi, veniamo equiparati a oppressori".
"Non è stata una scampagnata la lunga storia dell’emigrazione italiana, è stata vissuta da persone bianche ma molto sfortunate, povere e oggetto di razzismo", ha proseguito Orsina. Che dunque ha dato ragione alla premier Giorgia Meloni su questo tema: "Fa bene, da presidente del Consiglio, a sottolineare le radici comuni italo-americane. E da personaggio politico di destra, non perde occasione per attaccare il wokismo che si presta, a causa del suo radicalismo, ad essere attaccato".
Giovanni Orsina, "un po' ovunque": il vento soffia a destra in Europa
"Il salto di qualità sarebbe quello di sancire che la politica non si fa più nelle capitali europee, ...Il politologo, poi, ha spiegato che "il woke è una forma particolarmente radicale del pensiero di sinistra e Meloni sceglie l’obiettivo più facile per i suoi attacchi. Il che, concentrarsi sul bersaglio più a portata di mano, è una maniera usuale per tutti del fare polemica politica. Quante volte attaccano la premier o mettono a suo carico manifestazioni e dichiarazioni della destra radicale? Lei ripaga con la stessa moneta gli avversari".
Quando gli è stato chiesto se per la sinistra il wokismo può essere un fattore di successo o una garanzia di sconfitta politico-elettorale, lui ha risposto: "Propendo per l’opzione numero due, perché i fatti dicono questo. Il woke, come tutte le espressioni di radicalizzazione, funziona per le minoranze. Uno dei problemi, per l’attuale sinistra italiana, è che sta dentro questo tipo di cultura. E corre, così, il rischio di finire ai margini. Per essere più precisi: c’è il pericolo che i partiti di opposizione si chiudano nel ghetto dell’elettorato di sinistra, che in Italia storicamente vale un terzo dei voti".