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Schlein, l'arma con cui si vendica delle correnti: niente deroghe per le candidature

venerdì 31 ottobre 2025
Schlein, l'arma con cui si vendica delle correnti: niente deroghe per le candidature

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Silenziate per due anni, al grido di «basta correntismo», «il nemico è fuori di noi», le correnti del Pd (o “aree” per usare un termine più politicamente corretto) sono tornate in gran spolvero. Hanno cominciato i riformisti a Milano, lo scorso week-end, rompendo quel silenzio di cui, da mesi, anche Romano Prodi si lamentava (e infatti ha benedetto il fatto che, finalmente, nel Pd si torna a discutere). E a fine mese si ritroveranno a Montepulciano ben tre correnti, Area dem di Dario Franceschini, i Dems di Andrea Orlando e Peppe Provenzano e gli ex Articolo 1 di Roberto Speranza, per quello che è già stato ribattezzato come il “correntone” di maggioranza. Movimenti che hanno infastidito non poco la segreteria del Pd, Elly Schlein, la quale, nonostante appaia tutta concentrata su piazze e cancelli delle fabbriche, è molto attenta anche a quello che si muove nelle stanze del partito. Il sospetto, infatti, è che le varie componenti del partito puntino a riorganizzarsi per poi poterla condizionare meglio o per pesare di più. Soprattutto in vista del D-Day a cui tutti i partiti già guardano, ossia le elezioni politiche del 2027. Appuntamento in cui sarà Schlein, in quanto segretaria, a decidere le candidature. Ma la segretaria, a dispetto dell’apparenza, non è per nulla sprovveduta rispetto al risiko che, nel Pd, si è ricominciato a giocare, tra ricollocamenti, riposizionamenti e spostamenti vari. E coi suoi ha già cominciato a discutere di un’arma che è pronta a usare.

Si tratta del comma 3 dell’articolo 28 dello Statuto del Pd. Quello che recita così: «Non è ricandidabile, da parte del Partito Democratico, alla carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati consecutivi». E si dà il caso, si nota tra i fedelissimi di Schlein, che molti parlamentari delle dette correnti hanno già tre mandati alle spalle. Lorenzo Guerini è alla terza, come Anna Ascani, Andrea De Maria, Sandra Zampa, Arturo Scotto, Nico Stumpo (anche se questi ultimi sono stati eletti una volta con Articolo 1). Roberto Morassut e Gianni Cuperlo alla quarta legislatura, per non parlare di Piero Fassino, che ne ha già collezionate sei (questa è la settima) o di Dario Franceschini che è alla sesta. Anche Roberto Speranza è già alla terza legislatura, mentre Andrea Orlando (che si è dimesso per fare il consigliere regionale in Liguria) alla quarta.

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Certo, è sempre possibile una deroga. È lo Statuto del Pd a prevederlo ed è avvenuto a ogni elezione politica. Chi ha ricoperto ruoli istituzionali (ex premier, ex ministro, capogruppo, presidente del partito) osi ritiene per altre ragioni che sia una risorsa irrinunciabile, può essere ricandidato. In prossimità delle elezioni, la segretaria propone un elenco di possibili deroghe che viene poi votato dalla direzione nazionale. Al Nazareno, però, in questi giorni c’è chi ha ricordato un precedente illustre. Alle elezioni del 2008, quando era segretario Walter Veltroni e il Pd era stato fondato da un anno, non venne concessa la deroga niente meno che a Sergio Mattarella, il quale era stato peraltro tra gli estensori del manifesto fondativo del Pd.

Tre anni dopo Franceschini, anche per riparare, lo fece eleggere giudice della Corte costituzionale. Il resto è noto: fu eletto al Quirinale, due volte. Ma se la deroga venne negata a Mattarella, è la chiosa, non ci sarebbe niente di scandaloso se Schlein la negasse a qualche attuale parlamentare. Chissà, magari gli porta anche bene, visto il precedente illustre. Si aggiunge che la cerchia vicina alla segretaria, invece, è quasi tutta al primo mandato o addirittura fuori dal Parlamento, vedi Marta Bonafoni, attualmente consigliere regionale del Lazio, Marco Furfaro, deputato alla prima legislatura o il fedelissimo Igor Taruffi, responsabile organizzativo, che non è nemmeno parlamentare. Insomma, grazie alla deroghe potrebbe fare spazio ai suoi e crearsi un gruppo più in sintonia con le sue posizioni. Manca ancora tempo, è vero. Ma il tema c’è. E si è già cominciato a parlarne.