Alcuni big del Pd potrebbero votare sì al referendum sulla legge sulla giustizia. E se così fosse, la leader Elly Schlein sarebbe in guai veri. A votare in maniera favorevole, come si legge sul Secolo d'Italia, potrebbero essere Vincenzo De Luca, Goffredo Bettini, l'ex senatore dem e costituzionalista Stefano Ceccanti. Dunque, a sinistra non c'è solo chi continua ad attaccare il provvedimento con critiche trite e ritrite, ma anche chi giudica la riforma in maniera oggettiva e senza ricorrere agli slogan.
Un episodio del 2019 potrebbe far suonare il campanello d'allarme alla Schlein: all'epoca il candidato segretario del Pd Maurizio Martina aveva scritto nella sua mozione che "il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale". A sottoscriverla erano stati Debora Serracchiani, Dario Parrini, Matteo Orfini, Alessandro Alfieri, Graziano Delrio, Simona Malpezzi, Vincenzo De Luca. E oggi alcuni di loro non hanno affatto cambiato idea. Non rientra tra questi la Serracchiani, per cui invece ora la separazione delle carriere “significa piegare la giustizia al potere politico”.
Capezzone smaschera Schlein: "Ecco cosa dice due volte a settimana"
Daniele Capezzone nel suo Occhio al Caffè presenta i principali fatti che trovano spazio sui quotidiani italiani....Deciso Bettini, che già mesi fa diceva: “Ritengo che la separazione delle carriere nella magistratura possa rappresentare un passo importante, persino doveroso, nella direzione di una maggiore terzietà del giudice”. Sottolineando poi che “non è una bandiera ideologica”. Non seguirà le indicazioni della Schlein anche Cesare Salvi, ex ministro del Lavoro ed ex senatore Pci-Pds, che al Foglio ha detto: “Con la separazione delle carriere, come viene chiamata semplificando, si dà un seguito a una riforma molto importante: la modifica dell’articolo 111 della Costituzione che, nel 1999, ha introdotto il principio del ‘giusto processo’, basato sul contraddittorio tra le parti e sulla presenza di un giudice terzo e imparziale. Allora ero capogruppo del Pds; quella proposta recava la mia firma".




