Circolerebbero sondaggi riservati nei corridoi di Palazzo Chigi e di via della Scrofa, e i numeri fanno sorridere il premier, Giorgia Meloni. Si parla di giustizia e del referendum in vista. Le rilevazioni interne mostrerebbero un quadro favorevole in vista del voto confermativo sulla riforma della giustizia, previsto tra marzo e aprile, con una netta prevalenza di consensi per il “sì”. Un segnale che alimenta l’ottimismo ai vertici del governo.
Dopo il via libera definitivo alla separazione delle carriere dei magistrati, la prossima tappa nel percorso riformatore di Meloni resta il premierato: una fermata cruciale per consolidare il programma di governo e presentarsi alle prossime politiche con un ulteriore punto del programma portata a casa. Ma la cautela, ad ora, prevale. Meglio attendere a riaprire questo nuovo fronte, poiché c'è la campagna referndaria già entrata nel vivo. La sinistra infatti è già sulle barricate, le accuse sono ipertrofiche, si pensi al “vogliono prendersi tutto, ambiscono ai pieni poteri”. Spregiudicati, insomma. E pronti a rilanciare su altri fronti.
Alfredo Mantovano, stoccata ai magistrati: "Pieni poteri? Quelli dei giudici che fermano le opere"
«La riforma della giustizia non sarà una bacchetta magica ma certamente introduce degli elementi che fanno ...Tornando al referendum, il governo è ottimista anche perché sono parecchi i segnali di apertura trasversali. I “sì” arrivano anche da figure come Antonio Di Pietro, Vincenzo De Luca ed Emma Bonino, tre figure che dimostrano che il tema della riforma della giustizia è trasversale, condiviso anche a sinistra.
Una ragione in più, dunque, per mettere temporaneamente in stand-by la riforma sul premierato, in attesa di superare la prova delle urne referendarie. Meloni e i suoi confidano di poter archiviare il referendum con un successo netto, “ricorrendo a tutti gli scongiuri del caso”, come si dice tra i suoi fedelissimi secondo quanto riporta sempre Il Messaggero. La sfida, insomma, è già clamorosamente iniziata.




