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Caccia rossa al voto degli stranieri: la sinistra è già piena di piccoli Mamdani

di Alessandro Gonzatolunedì 10 novembre 2025
Caccia rossa al voto degli stranieri: la sinistra è già piena di piccoli Mamdani

4' di lettura

Piccoli e grandi Mamdani crescono. Una “Lista Mamdani” in Italia? Ci arriviamo subito. A sinistra sono tutti pazzi per Mamdani: il sindaco di New York, islamico, pro-Pal, che ha promesso autobus gratuiti, supermercati a prezzi stracciati, affitti proletari, il tutto possibile – ha detto – tassando e tartassando i ricchi (lui e i finanziatori sono ricchissimi, vedremo).

Manca solo chiu pilu per tutti che però non sappiamo come si scriva in indiano né in ugandese, suoi Paesi d’origine. Fosse stato di destra gli esperti nostrani di politica americana e non solo – quelli che definivano Biden «lucidissimo» e ci spiegavano perché avrebbe vinto Kamala salvo l’indomani spiegarci perché ha trionfato Trump – i professoroni, dicevamo, fosse stato trumpiano avrebbero dipinto Mamdani come un esotico Cetto La Qualunque. E però è la nuova figurina contro le destre, quindi potrebbe pure velare la Statua della Libertà.

Alle elezioni politiche manca un anno e mezzo e gli aspiranti e potenziali Mamdani qui da noi abbondano. Di conseguenza i partiti, Pd, 5Stelle, Avs, sgomitano: i talent scout gli hanno già messo gli occhi addosso. È però possibile che qualche nuovo prodigio li deluda e tenti la scalata in solitaria, in stile Madmani.

Prendiamo la 24enne Maya Issa, leader degli studenti pro-Pal di Roma: kefiah, piercing al naso, megafono brandito a ogni manifestazione anti-Israele: «Free-Free Palestine!». In tivù, autoproclamatisi esperta di Medio Oriente, si è fatta largo con le seguenti dichiarazioni: «È una vergogna che si parli del 7 ottobre dopo 70mila morti»; «Le responsabilità del 7 ottobre non sono di Hamas ma della comunità internazionale che non ha fatto nulla per impedirlo»; «Io non giustifico il 7 ottobre ma lo comprendo». Comprende la carneficina, gli stupri, i rapimenti. Maya è comprensiva, e anche telegenica. Su Instagram, analisi dopo analisi, ha sfondato i 20mila follower. Il simbolo elettorale glielo suggeriamo noi: kefiah e martello, in alternativa una stella rossa. La Capitale, dunque, è coperta.

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Da Bologna invece potrebbe spiccare il volo Yassine Lafram, 40 anni, imam del capoluogo rosso e presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (Ucoii), che raccoglie oltre 150 associazioni e comunità musulmane, bacino elettorale garantito. A curriculum, quindi sul santino elettorale, può sfoggiare l’esibizione sul Circo-Flotilla: interviste, dirette social, sermoni. «Dall’8 ottobre in poi», ha detto al Manifesto, «è caduta la maschera di quel Paese che si diceva democratico». Del 7 ottobre meglio non parlare. «L’obiettivo della flottiglia era quello di rompere l’assedio e il blocco navale a Gaza, portando aiuti umanitari». Tutti obiettivi falliti (dunque è pronto per i Dem), e quel poco di pasta, riso e tonno caricati come foglia di fico stanno ancora galleggiando in cambusa. Chissenefrega: è comunque diventato un influencer e chissà che Elly, imparata la lezione con Ilaria Salis – voleva candidarla ma non è stata abbastanza convincente – stavolta non bruci sul tempo la Bonelli&Fratoianni.

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Ha già esperienza, e scalpita, Antonella Bundu, fiorentina di padre sierraleonese la quale alle ultime Regionali, a capo di “Toscana Rossa”, ha sfiorato l’elezione in Consiglio comunale. Sostiene che non vi sia un nesso tra immigrazione e delinquenza, e nessuno le dica che 6 reati su 10 in Italia vengono commessi da immigrati (il 70% di questi sono clandestini) i quali rappresentano il 9% della popolazione residente; perla Bundu «la sicurezza non si costruisce con le telecamere ma col welfare»; e poi «la vera tranquillità nasce da una società inclusiva». Capito? Da Brescia potrebbe finire a Roma la 31enne e velata Raisa Labaran, vicepresidente del più grande centro islamico della provincia e consigliera comunale dal 2023. Brescia è una delle città più multietniche d’Italia, il 20% è straniero, e in Consiglio c’è anche il palestinese Iyas Ashkar, assurto ai disonori delle cronache per aver pubblicato su Facebook la bandiera nazista affiancata a quella israeliana. Ha però sottolineato di non essere antisemita. Ovviamente gli crediamo.

Un’altra palestinese che agogna le nostre istituzioni è la napulitana palestinese, come le piace essere chiamata. È Souzane Fatayer, in Campania l’ha candidata Avs e lei si è presentata agli elettori condividendo sui social un video in cui ci si rammarica che Hilter non abbia terminato il lavoro con gli ebrei.

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In Regione Puglia, in lista coi 5Stelle, prova a irrompere Bassem Jarban: lui, sui social, ha pubblicato un Gesù in croce con kefiah e bandiera palestinese. Il senegalese Bou Konate ha già provato a islamizzare Monfalcone, nel profondo Nordest: col sostegno di Aboubakar Soumahoro si è candidato a sindaco a capo di “Italia Plurale” (il movimento di Soumahoro), lista formata solo da musulmani quindi molto plurale. Voleva regolarizzare le moschee che il tribunale ha dichiarato illegittime. Non è entrato in Consiglio per un soffio ma chi sottovaluta l’esperimento non ha capito cosa potrebbe succedere presto nelle nostre città.