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Autonomia, entro fine legislatura la legge decisiva: ecco cosa cambierà

Dall’istruzione ai trasporti, dall’energia allo sport: i governatori delle Regioni avranno maggiori competenze. Ora la palla passa al Parlamento
di Massimo Sanvitomercoledì 19 novembre 2025
Autonomia, entro fine legislatura la legge decisiva: ecco cosa cambierà

3' di lettura

Firmate le pre-intese, è ora di fare chiarezza. E di silenziare il fastidioso sottofondo della sinistra, per cui l’unità nazionale sarebbe a rischio già da oggi. Puro terrorismo ideologico. L’Autonomia differenziata segna un nuovo punto a favore: la strada è ancora lunga ma i binari su cui viaggia sono quelli giusti. L’iter prosegue a passi spediti. Le quattro materie sul piatto sono “non-Lep”, ovvero non riguardano i livelli essenziali delle prestazioni. Per questi ambiti non serve che il Parlamento intervenga per stabilire quali sono i criteri minimi che tutte le Regioni devono rispettare (sia quelle che “aderiscono” all’Autonomia sia quelle che non lo fanno). Si tratta di sanità (precisamente coordinamento finanziario nell’ambito della sanità), Protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa.

IL PRIMO PASSO
Per quanto riguarda il primo capitolo, certamente il più importante, i vantaggi saranno cospicui. Oggi, infatti, è lo Stato a dare indicazioni alle Regioni su come muoversi al di sopra dei livelli essenziali di assistenza. Grazie all’Autonomia, invece, i governatori potranno decidere loro, in piena autonomia, la gestione dei fondi sanitari, ovviamente a patto che sia garantito l’equilibrio economico-finanziario. Risparmi di spesa più risorse proprie regionali uguale ampliamento della tutela della salute per i cittadini delle regioni interessate. Il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, ha sottolineato che in questo modo si introduce «maggiore autonomia nella gestione del sistema tariffario di remunerazione, nella programmazione degli interventi relativi al patrimonio edilizio e tecnologico in ambito sanitario oltre a fondi sanitari integrativi».

In materia di Protezione civile, l’Autonomia porta con sé la possibilità per il governatore in carica di emanare ordinanze in deroga non solo alla normativa regionale ma anche a quella statale nel caso in cui si palesino emergenze. Potrà essere direttamente lui, o una figura da lui indicata, il commissario incaricato di gestire le calamità. Già dal giorno dopo lo scoppio dell’emergenza avrà mani libere per dare risposte necessarie e urgenti, attingendo al fondo regionale per le emergenze, che è stato finanziato da qui al 2027. Inoltre, i mezzi della Protezione civile potranno essere dotati di una specifica targa e prevedere una patente speciale per i conducenti.

Quanto alle professioni, le Regioni autonome potranno: istituire e disciplinare nuove figure intellettuali di rilievo regionale; definire standard formativi, requisiti e abilitazioni basati sulle effettive esigenze del territorio; istituire e gestire elenchi professionali regionali; riconoscere qualifiche maturate in altre Regioni o in altri Stati; agire in modo agile e coerente con l’evoluzione del mercato del lavoro regionale. Infine, il capitolo pensionistico. Le Regioni avranno competenza diretta per promuovere e finanziare forme di previdenza complementare e integrativa. Saranno pure parte attiva nella stipula di contratti e accordi collettivi coi fondi pensione, applicabile a tutto il personale della Regione, degli enti pubblici regionali, degli enti locali e del Servizio sanitario regionale.

L’ITER AVANZA
Cosa succederà ora? Il ministro Calderoli è stato molto chiaro: l’obiettivo del governo è portare a compimento le intese sulle quattro materie di cui sopra entro la fine della legislatura. Non solo: anche definire i Livelli essenziali delle prestazioni per altre 19 materie. Dall’istruzione all’ambiente, dallo sport all’energia, dai trasporti alla cultura, fino al commercio estero. L’intesa preliminare, firmata da Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria, andrà in Consiglio dei Ministri (alla presenza dei governatori interessati). Poi, entro 60 giorni, si pronuncerà la Conferenza delle Regioni e del Parlamento. Una volta ottenuto il via libera, andrà predisposto un testo di intesa definitivo che verrà quindi sottoposto al voto delle Regioni e, in quel momento, il disegno di legge verrà portato in Consiglio dei Ministri e trasmesso in Parlamento per l’approvazione finale. In parallelo, il disegno di legge delega sui Lep dovrebbe iniziare il suo percorso mercoledì in Commissione Affari costituzionali del Senato.

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UNA LUNGA STORIA
A dare fuoco alle polveri dell’Autonomia era stato il Veneto nel giugno del 2014, quando fu approvata in Consiglio regionale la legge referendaria. Testo poi impugnato dall’allora governo di centrosinistra. Nel 2015 la Corte Costituzionale ha dato ragione a Luca Zaia e alla Lega, che grazie a quella sentenza hanno indetto e stravinto il referendum del 22 ottobre del 2017: due milioni e 328mila veneti sono andati nelle urne e il “Sì” ha raggiunto il 98 per cento. In Lombardia, quello stesso giorno, i favorevoli all’Autonomia raggiunsero il 96 per cento (votarono in totale 3 milioni e 22mila lombardi). La legge sull’Autonomia è stata di recente oggetto di una proposta di referendum abrogativo, bocciato però dalla Corte Costituzionale, che aveva chiesto di non trasferire intere materie ma solo alcune funzionI.