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Ecco cosa significa fare il governatore

I miei consigli non richiesti ai nuovi eletti presidenti di regione
di Francesco Storacemartedì 25 novembre 2025
Ecco cosa significa fare il governatore

3' di lettura

Se il popolo ti elegge governatore della tua regione – sì, sì, lo so che si chiama presidente... - vuol dire che qualche milione di italiani ti ha messo in mano le chiavi di casa per cinque anni. La sua salute. Gli autobus e le ferrovie che gli servono per muoversi. Le strade da manutenere. L’ambiente per respirare. I campi da cui coltivare. Le scuole per educare e far crescere i nostri ragazzi.

Dopo la tornata elettorale di domenica e lunedì, ce ne saranno tre nuovi del mestiere in Veneto, Campania e Puglia e tre che già lo conoscono, in Toscana, Marche e Calabria.

Tre di sinistra e tre di destra, così a spanne. Nella loro condizione ce ne sono in tutta Italia 14 espressione della maggioranza di governo e sei della minoranza. In 14 governano territori per 36 milioni di abitanti, gli altri sei per 22 milioni. Devono saper parlare a tutti, perché quando hai i malati di fronte ti devi solo occupare di ospedali che funzionano assieme alle liste d’attesa, sui pennoni dei nosocomi non ci sono bandiere di partito.

Devi saper rappresentare l’identità popolare, che ti vuole vedere combattere per portare soldi nel territorio. Diventa fondamentale accorgerti di chi hai attorno.
Le regioni sono centri di potere enormi, attorno a te avrai anche bocche fameliche, e tanti consiglieri regionali che ti presenteranno il conto delle preferenze personali con cui sono arrivati a palazzo. Li devi saper accarezzare, parlare, perderci tempo che alla fine è guadagnato. Studia i curriculum dei consiglieri regionali e non solo i loro voti. Conoscerai la vocazione di ciascuno, il suo territorio, saprai dove spingere i tuoi no e dove indirizzare i tuoi sì. Sappi frenare i bollori.

Sei “la Regione”, e non è uno scherzo. Quando arrivi in un Comune, i primi cittadini schierano la truppa per accoglierti come si conviene. I forzieri del governatore fanno comodo a tutti. E gli assessori devi saperli scegliere. È la squadra. Certo, arrivano i partiti – che ora comunque contano meno di un tempo – con le loro pretese. Accontentali pretendendo qualità. Ci sono i social a rovinarti la vita se nomini quelli sbagliati. Azz, la parola “nomini”. Non si campa, ognuno chiede, “mi tocca”. E alla Procura chi glielo dice, devi saper rispondere a chi pretende troppo.

La giunta la dirigi tu, governatore, e hai un potere fortissimo: l’ordine del giorno delle decisioni è roba tua, nulla passa che tu non voglia. Vedrai che obbediranno anche quelli che hai portato al governo della regione.

E prevedi un ufficio che passi al setaccio ogni determina dirigenziale. Tutto passerà per il bilancio, semmai, e se permetti scegli l’assessore migliore che puoi. È roba tua e non si discute. Uno che sappia di conti e di politica, capace di mischiare sorrisi e manrovesci (metaforici, ovviamente). Ne parleranno male, ma fregatene. È il signornò, quello che più di tutti sa che il Consiglio regionale approva le leggi, ma è il governatore che ne cura l’applicazione attraverso la Giunta.

Poi, Palazzo Chigi, i ministeri, l’Europa. E le altre regioni. Vestiti da diplomatico, studia le lingue, preparati a difenderti con la documentazione e non con il fucile. La conferenza Stato-regioni è il terzo ramo del Parlamento: nessuno lo capisce, ma è così. È lì che si misura la tua capacità di governo. Così come in Europa devi saper bussare agli uffici che contano: basta far inserire la parola giusta per il tuo territorio nei documenti approvati e una valanga di quattrini arrivano a casa. Se ti va bene, duri cinque anni e ti confermano. Se qualcosa va storto, rimani al potere per un solo mandato. Se va malissimo, ti arrestano. Occhio.