I conti pubblici "sono tenuti dal governo sotto un prudente controllo, e questo ha contribuito a determinare un forte raffreddamento dello spread e un importante apprezzamento delle agenzie internazionali. L'affidabilità del Paese è un valore preservato e da preservare. Nell'interesse dei cittadini, delle imprese, dei risparmiatori. E tanto più è prezioso questo valore quanto più alto è il carico del debito pubblico". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia al Quirinale per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile.
Alla cerimonia, nel Salone dei Corazzieri, hanno presenziato i Presidenti del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso. Dopo l'indirizzo di saluto del Presidente del Senato La Russa, il Presidente Mattarella ha rivolto un discorso ai presenti. Il passaggio sui conti pubblici avrà deluso le opposizioni e chi grida (o tifa?) allo sfascio, molto probabilmente. Le parole del Capo dello Stato sono state invece accolte con soddisfazione da Maurizio Leo, viceministro dell'Economia, secondo cui Mattarella "ha puntualmente individuato quali sono i punti di forza economici del nostro Paese. La riduzione dello spread porta dei benefici enormi sul versante degli interessi passivi che deve versare" l'Italia. "Sono molto felice che il capo dello Stato abbia guardato a questi aspetti, perché sono un segno enorme della stabilità del paese e di quella che è la sua tenuta". E la manovra di Bilancio ora in discussione al Senato "va in questa direzione", ha concluso il viceministro.
Il discorso di Mattarella ha toccato tutti i campi dell'attualità italiana, dall'economia ai rapporti politici tra maggioranza e opposizione. "Nonostante il rallentamento della produzione industriale l’esportazione delle nostre aziende continua a vedere l’Italia sempre più ai primi posti nel mercato mondiale, a conferma di quanto, per la nostra economia, sia sempre vantaggiosa la reciproca apertura dei mercati", ha sottolineato il presidente. "Se l’occupazione degli over 50 ha raggiunto livelli alti, il lavoro delle donne è ancora sotto la media europea e l’occupazione dei giovani si registra insufficiente. Abbiamo il problema, annoso e pesante, del valore reale delle retribuzioni. Soprattutto, non da ora, di quelle di primo ingresso nel mondo del lavoro", ha proseguito sottolineando come "ai dati rassicuranti, e alle potenzialità che esprimono, si affiancano problemi e questioni aperte. Non si può ignorare la condizione di oltre cinque milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà".
"Ci sono alcuni grandi temi della vita nazionale che vanno oltre l'orizzonte delle legislature, e attraversano le eventuali alternanze tra maggioranze di governo. Temi che richiedono programmi a lungo termine, investimenti di risorse ingenti, impegni e sacrifici che riguarderanno le generazioni che verranno. Questioni strategiche che definiscono per il loro contenuto il futuro della nostra Repubblica", è il monito del Quirinale. "Il tema della politica internazionale, delle alleanze, della scelta dell'Europa come strada da percorrere senza ripensamenti. E questo non soltanto per gli impegni che abbiamo assunto con l'adesione ai Trattati. Sappiamo bene che l'Unione ha alcuni problemi e molti avversari. Soltanto l'Europa può preservare, e dare un futuro, a quelle conquiste che gli Stati hanno garantito per decenni con i loro ordinamenti. Sempre più numerosi sono i grandi problemi di questo nostro tempo che non possono essere governati, risolti dalla dimensione del singolo stato. Neppure il più ricco, il più grande, il più forte militarmente tra i Paesi europei può avere la capacità di fare da solo in questo mondo che cambia".
Tornando sulle dinamiche interne, Mattarella aggiunge: "Il pluralismo delle idee, la dialettica tra opinioni diverse, il confronto tra posizioni culturali anche molto distanti sono indispensabili alla democrazia. Ma quando le sbrigative categorie amico/nemico prevalgono sulla fatica di trovare risposte condivise nell’interesse collettivo, quando si producono fratture che dividono le nostre società si alimentano i germi della estraneità alla politica".




