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Tutti i legami tra Vendola e vandali

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Casarini & C. avrebbero contrattato un seggio nelle liste di Sinistra e Libertà in cambio di cortei pacifici. Nichi smentisce: "Ma siamo con loro"

Costanza Signorelli
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Sinistra, ecologia e libertà. E indignados. La cinghia di trasmissione tra il partito di Nichi Vendola ed il movimento sotto il cui accogliente ombrello hanno trovato riparo anche le centinaia di teppisti che sabato scorso hanno messo il centro di Roma a ferro e fuoco è più oliata che mai. Tanto che, allo stesso corteo, era iniziata a girare con insistenza la voce che Sel avesse un patto segreto per portare in Parlamento (ah, le liste bloccate...) tre capetti della protesta: Andrea Alzetta detto Tarzan (consigliere comunale romano di ultrasinistra che ha costruito le proprie fortune politiche sulle occupazioni abusive di case), Francesco Raparelli (volto noto delle occupazioni e delle proteste studentesche) e Luca Casarini (oggi titolare di partita Iva, già capoccia dei disobbedienti del Nordest e figura di primario spicco nel mondo no global da una decina d'anni almeno). Pare, anzi, che la miccia degli scontri sia stata accesa anche dalla reazione della frangia violenta del movimento alla deriva poltronara dell'indignazione. Smentita a metà - Il problema è deflagrato ieri mattina, quando la notizia è finita in pagina sul Corriere della sera, con tanto di anatema firmato Askatasuna (centro sociale torinese casa dell'ala durissima dei no global) contro coloro che hanno «voluto coltivare il proprio orticello fatto di qualche poltroncina con Sel alle prossime elezioni». E l'accusa di essere pronti a traslocare i katanga a Montecitorio, per un partito che ha già abbastanza guai con chi lo accusa di spostare irrimediabilmente a sinistra la barra del nuovo Ulivo, fa scattare l'allarme. Urge smentita. Smentita che arriva a stretto giro e che, non fosse firmata dal super-vendoliano Nicola Fratoianni (della segreteria di Sel), parrebbe uscita dall'ufficio stampa della Democrazia cristiana. Perché dentro c'è tutto e il contrario di tutto. «Nessun patto, tantomeno segreto». Ma subito dopo si afferma che «il nostro unico patto è quello siglato con le centinaia di migliaia di persone di cui siamo stati parte, che hanno manifestato pacificamente la loro indignazione a Roma contro la crisi e le politiche che la hanno generata». E ancora: «Lavoriamo per il cambiamento e, certo, ci interessa discutere con chi lo vuole costruire (...). Noi continueremo a discutere con tutti quelli che pensano, liberamente, che il cambiamento sia l'unico orizzonte nel quale costruire un futuro per il Paese». Tradotto: la smentita dei tre posti blindati in quota indignados bisognava darla ed eccola, ma non si pensi che Sel intenda rinunciare al rapporto privilegiato costruito con i manifestanti e con i loro voti. Chi si aspettava un disconoscimento della contiguità tra il partito di Vendola e certi ambienti (a cominciare dal capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri, che chiede di «fare chiarezza sui rapporti tra Sel e gli estremisti») è rimasto deluso. Compagni fratelli - Ad ulteriore riprova di come sia composto l'album di famiglia vendoliano, nel pomeriggio arriva un'altra storia. Il meteorologo Giuseppe Filippi, fratello maggiore del più noto Fabrizio detto er Pelliccia (il lanciatore di estintori arrestato ieri per gli scontri di sabato) nel 2006 fu candidato di Sinistra e libertà al consiglio comunale di Bassano romano (provincia di Viterbo). E, pure rifiutandosi solo di pensare che il Filippi senior abbia alcunché a che vedere con l'eversione o con i black bloc, la notizia non fa che confermare la solidità del legame. Come testimoniato anche dal silenzio tombale che a sinistra si è registrato ieri in materia. Da Pd e Idv non uno straccio di dichiarazione, di presa di posizione, di richiesta di chiarimento. L'unico ad aprire bocca per difendere l'alleanza con Sel è Arturo Parisi (ma il padre dell'Ulivo in realtà parla per rispondere polemicamente all'arcinemico Massimo D'Alema che ancora insiste sull'apertura all'Udc). Per il resto, nulla di nulla. Il che è la prova provata di quanto imbarazzo inizino a suscitare, specie dalle parti del Nazareno, le frequentazioni dell'alleato. A fare il sillogismo “Vendola sta coi violenti, Bersani sta con Vendola e dunque Bersani sta coi violenti” ci si mette poco. E l'ultima cosa che Bersani può e vuole permettersi è condurre una campagna elettorale giocata in difesa contro chi accusa di andare a braccetto con gli estremisti rossi. Cioè quello che  Nichi Vendola non vede l'ora di fare. di Marco Gorra

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