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Il prof Monti inizia sbattendo la porta in faccia al Cav

Mister no: respinge tutte le proposte del premier uscente. Nessuna poltrona per Gianni Letta, il governo sarà solo tecnico

Andrea Tempestini
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Ha tenuto duro. Non ha detto neanche un sì a Silvio Berlusconi. Vuole andare avanti, dritto per la sua strada, scegliendo lui la lista dei ministri, che dovranno essere tutti tecnici. E pure i sottosegretari, tecnici anche loro. Nessun uomo dei partiti, nemmeno Gianni Letta, che il Cavaliere voleva fortemente nella squadra. «Da quando ho dato la mia disponibilità al presidente Napolitano, ho chiesto carta bianca sulla scelta degli uomini. Non posso accettare richieste da parte di nessuno, altrimenti mi vedo costretto a rinunciare ancora prima di cominciare», ha detto il presidente della Bocconi al Cavaliere. In un pranzo che si è protratto per oltre due ore, a Palazzo Chigi. Durante il quale il presidente del Consiglio dimissionario ha cercato in tutti i modi di convincere quello “in pectore” ad accettare un pezzetto del suo governo nel nuovo esecutivo. Ma non c'è stato nulla da fare. Monti ha tenuto duro. VEDE ANCHE DRAGHI E CASINI Una lunga giornata, quella del professore varesino ma milanese di adozione. Che inizia presto: alle nove è già al lavoro a Palazzo Giustiniani, l'edificio di fronte al Senato dove è stato ubicato il suo ufficio, nelle stanze un tempo occupate dal senatore Giorgio Napolitano. A quell'ora non sa ancora se avrà una maggioranza parlamentare disposto a sostenerlo, ma, intanto, da una parte stila la lista dei suoi ministri, dall'altra inizia a mettere in fila i provvedimenti che ha intenzione di prendere una volta a Palazzo Chigi. Dei punti programmatici, ma anche degli uomini, parla con Mario Draghi, che alle 11 varca il portone di Palazzo Giustiniani. L'incontro dura circa un'ora, poi le agenzie battono la notizia dell'incontro Monti-Berlusconi a Palazzo Chigi all'ora di pranzo. In tarda mattinata, dunque, le quotazioni di un governo del professore della Bocconi riprendono quota, mentre la sera precedente erano in netta discesa. Ma il faccia a faccia con il Cavaliere non va bene. Al di là della forma (i due sono perfetti gentiluomini), la divergenza è sulla sostanza: il Cav vorrebbe una truppa dei suoi ministri nel nuovo esecutivo e Monti dice di no; allora il Cav rilancia proponendo solo Gianni Letta come sottosegretario unico alla presidenza e si prende un altro rifiuto. A quanto si apprende, sul nome di Letta c'è il veto di Pd e Terzo polo, mentre il futuro premier avrebbe anche potuto accettare. A quel punto Berlusconi si arrende, ma avverte il bocconiano che la fiducia sarà a termine: dopo aver realizzato alcuni punti programmatici, il Pdl non potrà più assicurare il sostegno parlamentare e Monti dovrà dimettersi. Su questo punto il professore prende atto, pur obbiettando che, per realizzare le riforme utili a tamponare la crisi economica, l'esecutivo dovrà muoversi su un arco temporale di almeno un anno. Ma lo scontro è anche sui contenuti, perché se per il Cavaliere il nuovo governo non dovrà andare oltre i punti stabiliti con l'Unione europea, Monti invece gli ribadisce l'impossibilità di abbassare il debito senza toccare le pensioni e pensare a una patrimoniale sui redditi alti. Il professore si sarebbe anche rammaricato per il no della Lega, ma il Cav ha alzato le braccia: «Bossi ha già deciso, appoggiare un governo tecnico gli costerebbe un bel po' di voti, non posso farci niente». AI CRONISTI SOLO UN "BUONASERA" Quando i due si salutano, Monti ha la certezza che il suo governo nascerà, ma è consapevole che il suo non sarà un compito facile, perché non godrà della piena fiducia del partito di maggioranza relativa. Sa che, da stasera, quando verrà incaricato da Napolitano, dovrà muoversi camminando sulle uova. Nemmeno l'incoraggiamento di Pier Ferdinando Casini, che ha incontrato nel pomeriggio prima di rientrare a Palazzo Giustiniani, è servito a rassicurarlo. E di fronte all'ennesimo tentativo dei cronisti di fargli dire qualcosa di fronte ai taccuini, si è limitato a un ermetico «buonasera». di Gianluca Roselli

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