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Propaganda live, che flop: il vecchio Rambo fa a pezzi Zoro

Klaus Davi
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Il “super macho” Rambo “batte” i radical chic di Zoro. È il verdetto dell’Auditel scaturito dagli algoritmi che come sempre si presta a libere interpretazioni sociologiche. Non che la truppa di Diego Bianchi venerdì sera sia andata male (927mila spettatori col 6.4% di share è un buon risultato), va detto però che Propaganda Live aveva per certi aspetti campo libero visto che la concorrenza interna “a sinistra” mancava.

La satira di Crozza, la cui ultima stagione inedita è stata inaugurata il 22 settembre ed è terminata il 1° dicembre, partirà con nuove puntate il 23 febbraio, attinge a piene mani infatti anche dal bacino di La7 e Rai 3 . Come è noto in questo periodo Nove manda in onda i meno concorrenziali “best of”. Infatti, per rendersi conto dei termini della competizione, è capitato - seppur di rado - che Fratelli di Crozza abbia superato Zoro, ad esempio nel periodo tra novembre e dicembre. Venerdì la rete diretta da Andrea Salerno aveva (si fa per dire) un po’ più campo libero anche perché Rai 3- una volta temibile concorrentenon è andata oltre il 2.5% di share in prime time con il film Illusioni perdute.

 

 

Il canale di Cairo ha cavalcato soprattutto le proteste dei trattori, i recenti conflitti politico-ideologici scaturiti dall’ultimo Sanremo e una intervista al cantante Dargen D’Amico, protagonista più di polemiche che di minuetti. Ma la vera sorpresa di venerdì è stato il riconfermato successo della articolata saga di Rambo, ospitata da Italia 1.

L’ operazione di recupero “archeologico” è partita lo scorso 12 gennaio con la riprogrammazione del primo lungometraggio risalente al 1982, che pure aveva conquistato il 6.2% di share. Da allora ogni venerdì la rete fresh di Mediaset ha riproposto tutti gli storici episodi dedicati al veterano del Vietnam più famoso del cinema. Il picco è stato raggiunto con Rambo 2-La vendetta in onda il 19 gennaio con 1,3 milioni di spettatori e il 7.3% di share. Ma anche questo venerdì, con Rambo: Last Blood del 2019, Italia uno ha ottenuto un sorprendente 6.6% con 1.224.000 teste e punte del 7.5%

TANTI GIOVANI PER JOHN - Nonostante si trattasse di un episodio non indimenticabile e alquanto inviso alla critica, la rete generalista più young ha staccato La7 di quasi 300.000 unità. Sul piano dello share Zoro ha tenuto testa a Italia 1, ma va specificato che il suo format chiude verso l’una di notte mentre il film con Sylvester Stallone è finito alle 23:30 circa. Da notare: la trama dell’ultimo Rambo si distacca dal fil rouge sulla guerra del Vietnam e vede il mitico John alle prese con un cartello di droga messicano che rapisce la figlia di una amica per poi drogarla e quindi “venderla” per farla prostituire. Rambo, caratterizzato dai metodi decisamente poco metrosexual, riuscirà a ritrovare la ragazza e a vendicarsi senza pietà dei rapitori. Nonostante l’età del protagonista l’episodio ha fatto breccia soprattutto tra i giovani adulti 20/34 anni con picchi dell’8.5%, riuscendo ad rubare un seppur piccolo spicchio di pubblico persino dalla “comunista” Rai 3.

 

 

Con questa scelta editoriale Italia 1 ha consolidato il proprio bacino canonico senza disdegnare qualche incursione nel target di Canale 5 e soprattutto senza per questo disturbare il tesoretto di Rete 4 che al venerdì si conferma molto forte con Quarto Grado all’8.6% con 1.312.000 spettatori.

Escludendo la scorsa settimana, in concomitanza con Sanremo, difficilmente nei venerdì precedenti in prime time sono stati raggiunti simili risultati. Solo Il cavaliere oscuro a fine dicembre col 6.2% e l’eterno Mrs Doubtfire con Robin Williams ai primi di gennaio col 7.5% hanno eguagliato le medie della saga di Rambo.

Le repliche dei film con Stallone sono puntualmente andate benissimo e, in epoca di politically correct, censure e revisionismi, il risultato non era scontato. Stallone dà sfogo a un pubblico che non ne può più di sentirsi castrato, snobbato e giudicato. L’Auditel disegna 2 Italie, che si riflettono in visioni del mondo radicalmente opposte. Se tutto questo avrà una ricaduta anche nelle urne lo capiremo solo a giugno.

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