Crisi: da riacquisto debito a tetto a stipendi pubblici, 18 proposte per batterla
Economia
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Diciotto proposte per battere la crisi: un progetto alternativo da trasformare in progetto di legge a disposizione di chiunque lo voglia sostenere basato su sviluppo, salvaguardia delle risorse nazionali, concezioni sociali e non sottomissione alle imposizioni di casta e di finanza. A presentarle il Centro Studi Polaris, nel corso di un convegno alla Biblioteca Rispoli di Roma, che ha visto la partecipazione, insieme al presidente del Centro Studi Paolo Caioli e al caporedattore dell'omonima rivista Gabriele Adinolfi, degli economisti Giampaolo Bassi e Daniele Lazzeri. Il nostro progetto, ha spiegato Adinolfi, vuole un'Europa, ''unita ma confederata, con controllo politico sulla Banca Centrale, a sviluppo armonico ma autonomo di tre aree omogenee tra loro (sulle direttrici Parigi-Berlino-Mosca; Roma-Budapest-Kiev; Madrid-Roma-Atene) e con lo sviluppo di relazioni economiche, energetiche e diplomatiche sulle direttrici mediterranea ed eurasiatica''. Per ottenerla, ha aggiunto, ''bisogna uscire dal fondamentalismo calvinista e monetarista che oggi domina le burocrazie continentali'' e ''spostare l'obiettivo da quello oggi imperante e assolutistico di 'stabilita' finanziaria e controllo dell'inflazione' a un trittico che includa crescita del Pil ed equita' sociale. Serve piu' Europa ma diversa Europa, una terza Europa tra eurocrati ed euroscettici''. Lazzeri ha posto l'accento sulla forza dell'euro che non ritiene a rischio e ha definito la macelleria sociale oggi in atto come l'effetto di due fattori congiunti: la dittatura del fondamentalismo monetarista che rastrella il risparmio ed il demanio senza concedere nulla e la sottomissione dell'attuale classe politica italiana che, a differenza di altre che gestiscono le rispettive cessazioni di sovranita' portando comunque a casa dividendi d'interesse nazionale, ''funge da esecutrice testamentaria per conto terzi fino a sabotare non solo gli asset strategici italiani ma anche le linee di sviluppo estero incompatibili con interessi geopolitici delle potenze, europee o extracomunitarie, cui i governanti italiani fanno riferimento''. (segue)