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Omicidio metro, 16 anni alla Matei

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I legali: "Brandì l'ombrello come una spada"

Eleonora Crisafulli
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Sedici anni di reclusione per l'omicidio di Vanessa Russa. Accolta la richiesta del sostituto procuratore, Giuseppe Galati, per Doina Matei, la prostituta romena di 23 anni, che aggredì la sua vittima con un ombrello, nella metropolitana di Roma, il 26 aprile 2007. Il ricorso presentato dal difensore Nino Marazzita ai giudici della Quinta sezione penale della Cassazione è stato giudicato da Galati «inammissibile». Per il pg è invece «corretta la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'appello di Roma il 25 novembre 2008, sia per quanto riguarda il diniego dell'attenuante della provocazione, in relazione alle brutali modalità dell'aggressione, sferrata dalla Matei alla giovane Vanessa Russo, sia per quanto riguarda l'aggravante di aver agito per futili motivi». Gli avvocati di parte civile si sono dichiarati concordi nel sostenere l'inammissibilità del ricorso, ricordando che l'imputata «brandì l'ombrello come una spada». E hanno chiesto la convalida del verdetto di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi. La difesa - Marazzitta ha ribattuto, sostenendo che ci sia un accanimento nei confronti della sua assistita. In un passaggio della sua arringa ha spiegato: «Certo è accaduto un fatto grave, come sempre accade quando si spezza la vita di una persona giovane, ma il trattamento sanzionatorio inflitto a Doina Matei è abnorme. Proprio domenica il Papa, nella sua pastorale, ha ricordato l'importanza di non tralasciare gli ultimi, che non possono essere penalizzati dalla giustizia». La richiesta del ricorrente era uno sconto di pena, perché «Doina Matei era senz'altro il prodotto di una subcultura e per questo le va concessa una pena più bassa: chiedo l'annullamento con rinvio del verdetto d'appello». La Cassazione  ha respinto il ricorso. La condanna è definitiva.

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