Il naufragio di Mourinho: perde contro Ranieri, il Chelsea è quintultimo, fine dello Special One
Il Monday Night di Premier ci ha regalato un momento magico, forse quello definitivo nella sfida eterna tra Ranieri e Mourinho, che stavolta ha visto trionfare (2-1) il primo con il suo Leicester dei miracoli, sul secondo con il suo Chelsea da incubo. Quando Clattenburg fischia la fine del match, il tecnico italiano stende le braccia verso il cielo plumbeo di Leicester e lascia il peso del cranio all' indietro, così da poter indirizzare anche gli occhi verso l' alto, quasi a voler acchiappare le nuvole, quasi a voler spiccare il volo. Chissà se in quel momento Ranieri si è reso conto che la sua squadra sta volando per davvero. Un momento di estasi, la fine di una storia e il principio di un' altra, molto più difficile: provare a giocarsi la Premier fino in fondo. Dura un secondo, forse neanche, la libidine di Claudio: non c' è tempo per gioire di una rivincita egoistica sul «rivale» per un uomo generoso come lui. Rinsavisce, e gli si fa incontro l' altro, l' antagonista. Josè gli tende la mano guardandolo negli occhi. Se è vero che gli opposti si attraggono questa ne è una dimostrazione. Non basta la stretta di mano, a nessuno dei due, e tutto si trasforma in un abbraccio, fugace, ma vero. L' uno, Ranieri, stringe appena a sè Mou, per consolarlo con quel distacco che fa trasparire un disagio, come si fa con qualcuno a cui in fondo vuoi bene. L' altro, Mourinho, risponde con qualche pacca sulla spalla, come a dire: «Te lo meriti Claudio, è il tuo momento». Leicester-Chelsea è tutta lì, in quella sequenza di emozioni. La partita, calcisticamente, non ha fatto altro che confermare verdetti, più che suggerirne di nuovi. La vittoria dei Foxes è una lezione operaia ad una squadra imborghesita di nome e di fatto, il Chelsea, che si lustra del passato (recente) e non è capace di calarsi in una realtà che non gli appartiene. Perché ora, il mondo è alla rovescia, rivoltato come un calzino. Il piccolo Leicester domina la Premier, i grandi Blues, quintultimi, lottano per non retrocedere. Ranieri è il direttore di un' orchestra sinfonica. Lo spartito è semplice, ma perfetto. Il 4-4-2 del Leicester è di una pulizia tale da far brillare gli occhi. La squadra non annuncia rivoluzioni, difende in 25 metri (ma per davvero) e lo fa presidiando ogni centimetro di campo. La pressione è alternata, ragionata e sempre «a triangolo»: uno esce dalla linea di competenza per recuperare palla e gli altri tre si compattano alle sue spalle. Se non conquista il possesso torna al suo posto, se intercetta la squadra riparte a catapulta e Vardy sublima il tutto a suon di gol. Il calcio semplice, autenticamente meraviglioso dove Mahrez è la variante di qualità, il solista fuori spartito. Ranieri si coccola i suoi fenomeni. Per lui, Vardy e Mahrez sono «priceless», non hanno prezzo (al Leicester sono costati solo 2 milioni). I due hanno segnato insieme 26 gol, il Chelsea intero ne ha fatti 17. Date a Claudio quel che è di Claudio, perché è lui che li ha trasformati. E scordiamoci quel soprannome che lo accompagna dalla prima avventura sulla panchina ora di Mou: «Tinkerman», l' indeciso, perché non sapeva chi schierare. Ora lo sa, eccome, e i suoi 11 non li cambia mai. Chiamatelo pure il «Pragmatico», perché dopo il match ha dichiarato: «Ci mancano 5 punti per la salvezza». Il pregio di Ranieri è proprio questo, distogliere l' attenzione da sè per lodare i suoi ragazzi. L' opposto esatto di Mourinho, che attira(va) i fulmini per fare scudo alla squadra. Il fatto è che ora non può più farlo, perché la situazione non lo permette. I Blues sono l' antitesi esatta del Leicester. Nella squadra di Mou nulla funziona: Diego Costa vive la partita facendo rissa e dimenticandosi del pallone, Terry e Ivanovic sono alla frutta, Hazard è un bambino capriccioso a cui hanno appena rubato le caramelle. È la prima volta che Josè deve affrontare una crisi di questa portata, con alcuni giocatori che, a detta sua, lo «tradiscono». Deve lottare per la salvezza (è a +1) del Chelsea e per la sua, a partire dallo scontro diretto di sabato con il Sunderland. «Scontro diretto», perché di questo si tratta. Sicuramente, se vince anche questa sfida, potrà tornare a dire di essere Speciale. Perché ora, di Speciale, ce n' è uno soltanto, ed è colui che lo ha abbracciato dopo averlo condannato all' inferno. È più facile che Ranieri vinca la Premier o che Mou retroceda? Una domanda folle qualche mese fa, ma ora più che mai lecita. Il bello del calcio, e di un mondo alla rovescia, appunto. Claudio Savelli