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L'ormone delle mamme in aiuto dei cuori ‘in affanno'

Ispirato ad un ormone prodotto in gravidanza, nasce la serelaxina, farmaco molto promettente contro lo scompenso cardiaco acuto

Maria Rita Montebelli
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Far posto ad un figlio nel corpo della madre durante la gravidanza è un vero e proprio miracolo della natura, che naturalmente comporta una serie di adattamenti, soprattutto a carico del sistema cardio-vascolare e dei reni. E' da questo esperimento di natura che è stata isolata diversi anni  fa la relaxina, un ormone prodotto in abbondanza dalla placenta. Questa sostanza ha più di recente attratto l'attenzione dei cardiologi in quanto esercita un'importante azione vasodilatatoria. Replicato in laboratorio, l'ormone delle mamme è stato trasformato in un farmaco, la serelaxina, di recente sperimentata in una condizione particolare, lo scompenso cardiaco acuto. La funzione principale del cuore, assimilabile a quella di una pompa idraulica, può essere danneggiata nel corso della vita da una serie di condizioni quali l'ischemia miocardica, l'ipertensione arteriosa, il diabete, la fibrillazione atriale. Tutto ciò porta il cuore a ‘sfiancarsi' e quindi a svolgere la sua funzione principale, che è quella di pompare il sangue in circolo, con sempre minor efficacia. Chi ne è affetto, se ne accorge dal respiro che diventa sempre più corto, prima solo compiendo sforzi importanti, poi via via anche a riposo, dal fatto che possono comparire dei gonfiori che dalle caviglie risalgono la gamba fin sotto il ginocchio, dal fatto di sentirsi molto, ma molto stanchi. E' lo scompenso cardiaco, vero e proprio flagello di una società sempre più anziana e che ormai rappresenta il più frequente motivo di ricovero dopo i 65 anni. Il modo di trattare questa condizione non è cambiato molto negli ultimi decenni, anche perché tutti i farmaci innovativi che sono stati sperimentati di recente hanno dato solo grandi delusioni. Quando poi lo scompenso cardiaco da ‘cronico' diventa ‘acuto', il paziente non può che correre in pronto soccorso ed essere ricoverato. Ed è lì che entra in ballo il nostro ormone della gravidanza. Lo studio RELAX-AHF presentato a Roma, al congresso della Società Italiana di Cardiologia e pubblicato su Lancet, ha studiato l'effetto di un'infusione endovenosa continua di serelaxina per le 48 ore successive al ricovero in una popolazione di persone affette da scompenso cardiaco acuto. Il sintomo principale di questa condizione è la mancanza di respiro (dispnea), che si verifica perché i polmoni si riempiono di liquido che il cuore non riesce ad ‘aspirare' via; è un po' come se il malcapitato affogasse insomma, e per trattarlo si usano potenti diuretici e vasodilatatori per via endovenosa. A questa terapia ‘standard' in un gruppo di pazienti veniva appunto aggiunta la serelaxina; questi, rispetto al gruppo trattato con i soli farmaci tradizionali, presentavano una maggiore riduzione del sintomo ‘dispnea' quantificabile intorno al 20%. Lo studio è andato a vedere anche cosa succedesse ai pazienti trattati con serelaxina rispetto agli altri, a distanza di 2 mesi, senza però trovare alcuna differenza in termini di mortalità (i pazienti con scompenso cardiaco acuto hanno una mortalità del 10-20% a 6 mesi dalla dimissione) o di nuovi ricoveri. La vera sorpresa è venuta fuori analizzando i dati a distanza di 6 mesi: i pazienti trattati con serelaxina presentavano una mortalità ridotta del 37% rispetto a quelli trattati con la sola terapia tradizionale. E' un dato sorprendente ma non definitivo, nel senso che andrà confermato da altri studi, prima di poter cantare vittoria. Se questo fosse confermato, significherebbe che per ogni 25 pazienti trattati con serelaxina, si potrebbe risparmiare un decesso per scompenso cardiaco. “Si tratta di un dato molto interessante, anche se da confermare – commenta il professor Marco Metra, coautore dello studio RELAX-AHF e Direttore dell'Unità di Cardiologia degli Ospedali Civili di Brescia – La serelaxina è un potente vasodilatatore, riduce la pressione arteriosa, migliora l'elasticità dei vasi, riduce l'infiammazione e la sofferenza ischemica dei tessuti che ricevono poco sangue. Per queste sue caratteristiche, migliora la congestione polmonare e protegge la funzionalità del cuore, dei reni e del fegato, organi messi in sofferenza dallo scompenso cardiaco.” Nel corso del prossimo anno il farmaco potrebbe essere sottoposto al vaglio delle autorità regolatorie americane ed europee per l'approvazione. (LAURA MONTI)

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