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Quando il cinema ci aiuta con il cancro

Un'indagine condotta su centinaia di pazienti che hanno visto i grandi film che affrontano il mondo dei malati di tumore rivela che il problema più grande è rappresentato dagli effetti collaterali

Maria Rita Montebelli
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Come ‘appare' il tumore sul grande schermo? E' un immagine veritiera, vicina alla vita reale o più ammorbidita per non impressionare lo spettatore? O, al contrario, più cruda ancora per impressionarlo? La risposta viene da un'indagine condotta su oltre 850 pazienti e promossa da Salute Donna onlus e dalla Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) nell'ambito di ONCOMovies, un progetto di comunicazione realizzato grazie al sostegno di MSD che si avvale dei grandi classici del cinema per mostrare la vita quotidiana dei pazienti e sottolineare il diritto alle migliori terapie di supporto disponibili. Grazie ad una rassegna di immagini dei film che si sono occupati, nel tempo, di cancro, è stato possibile mettere in luce i problemi che la persona con tumore affronta durante il proprio percorso di cura e che possono sfuggire all'osservazione del medico, in primis l'impatto degli effetti collaterali. «Gli effetti collaterali dei trattamenti chemioterapici sono una componente importante e spesso determinante dell'esperienza della malattia, poiché compromettono, in maniera significativa, la qualità della vita della persona in trattamento e la sua capacità di poter portare avanti, senza eccessivo malessere, la sua quotidianità», afferma Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna onlus, «Il cinema, quando è di qualità, riesce a rappresentare con grande verosimiglianza la realtà di cosa c'è dietro alla malattia oncologica, e quindi trasmette le emozioni e le difficoltà reali della persona ammalata di cancro». Un giudizio che possono dare tutti, grazie al sito www.nonausea.it, dove è possibile vedere i trailer di film che affrontano l'argomento della malattia con il commento di un board scientifico che aiuta in questo percorso di vita del paziente colpito dal tumore. E cosa hanno detto gli intervistati? La prima considerazione riguarda il forte impatto negativo delle terapie oncologiche sia sullo stato di salute sia sulla qualità di vita dei pazienti, confermato da più del 45% del campione. Non solo: la chemioterapia condiziona in modo rilevante la normale gestione delle attività domestiche per il 61,6%, l'attività lavorativa per il 63,9% e la vita sessuale per il 63,7%; la nausea e il vomito sono gli effetti collaterali più sofferti dai pazienti (65,4%) e anche quelli è più temuti, ancor più della caduta dei capelli. «Le evidenze scientifiche ci dicono che il vomito da chemioterapia è il sintomo che ha il peggiore impatto sui pazienti e sullo svolgimento delle loro attività quotidiane, senza considerare le conseguenze sull asalute, che rendono difficile se non impossibile la prosecuzione della terapia – afferma Domenica Lorusso, Dirigente Medico I livello dell'U.O. di Oncologia ginecologica presso la Fondazione Istituto Nazionale Tumori di Milano – proprio per questo, l'applicazione delle terapie di supporto secondo le Linee guida è molto importante, non solo ai fini del miglioramento della qualità di vita delle persone in terapia, ma anche rispetto alla possibilità dell'oncologo di gestire al meglio il protocollo. Nausea e vomito, effetti collaterali debilitanti della chemioterapia, si possono contrastare con adeguate terapie di supporto: oggi sono disponibili farmaci estremamente efficaci ed innovativi, come aprepitant, che le più importanti Società scientifiche nazionali e internazionali hanno individuato come terapie di prima scelta nelle Linee guida di riferimento. Fino al prossimo 30 gennaio i pazienti potranno inviare al sito le proprie testimonianze, che verranno utilizzate per realizzare un corto cinematografico che verrà presentato a settembre 2013 nell'ambito del Festival Internazionale del Cortometraggio di Roma. (PAOLO BIANCHI)

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