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Colon irritabile: è il glutine il ‘colpevole' in 1 caso su 4

Maria Rita Montebelli
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Dopo la celiachia e l'allergia al grano arriva un nuovo disturbo – o ‘disordine', come lo definiscono gli esperti - alimentare: la “sensibilità al glutine”, sempre causato dall'ingestione di questo alimento, ma che colpisce pazienti appunto né celiaci né allergici al grano. Un disturbo che potrebbe interessare tra il 5 e il 10% della popolazione e che provoca sintomi clinici simili a quelli della sindrome dell'intestino irritabile (dolore addominale, gonfiore, etc.) e manifestazioni extraintestinali aspecifiche (eczemi, prurito, cefalea, etc.), che solitamente insorgono a breve distanza dall'assunzione di glutine ed altrettanto rapidamente regrediscono in seguito a una dieta ad esclusione. Nonostante si tratti di una condizione verosimilmente comune nella popolazione, i suoi meccanismi risultano ad oggi solo parzialmente chiariti e da ciò deriva una gestione non soddisfacente dei pazienti. Anche a chi non è celiaco, pertanto, il glutine può provocare problemi: in un paziente su quattro, infatti, sembra essere questo alimento a causare disturbi sinora attribuiti alla sindrome del colon irritabile e ad altre alterazioni del funzionamento dell'apparato digerente. A questa conclusione portano i risultati preliminari dello studio ‘Glutox' dell'Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) che ha come obiettivo verificare la reale diffusione della sensibilità al glutine, patologia diversa dalla celiachia e caratterizzata dagli stessi sintomi di queste alterazioni. Ad oggi, infatti, non se ne conosce l'effettiva incidenza. Lo studio ‘Glutox'. Per comprendere quale fosse la reale causa dei disturbi lamentati dai pazienti i ricercatori li hanno privati di alimenti con glutine per tre settimane. Dopo questo periodo, l'alimento è stato reintrodotto “in cieco” ed è emerso che il 26% di loro manifestava di nuovo gravi sintomi. Sebbene si tratti ancora di dati preliminari, i risultati della ricerca aprono prospettive importanti perché è possibile ipotizzare che questi pazienti potrebbero essere sottoposti a una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca. Questi dati preliminari dello studio ‘Glutox', ricerca promossa da AIGO e coordinata dal Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca della Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, sono stati presentati a Vienna nel corso della United European Gastroenterology Week, il congresso annuale dell'associazione che raccoglie tutte le società scientifiche gastroenterologiche del Continente. Oggi la diagnosi della sensibilità al glutine avviene per esclusione: i pazienti che, pur presentando sintomi simili a quelli della celiachia e indotti dal glutine, non risultino, dopo esami ematici e biopsie endoscopiche, né celiaci né allergici al grano sono classificati come affetti da “sensibilità al glutine”. Tuttavia, poichè la patologia porta gli stessi sintomi di altre patologie, quali per esempio la sindrome del colon irritabile, si pone il problema che alcuni casi non siano correttamente diagnosticati. Per verificare, quindi, che i sintomi lamentati dai pazienti siano effettivamente causati dal glutine ed escludere altre cause, i ricercatori li hanno sottoposti per tre settimane a una dieta priva di glutine e hanno verificato l'andamento dei sintomi lamentati. Dopo questo periodo, inoltre, i ricercatori hanno fatto assumere loro glutine o placebo e hanno valutato la comparsa di sintomi. Si tratta di uno studio in “doppio cieco”: né i medici né i pazienti sono a conoscenza di cosa assumono e ciò permette di avere un reale riscontro di quanti abbiano problemi con questa sostanza. (GIOIA TAGLIENTE)  

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