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Nuovi dati su apixabanper ridurre le emorragie

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La diminuzione dei casi di ictus ed embolia sistemica, eventi emorragici gravi e mortalità, nei diversi sottogruppi di pazienti con fibrillazione atriale non valvolare è costante con apixaban, messo a confronto con warfarin

Maria Rita Montebelli
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La fibrillazione atriale è certamente l'aritmia cardiaca più diffusa. Si stima che siano oltre 5,8 milioni gli americani e 6 milioni gli europei che soffrono di fibrillazione atriale e la forma non-valvolare, o NVAF (NonValvular Atrial Fibrillation), è il tipo più comune. E il rischio di sviluppare la fibrillazione atriale nel corso della vita è di circa il 25% per gli individui con 40 anni o più di età. Una delle problematiche mediche più importanti per le persone con fibrillazione atriale è il maggiore rischio di ictus cerebrale, che è cinque volte superiore negli individui con fibrillazione atriale rispetto a quelli privi di questa anomalia. Di fatto, il 15% di tutti gli ictus cerebrali sono attribuibili alla fibrillazione atriale negli Stati Uniti, senza contare che gli ictus provocati dalla fibrillazione atriale sono più gravi degli altri e sono associati a una mortalità a 30 giorni del 24% e al 50% di probabilità di morte entro un anno nei pazienti non trattati con antitrombotici. Secondo i risultati di una sub-analisi pre-specificata del trial ARISTOTLE pubblicati sulla rivista della American Heart Association La diminuzione dei casi di ictus ed embolia sistemica, eventi emorragici gravi e mortalità, dimostrata con apixaban messo a confronto con warfarin nel trial ARISTOTLE, è costante nei diversi sottogruppi di pazienti con fibrillazione atriale non valvolare definiti sulla base dell'indice INR (International Normalized Ratio). «Per quanto riguarda la qualità del trattamento con warfarin, ci sono grandi variazioni nell'arco di tempo terapeutico, non solo da Paese a Paese, ma anche da Centro a Centro. Queste variazioni influiscono sui risultati. Questa sub-analisi è stata condotta per stabilire se gli effetti del trattamento con apixaban restano simili nei Centri e nei pazienti anche nel caso in cui la terapia con warfarin sia ben controllata» ha dichiarato il lead author dello studio, Lars Wallentin, Direttore e Professore di Cardiologia all'Uppsala Clinical Research Centre and University Hospital in Svezia. «Queste ulteriori analisi confermano che i risultati preliminari di ARISTOTLE sono coerenti in una grande varietà di situazioni di trattamento con warfarin». Le variazioni nell'arco di tempo terapeutico (TTR) possono avere effetto sugli esiti dei pazienti con fibrillazione atriale trattati con antagonisti della vitamina K, come il warfarin, per la prevenzione dell'ictus cerebrale, portando a un aumento del rischio di ictus, quando i livelli INR sono inferiori al range terapeutico, o ad emorragia quando sono superiori. Per i pazienti del trial ARISTOTLE, la qualità del trattamento con warfarin è stata definita dal TTR, con un target INR di 2-3. Nel trial ARISTOTLE, i pazienti del gruppo warfarin hanno mantenuto l'INR all'interno del range terapeutico (da 2 a 3) per una mediana di tempo del 66%. Per avere un termine di paragone, il tempo mediano in cui l'INR rimane all'interno del range terapeutico varia da Paese a Paese: ad esempio, nella pratica clinica degli Stati Uniti, si attesta intorno al 57-59%. Il trial ARISTOTLE ha randomizzato 18.201 pazienti di 1.034 Centri clinici di 39 Paesi. I tassi di ictus cerebrale o embolia sistemica, emorragia grave e mortalità sono stati costantemente più bassi con apixaban rispetto a warfarin in tutti i quartili cTTR. Risultati simili sono stati osservati in un'analisi a posteriori che ha esaminato i TTR individuali (iTTR) stabiliti utilizzando un modello comprensivo delle caratteristiche dei pazienti. Pur dimostrando una coerenza nei vari livelli di controllo della terapia con warfarin, i risultati di questa sub-analisi suggeriscono una tendenza alla riduzione degli effetti del trattamento nei Centri e nei pazienti dove si raggiunge un eccellente controllo INR. In questi Centri, i test di interazione sono meno affidabili a causa del basso numero di eventi e pertanto sono privi di valenza statistica. In definitiva, i vantaggi di apixaban rispetto a warfarin per quanto riguarda ictus cerebrale o embolia sistemica, emorragia o mortalità sono simili per i vari livelli di controllo dell'INR sia per Centro sia per paziente. Apixaban è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale in Italia per la profilassi del tromboembolismo in chirurgia ortopedica maggiore (protesi d'anca e ginocchio) ed al vaglio delle autorità regolatorie per la rimborsabilità nell'indicazione prevenzione dell'ictus e dell'embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. (LARA LUCIANO)

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