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Malattie respiratorie: in Italia ci si cura meglio che al nord

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Il Libro Bianco Europeo del Polmone apre i lavori del più grande congresso sulle malattie respiratorie del mondo

Maria Rita Montebelli
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Le malattie respiratorie sono attualmente responsabili di un caso di morte su otto (661.000 morti l'anno) nei 28 Paesi della comunità europea, ma la mortalità per cancro del polmone e soprattutto quella per broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) sono previste in aumento nei prossimi anni. Le proiezioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2030 stimano infatti che i quattro big killer tra le malattie respiratorie e cioè polmoniti, tubercolosi, BPCO e cancro del polmone, saranno responsabili di un caso di morte su 5 a livello mondiale. Un grosso impatto dunque non solo sulla salute, ma anche sulle tasche dei cittadini, visto che i costi diretti e indiretti per le malattie respiratorie nel vecchio continente ammontano a 390 miliardi di euro l'anno. Sono alcuni dei dati contenuti nel Libro Bianco Europeo del Polmone, presentato a Barcellona in occasione del congresso della Società Europea di Malattie Respiratorie (ERS). “Il Libro Bianco – spiega il professor Francesco Blasi, presidente dell'ERS e professore ordinario di Malattie Respiratorie dell'Università di Milano - contiene i più aggiornati dati epidemiologici sulle malattie respiratorie in Europa, ma anche proposte per i decisori pubblici e per nuove linee ricerca, focalizzate sugli unmet needs”. Il Libro Bianco conferma la presenza di un netto gradiente di mortalità per malattie respiratorie dal Nord al Sud dell'Europa; in nazioni quali Belgio, Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda la mortalità è infatti molto più alta che nei Paesi del sud, tra i quali l'ltalia (117,5 morti per 100.000 abitanti in Belgio, contro i 65/100.000 dell'Italia o della Grecia). Fa eccezione la Finlandia che, grazie ad un attivo programma sulle malattie respiratorie, ha oggi una mortalità di appena 54/100.000 abitanti.  “La mortalità per polmonite in Gran Bretagna – commenta Blasi - ad esempio è quasi due volte quella dell'Italia. E questo non solo per il clima che determina un maggior numero di polmoniti, ma anche per un diverso uso degli antibiotici (le linee guida italiane e inglesi sono diverse), spesso utilizzati dagli inglesi a dosaggi non ottimali. Per quanto riguarda l'Italia, la BPCO è in aumento e sulla mortalità ancora non stiamo vedendo gli effetti dell'introduzione dei nuovi farmaci; al contrario dell'asma, per la quale i dati di mortalità si sono ridotti in maniera significativa; il cancro del polmone è in lieve aumento”. Nel campo della prevenzione delle malattie respiratorie, molto importante è garantire un'adeguata qualità dell'aria che si respira, implementare i programmi di vaccinazione e utilizzare con criterio gli antibiotici per evitare l'insorgenza di ceppi di batteri e di tubercolosi resistenti alle terapie. Va detto tuttavia che quasi il 50% dei costi socio-economici complessivi delle malattie respiratorie, metà dei decessi e almeno un quarto di tutti i ricoveri ospedalieri sono attribuibili al fumo di sigaretta. Una delle misure fondamentali di prevenzione resta dunque quella di spegnere l'ultima sigaretta.  (STEFANIA BELLI)

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