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Tecniche di riproduzione innovative per tassi di successo sempre più alti

Il futuro della Procreazione medicalmente assistita (Pma) è iniziato: dal ringiovanimento ovarico alle più recenti applicazioni genetiche. Banca Centrale di Ovociti IVI, la più grande d'Europa

Maria Rita Montebelli
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Terminologie complicate e da esperti – pensiamo alla preservazione della fertilità con crio-conservazione della corteccia ovarica o vitrificazione degli ovociti, ringiovanimento ovarico e test genetici sempre più predittivi – ma che disegnano lo scenario che si apre in riferimento alla Pma, che vede la ricerca scientifica impegnata su diversi fronti con il duplice obiettivo di favorire la nascita di bambini sani e aumentare il tasso di successo per ogni ciclo di Pma, grazie a trattamenti sicuri che possano garantire minori complicanze possibili alla donna. Tracciare e conoscere il cariotipo completo dell'embrione, utilizzare le cellule staminali nella creazione di gameti e per la rigenerazione dell'endometrio sono alcuni dei nodi nevralgici che saranno sciolti in futuro. “Negli ultimi anni – sottolinea il professor Antonio Pellicer, presidente IVI, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'Istituto valenciano e della sua sede italiana – i progressi nel campo della fecondazione assistita hanno raggiunto risultati davvero sorprendenti e il futuro fa ben sperare. Noi di IVI da oltre 26 anni siamo impegnati in prima linea nella ricerca scientifica in collaborazione con enti universitari di primaria importanza come l'Università di Valencia e l'Università di Yale e attualmente siamo concentrati su diversi ambiti: dal ringiovanimento ovarico alla preservazione della fertilità fino allo studio sull'impiego delle cellule staminali nella medicina della riproduzione per rispondere sempre meglio alle problematiche delle nostre pazienti. Siamo inoltre molto attivi nell'ambito della ovodonazione per la quale abbiamo realizzato in Spagna la Banca Centrale di Ovociti più grande d'Europa che solo nel 2016 ha registrato 7 mila cicli di donazione”. Molte donne italiane si rivolgono a IVI per ricorrere alla fecondazione eterologa: nonostante dal 2014 la legge consenta di ricorrere a questa tecnica nel nostro Paese, a causa della scarsità di donatrici di ovociti e per le procedure complicate di importazione dall'estero, le coppie sono ancora costrette a spostarsi dall'Italia. Dal 2012 al 2016 i cicli di trattamento con ovodonazione a cui si sono sottoposte pazienti italiane presso i Centri IVI in Spagna sono stati più di 7 mila contro i quasi 3 mila per la fecondazione omologa che rappresenta, comunque, un numero importante. “Le coppie si rivolgono a IVI – sottolinea la dottoressa Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma – perché ne conoscono la competenza, il livello professionale e il tasso di successo dei trattamenti che è pari al 90 per cento: 9 coppie su 10 che si sono rivolte all'Istituto Valenciano di Infertilità hanno realizzato il sogno di diventare genitori. Il 20 per cento è rappresentato da donne di altra nazionalità; di queste, il 31 per cento sono italiane, la più alta percentuale tra le straniere. Per il 10 per cento circa si tratta di donne single o omosessuali, mentre il restante 90 per cento è rappresentato da donne eterosessuali, con un'età che varia dai 37,53 anni per la fecondazione omologa ai 42,75 di chi si rivolge al Centro per i cicli di ovodonazione”. (EUGENIA SERMONTI)

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