Regione Lombardia: una riformaper riqualificare le cure primarie
La riforma della sanità che sarà attuata in Lombardia a partire da gennaio 2018 presentata agli addetti ai lavori al convegno organizzato nei giorni scorsi a Milano da Motore Sanità
Al centro del convegno nazionale organizzato da Motore sanità e tenutosi nei giorni scorsi a Milano una nuova sfida lanciata dalla Regione Lombardia, che lavora ad una riforma che rilanci, dal punto di vista organizzativo, le risorse investite nella gestione socio-sanitaria. Con l'aumento dei malati cronici, ai quali è destinato il 70 per cento dei 18 miliardi e mezzo di euro investiti dalla Regione, è necessario intervenire con un progetto che rappresenta una vera e propria ‘rivoluzione culturale' che, come ha affermato Giulio Gallera, assessore al welfare di Regione Lombardia ”se in precedenza tra pubblico e privato c'era una sana concorrenza in competizione virtuosa a favore dei pazienti, ora, con questa riforma, promuoviamo una collaborazione virtuosa, una sana alleanza tra ospedali e territorio, per avviare una modalità di condivisione di dati per la presa in carico del singolo paziente, soprattutto per l'incremento di malati cronici. Attualmente il 90 per cento dei pazienti ultra sessantacinquenni uscito da ospedale non viene preso in carico da nessuno. La collaborazione ospedale territorio diventa con questa riforma diventa la modalità di lavoro. La riforma è un percorso corale, condiviso, e con i gestori individuati miglioreremo la vita dei pazienti. Hanno aderito il 48 per cento dei medici di base, uno su due: è un risultato positivo. Dal primo gennaio a tutti i malati cronici arriverà una lettera dalla Regione con indicazione delle strutture di riferimento: 294 gestori. Il Piano di assistenza individuale è personalizzato. Si eviteranno gli accessi errati e impropri ai pronto soccorsi, negli ospedali si ridurranno le liste di attesa perché vi andranno solo le persone che è giusto che vi si debbano recare. Sono sicuro che il cento per cento dei medici di base aderiranno anche per richiesta degli stessi pazienti nei prossimi due anni, in quanto questo modello sanitario toglie anche ansie ai caregivers, ai familiari a medio e lungo termine”. Dopo l'approfondimento di tematiche di rilievo, come l'importanza del ruolo del medico di medicina generale, l'interazione tra realtà pubbliche e private, l'innovazione con soluzioni di telemedicina e di homecare, una tavola rotonda presieduta dai protagonisti della riforma ha concluso il convegno: è stata l'occasione per esaminare gli elementi fondamentali che costituiscono il progetto di presa a carico del paziente cronico. E' emerso che gestire il paziente cronico richiede multidisciplinarietà, un lavoro in rete (rete di diagnostica, servizi cognitivi e altri ancora) , dei percorsi condivisi, una innovazione di metodo con un connubio socio-sanitario di assistenza ed ascolto permanente, continuativo, training, case manager per le cooperative dei medici di base. Per poter garantire un'adeguata assistenza ai pazienti e accompagnarli nel percorso di cura è necessario condividere i dati di ciascuno di essi, assicurando per ognuno la totale centralità. Dall'analisi della legge 23 Art. 9 emerge che l'integrazione sanitaria deve diventare sistematica e ciò può avvenire attraverso il superamento del concetto di ospedale territorio e tramite la formulazione di un Piano assistenziale individuale (Pai) che consentirà al paziente di ottenere risposte immediate per le proprie esigenze specifiche. Dario Beretta, presidente Aiop Lombardia ha sottolineato alcune perplessità delle realtà private della salute: “Gli erogatori privati hanno delle riserve su questa riforma, anche se aderiscono alle linee regionali per la presa in carico dei pazienti cronici. In Lombardia ci sono ad oggi 294 gestori idonei di cui 40 strutture pubbliche, 210 erogatori privati. Il pubblico rappresenta due terzi di assistenza in Regione Lombardia. Sono 240 mila i pazienti che potrebbero essere seguiti dalle strutture private. I gestori tuttavia, in base alla riforma, devono dotarsi di una struttura con servizi che hanno un costo più alto rispetto alla quota fissa data dalla Regione. Il ruolo del medico di medicina generale è fondamentale per la buona riuscita della riforma. Per i pazienti pluripatologici chi si prende la responsabilità di individuare e gestire i Pai? Chi fa la verifica dei costi della presa in carico? Chi verifica l'efficacia degli enti gestori? La riforma nel tempo potrà risparmiare sui costi , ma per attivarla servono risorse ad (esempio per piattaforme informatiche, formazione case manager e altro ancora). I tavoli di lavoro sono aperti, occorre uniformità di attivazione dei servizi”. Nel corso del convegno, durante il quale sono stati presentati i dati della stratificazione clinica dei cittadini lombardi in base ai quali è stata formulata la riforma, i relatori hanno tenuto a precisare quanto questo progetto funga da mezzo di responsabilizzazione sia per quanto riguarda il medico, sia per quanto concerne il paziente, al fine di muovere verso un condiviso percorso di cura. È chiaro che la personalizzazione delle cure, specie nel caso di pazienti cronici, rappresenti una sfida: Carlo Borghetti, componente della commissione permanente sanità e politiche sociali di Regione Lombardia, sottolinea l'importanza di un dialogo sul territorio, suggerendo un rallentamento nell'implementazione della riforma sanitaria nella Regione Lombardia, per favorire un'adeguata informazione di operatori sanitari e cittadini. Angelo Capelli, vice presidente III commissione permanente sanità e politiche sociali di Regione Lombardia ha spiegato che Regione Lombardia ha avviato con questa riforma un piano di gestione dei pazienti in particolare cronici veramente innovativo a livello sia nazionale che internazionale. “La presa in carico con reti qualificate è una scelta strategica”, ha evidenziato Giovanni Daverio, direttore generale welfare Regione Lombardia, “Con l'aumento di pazienti cronici questa riforma era necessaria così come una integrazione dei servizi territoriali per la salute del paziente. Oggi abbiamo un finanziamento su prestazioni , si passerà ad un finanziamento sulla presa in carico del paziente. Un 60 per cento di medici di base lavora da solo e quindi il problema è la mancanza di risorse a cui si cerca di ovviare con le cooperative di medici di base. La patologia cronica necessita di accompagnamento: passare dal curare al prendersi cura con un aspetto organizzativo definito e più organico”. Annarosa Racca, presidente Federfarma Lombardia ha sottolineato come “la farmacia diventi, in quanto terminale terapeutico, facilitatrice dell'attuazione di questa riforma di cui condividiamo gli obiettivi. Tutti insieme ci raccorderemo meglio soprattutto per i malati cronici: con questa riforma si rinsalda meglio l'alleanza tra farmacisti e i medici di medicina di base. Come farmacisti accogliamo la sfida, siamo in rete, condividiamo che occorre portare dall'ospedale al territorio le risorse e tutto nasce dal piano cronicità nazionale (61 patologie) in cui le farmacie sono incluse per prevenzione e aderenza alle terapie. Regione Lombardia è stata la prima ad attivarsi – la farmacia di servizi entra nel processo di invecchiamento e di cura, si passa da una logica verticale ad una logica patient oriented per la presa in carico del singolo paziente. Le farmacie entrano nella gestione delle patologie croniche per l'aderenza : faranno telemedicina, telemonitoraggio, faranno test, controlli sanitari, utilizzeranno la prescrizione elettronica per i pazienti cronici in rete con i medici di medicina generale, si raccorderanno con il gestore del singolo paziente e aiuteranno i cittadini a migliorare l'aderenza alla terapia”. Circa il 70 per cento delle risorse investite nella sanità lombarda è destinato all'assistenza dei pazienti cronici, urge quindi una rivisitazione totale del modello di lavoro, nel rispetto del percorso di cure e di assistenza che spetta ai malati, ma che non incida pesantemente sull'intero sistema. Regione Lombardia ha 10 milioni di assistiti e si avvia verso la ricetta dematerializzata, Giorgio Caielli, presidente di Lombardia Informatica ha spiegato come gestisce, a livello tecnico, l'arruolamento dei pazienti ed il percorso di cura. “Ci sarà una fase 1 che permette l'avvio della riforma e nel 2018, con l'applicazione del regolamento europeo eIDAS, il supporto Ict è per l'evoluzione dei paradigmi di funzionamento e di gestione organizzativa, tutela della privacy per collegare i vari enti sanitari, sviluppi di app per gli smarphone medico-paziente; ci saranno ulteriori sviluppi solo con la collaborazione di tutti. Sono fiducioso che si riuscirà a fare un ottimo lavoro raccordato. Siamo strumento operativo che attua quanto deciso dalla Regione. Città metropolitana è connessa in modo molto avanzato, ma ci sono zone remote o mal collegate o che necessitano collegamenti specifici per i servizi che erogano e per dare risposta a tutto ciò siamo impegnati in modo costante”. (FEDERICA BARTOLI)