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Farmaci da banco e automedicazioneben 8,8 milioni le vittime di fake news

Una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con Assosalute, svela quali sono le fonti a cui si rivolgono gli italiani in caso di piccoli disturbi della salute,come mal di testa o raffreddore

Maria Rita Montebelli
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Allarmanti le cifre che riguardano le fake news in sanità che emergono da ‘Il valore socio-economico dell'automedicazione',una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con Assosalute: sono 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi - dal mal di testa al raffreddore - cercano informazioni sul web ma 8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell'anno. In particolare, sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate. Dati allarmanti per la salute: se il medico di medicina generale e il farmacista restano le principali fonti di informazione – rispettivamente il 53,5 e il 32,2 per cento - decolla il ricorso ai diversi canali web, che arriva fino al 28, 4 per cento. Il 17 per cento degli italiani consulta siti web generici sulla salute, il 6 per cento i siti istituzionali, il 2,4 per cento i social network. In particolare, tra i millennial sale al 36,9 per cento la quota di chi usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi. Il pericolo è fortemente percepito dagli italiani: il 69 per cento vorrebbe trovare sui siti web e sui social network informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci per curarle da assumere senza obbligo della ricetta medica. Una comunicazione corretta e l'educazione alle scelte di salute emergono come elementi fondamentali per un pieno riconoscimento dei benefici individuali e collettivi dei medicinali di automedicazione. La ricerca è stata presentata negli scorsi giorni a Roma da Francesco Maietta, responsabile dell'area politiche sociali del Censis e discussa da Maurizio Chirieleison, presidente di Assosalute, Stefano Vella, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Marco Cossolo, presidente di Federfarma, Paolo Misericordia, responsabile nazionale del centro studi della Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg), Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, Francesco Brancati, presidente della Unione nazionale medico scientifica d'informazione (Unamsi) e Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis. I piccoli disturbi della salute che peggiorano la vita degli italiani. Complessivamente, sono 49 milioni gli italiani che soffrono di piccoli disturbi che ne compromettono la piena funzionalità quotidiana nelle relazioni sociali e sul lavoro. Di questi, 17 milioni soffrono con grande frequenza di piccoli disturbi che incidono pesantemente sulla loro vita. Quelli più diffusi sono il mal di schiena (40,2 per cento), raffreddore, tosse, mal di gola e problemi respiratori (36,5 per cento), il mal di testa (25,9 per cento), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (15,7 per cento), l'influenza (13,9 per cento), i problemi intestinali (13,2 per cento). Rispetto a dieci anni fa, sono aumentate le persone alle prese con il mal di schiena e i dolori muscolari (dal 32,4 per cento al 40,2 per cento degli italiani), raffreddore, tosse, mal di gola (dal 34,7 per cento al 36,5 per cento), mal di stomaco e gastrite (dal 12,4 per cento al 15,7 per cento), problemi intestinali (dal 5,1 per cento al 13,2 per cento) e congiuntiviti (dall'1,5 per cento al 3 per cento). Sono numeri che descrivono un enorme fabbisogno sanitario che, senza il ricorso ai farmaci da banco, finirebbe per scaricarsi su un Servizio sanitario nazionale già in difficoltà. Aumenta la tendenza all'automedicazione. Il 73,4 per cento degli italiani è convinto che in caso di piccoli disturbi ci si possa curare da soli. La percentuale è aumentata nel tempo, visto che nel 2007 era pari al 64,1 per cento. Per il 56,5 per cento ci si può curare da sé perché ognuno conosce i propri piccoli disturbi e le risposte adeguate, per il 16,9 per cento perché è il modo più rapido. Ma nel rispetto dei consigli di medici e farmacisti. Si curano da soli con farmaci da banco, senza bisogno della ricetta medica, 46 milioni di italiani. Di questi, 15 milioni lo fanno spesso. Il ricorso al farmaco è informato, consapevole e maturo. La prima volta che si assume un farmaco senza obbligo di ricetta per curare un piccolo disturbo, il 70,4 per cento degli italiani chiede consiglio al medico o al farmacista, l'83,1 per cento legge sempre il foglietto illustrativo e il 68,4 per cento afferma di comprenderlo appieno. Trascorsi alcuni giorni dall'assunzione del farmaco, se il disturbo persiste l'88,5 per cento si rivolge al medico e il 36,2 per cento al farmacista. L'automedicazione con i farmaci da banco non è mai uno sregolato libero arbitrio soggettivo, si fonda sempre su indicazioni mediche. E gli italiani non usano i farmaci come semplici beni di consumo: la spesa pro-capite per farmaci senza obbligo di prescrizione in Italia è pari in media a 40,2 euro all'anno, nel Regno Unito sale a 69,6 euro, in Germania a 80,1 euro, in Francia a 83,1 euro e il valore pro-capite medio tra i grandi Paesi europei è di 65,7 euro. Gli italiani spendono per i farmaci senza obbligo di ricetta il 39 per cento in meno della media degli altri grandi Paesi europei. I vantaggi dell'autocura. Gli esperti sono concordi: sono molteplici i benefici del ricorso ai farmaci senza obbligo di ricetta per guarire dai piccoli disturbi. Benefici per i malati, perché 17,6 milioni di italiani sono guariti dai piccoli disturbi grazie a un farmaco da automedicazione almeno in una occasione durante l'anno e così hanno potuto svolgere normalmente le loro attività. Per il Servizio sanitario nazionale, perché 17 milioni di italiani hanno evitato di scaricare l'onere delle cure sul sistema pubblico grazie ai farmaci da banco. Per l'economia, perché 15,4 milioni di lavoratori sono rimasti sul posto di lavoro proprio grazie all'effetto di un farmaco da automedicazione. (MATILDE SCUDERI)

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