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Mieloma multiplo: buoni risultatidello studio di fase II 'Eloquent-3'

Nei pazienti cui è stata somministrata una terapia con l'aggiunta di elotuzumab a pomalidomide e basse dosi di desametasone (Epd) il rischio di progressione della malattia è risultato ridotto

Maria Rita Montebelli
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Annunciati i risultati di Eloquent-3, uno studio internazionale di fase 2 teso a valutare la riduzione del rischio di progressione della patologia in pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario (Rrmm). Il trial ha raggiunto il suo endpoint primario, dimostrando un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti cui è stata somministrata una terapia con l'aggiunta di elotuzumab a pomalidomide e basse dosi di desametasone (Epd) rispetto a quelli trattati con pomalidomide e desametasone (Pd) da soli. Si trattava di pazienti con Rrmm che hanno ricevuto almeno due linee di trattamento precedenti tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma. A fare l'annuncio è stata Bristol-Myers Squibb company, durante il 23° congresso dell'Associazione europea di ematologia (Eha) a Stoccolma. I pazienti randomizzati nel braccio Epd hanno mostrato una riduzione del 46 per cento del rischio di progressione della malattia rispetto ai pazienti nel braccio Pd da soli, con una sopravvivenza libera da progressione mediana di 10,3 mesi, rispetto a 4,7 mesi nei pazienti con Pd. Il profilo di sicurezza per Epd è risultato in linea con quanto riscontrato in precedenza per elotuzumab e pomalidomide. Il doppio dei pazienti randomizzati alla terapia con Epd ha risposto al trattamento rispetto a quelli randomizzati al solo Pd. I pazienti randomizzati a Epd hanno dimostrato un tasso di risposta globale del 53 per cento rispetto al 26 per cento dei pazienti randomizzati a Pd. Il tempo necessario a raggiungere la prima risposta è stato una stretta collaborazione con i maggiori esperti nel campo. "Lo studio Eloquent-3 è il primo trial randomizzato che confronta lo standard di cura, pomalidomide e basse dosi di desametasone, con e senza l'aggiunta di un anticorpo monoclonale. Questi dati supportano l'ipotesi che l'aggiunta di elotuzumab a pomalidomide e desametasone fornisca un effetto sinergico e prolunghi significativamente la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con mieloma intensamente pretrattati, indipendentemente dal numero di terapie precedenti - ha commentato Meletios A. Dimopoulos, professore e presidente del dipartimento di terapia clinica presso la scuola di medicina della Kapodistrian University di Atene - Riteniamo che Epd, se approvato dalle autorità regolatorie, abbia le potenzialità per diventare un'importante opzione terapeutica per i pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario la cui malattia è progredita dopo il trattamento con lenalidomide e un inibitore del proteasoma". (MATILDE SCUDERI)

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