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Francesco Purrello: "Prevenzione, è l'arma vincente contro il diabete"

Un momento della conferenza stampa SID all'EASD 2018

Secondo il presidente della Società Italiana di Diabetologia Sid gli strumenti per prevenire questa condizione grave e potenzialmente mortale che riguarda circa 4 milioni di italiani ci sono. Mettiamoli in pratica

Maria Rita Montebelli
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“E' arrivato il momento di cambiare registro e di promuovere un deciso cambio di marcia contro il diabete di tipo 2, malattia potenzialmente molto grave che può essere tuttavia efficacemente prevenuta, come tanti studi ‘proof of concept' hanno ormai dimostrato”. A parlare è il professor Francesco Purrello, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), durante la conferenza stampa ufficiale della società scientifica italiana al congresso della European Association for the Study of Diabetes (Easd), che prosegue “la prevenzione è una storia di successo, che aspetta solo di essere tradotta in pratica. Sappiamo come fare. Ora però dobbiamo farlo”. Una call to action decisa quella degli esperti della Sid, che mira a scuotere le coscienze di tutti, dai singoli, ai decisori politici, per cercare di arginare lo tsunami-diabete. A decretare la gravità estrema della situazione sono i numeri stessi del diabete; nel nostro Paese, secondo i dati ‘Arno diabete 2017', sarebbero circa 4 milioni gli italiani con diabete. In questa popolazione  si registrano ogni anno: 75 mila infarti (uno ogni 7 minuti), 50 mila ictus (uno ogni 10 minuti), 10 mila amputazioni (una ogni 52 minuti). Ogni anno 50 mila persone con diabete sviluppano un problema importante alla vista e ogni 4 ore una persona con diabete inizia la terapia dialitica (circa 2 mila all'anno). “Il nostro obiettivo – afferma il professor Purrello – è di organizzare nel nostro Paese una grande campagna di prevenzione del diabete. Anche quella che ha portato all'abolizione del fumo è iniziata tra lo scetticismo generale; certo il problema non può dirsi eliminato del tutto, ma a livello di sensibilizzazione è stato fatto davvero molto. Di fronte alla marea montante dell'epidemia di diabete noi diabetologi siamo assaliti dalla rabbia; ogni giorno facciamo del nostro meglio per trattare questa condizione, ma l'impressione è che a livello di prevenzione si stia facendo davvero poco. E' evidente che così stiamo scrivendo la cronaca di una battaglia persa”. L'epidemia di diabete di tipo 2 rappresenta da diversi anni un rilevante problema sanitario, per la gravità ed il costo delle sue complicanze. Il diabete è considerato una delle più gravi e frequenti malattie non trasmissibili. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel suo programma ‘25 by 25' ha posto come obiettivo agli Stati membri, entro il 2025, la riduzione del 25 per cento della mortalità prematura da malattie trasmissibili (diabete e malattie cardiovascolari in primis), nel tentativo di arginare l'aumento crescente e continuo della loro prevalenza. “Una serie di evidenze, derivate soprattutto da studi condotti in nord Europa, Stati Uniti e Cina – ricorda il professor Purrello - dimostra che è possibile prevenire o almeno ritardare la comparsa del diabete tipo 2 in soggetti ad alto rischio di contrarre la malattia. Ciò è stato ottenuto con interventi coordinati su riduzione del peso corporeo e aumento dell'attività fisica. I risultati di questi studi hanno inoltre dimostrato che questi interventi sullo stile di vita non sono fugaci ma, al contrario, la riduzione del rischio di sviluppare diabete si mantiene nel tempo, al contrario di quanto avviene quando la prevenzione viene effettuata solo con interventi farmacologici, i cui effetti, comunque minori rispetto a quanto ottenuto con dieta ed attività fisica, si perdono al momento dell'interruzione della terapia”. La ricerca scientifica nel frattempo si sta muovendo in diverse direzioni per cercare di capire quali marcatori genetici o biologici possano essere utilizzati per individuare con maggiore precisione i soggetti ad alto rischio di sviluppare il diabete e su di loro concentrare gli interventi di prevenzione. Anche l'edizione 2018 del congresso dell'Easd ha deciso di attirare l'attenzione sull'argomento prevenzione. La ‘Claude Bernard Medal', il principale riconoscimento dell'Easd ad un ricercatore per i risultati ottenuti durante la sua carriera, quest'anno sarà assegnata al finlandese Jaakko Tuomilehto, che viene premiato proprio per i suoi studi sulla prevenzione del diabete tipo 2. “Gli studi scientifici hanno dimostrato che è possibile prevenire il diabete tipo 2 – spiega il professor Purrello - ma adesso la vera sfida è quella di trasferire queste evidenze scientifiche nella pratica clinica. La posta in gioco è enorme. Il diabete tipo 2 è una malattia con gravi conseguenze in termini di qualità di vita e di mortalità. Ed è anche molto costosa sia in termini di costi diretti che indiretti. La buona notizia è che è possibile prevenire efficacemente il diabete. E' dunque un dovere della comunità scientifica, delle autorità sanitarie ma anche singolarmente  di ognuno di noi – conclude il professor Purrello – mettere in campo delle misure coordinate e continuative per invertire la tendenza attuale, che ci vede assistere impotenti all'avanzare di questa pandemia. Dobbiamo innanzitutto combattere questo atteggiamento rassegnato perché le battaglie non si possono vincere con un esercito demotivato. Ognuno di noi deve diventare ambasciatore della prevenzione, del vivere sano. E' necessario infine combattere la fake news del diabete visto come condizione benigna; niente di più falso! Il diabete è una malattia grave e potenzialmente mortale. Ma sappiamo come prevenirla e diagnosticarla precocemente; dunque diamoci tutti da fare!”

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