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Presentato il primo rapportosu come ci si vaccina in Italia

Ogni regione applica a modo suo il Piano nazionale per la prevenzione vaccinale (Pnpv), spesso con difformità tra Asl della stessa regione. Eppure non mancano i dati positivi, ad esempio l'adesione altissima al calendario vaccinale

Maria Rita Montebelli
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Italia, paese dei mille campanili e dei mille servizi sanitari. Cosa comporta questa situazione quando si ha a che fare con l'applicazione di documenti quali il 'Piano nazionale per la prevenzione vaccinale' (Pnpv)? Ha provato a dare qualche risposta il primo Rapporto dell'Osservatorio strategie vaccinali presentato negli scorsi giorni a Roma, alla presenza tra gli altri di Claudio D'Amario, direttore generale prevenzione ministero della Salute, Paolo Bonanni, coordinatore del board ‘Calendario vaccinale per la vita', Giovanni Rezza, direttore dipartimento malattie infettive Istituto superiore di sanità, e del senatore Pierpaolo Sileri presidente commissione igiene e sanità del Senato. Un'attività di ricerca scientifica coordinata da Michele Conversano, direttore del dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto e past-president della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) e dal professor Federico Spandonaro, Crea sanità. Com'è stato fatto il Rapporto. Daniela D'Angela, ricercatrice Crea sanità ha specificato che “i dati sono stati elaborati sulla base di una specifica survey (condotta con due questionari distinti, uno per alle vaccinazioni dell'infanzia e dell'età evolutiva e l'altro a quelle dell'adulto e dell'anziano) indirizzata a tutti i direttori dei dipartimenti di prevenzione presenti sul territorio nazionale, circa 80. Le principali informazioni analizzate sono relative a: tipologie di vaccinazioni offerte, incluse o meno nel Pnpv 2017-2019; struttura organizzativa dei servizi vaccinali; presenza di anagrafe vaccinale informatizzata; modalità di accesso della popolazione alle sedute vaccinali; iniziative di comunicazione per promuovere l'adesione ai programmi vaccinali”. Alcuni risultati. Modelli organizzativi differenti per singole regioni, spesso da Asl ad Asl della stessa regione, sia in ambito pediatrico, che per l'adulto e l'anziano, per quanto riguarda i sistemi di attuazione Pnpv 2017-2019.  Ma anche aspetti positivi sono evidenti, come la grande capacità di adesione della quasi totalità delle regioni al calendario vaccinale e la centralizzazione delle procedure di acquisto, a livello regionale. “Il grande merito del Piano nazionale vaccini - ha dichiarato Michele Conversano - è stato quello di uniformare l'offerta vaccinale e ridurre il sistema di offerta a macchia di leopardo che si era generato. Il quadro evinto dall'indagine – ha proseguito - mette in luce alcuni punti di contatto, ma altrettante diversità che rendono il contesto nazionale un vero e proprio puzzle composito di soluzioni operative; queste rispecchiano in qualche modo le naturali distanze socio-culturali e territoriali che animano il nostro Paese, ma possono portare a risultati differenti, a volte ottimi e in altri casi deludenti, che impongono una continua valutazione comparativa". Per il futuro? “Come atteso - ha dichiarato Federico Spandonaro, coordinatore Osservatorio strategie vaccinali - è emerso che in ogni regione convivono di fatto scelte e organizzazioni diverse, sia in ambito pediatrico, sia per l'adulto e l'anziano: ad esempio ci sono regioni che coinvolgono maggiormente i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, e altre molto meno, e così via. Va segnalato che Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Sicilia risultano  particolarmente virtuose, avendo ampliato l'offerta con altre vaccinazioni (ad esempio encefalite da zecca, epatite A, ecc.) in relazione a specifiche esigenze locali. Ad ogni modo – ha aggiunto Spadonaro -  l'Osservatorio deve nel futuro integrare l'analisi, confrontandosi le ulteriori evidenze prodotte dalle survey condotte in seno alle Società scientifiche e alle Federazioni, a partire da quelle che compongono il board del 'Calendario della vita' e tutte le altre categorie professionali coinvolte in ambito vaccinale, al fine di produrre una esaustiva conoscenza dei fenomeni, utile a rendere più omogeneo e razionale l'implementazione del Pnpv”. (MATILDE SCUDERI)

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