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Contro l'antibiotico-resistenzanecessari interventi differenziati

Marco Tinelli

Secondo l'Istituto superiore di sanità, le infezioni ospedaliere hanno un'importanza anche maggiore di tante altre malattie non infettive. E serve più attenzione agli antibiotici utilizzati negli allevamenti, che finiscono nel piatto

Maria Rita Montebelli
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Grande successo del VII congresso internazionale 'Argomenti di malattie infettive e tropicali' (Amit), organizzato e presieduto dal professor Marco Tinelli, tesoriere della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), e dal professor Massimo Galli, presidente Simit: una due giorni di approfondimento, verso le patologie infettive e nuovi rimedi, con oltre trecento specialisti provenienti da tutta Italia e dall'estero. Il problema delle patologie da batteri multi-resistenti è sempre più attuale e tutte le istituzioni internazionali (Who, Ocse, Cdc, Ecdc) hanno sviluppato algoritmi e linee-guida di gestione. I numeri sono sconvolgenti: i report delle più importanti agenzie sanitarie internazionali (dall'Oms al Centro europeo per il controllo delle malattie infettive fino all'Agenzia europea per la sicurezza alimentare) dicono come queste resistenze determinano aumenti molto importanti nei decessi dovuti ad infezioni batteriche. I dati rilasciati a febbraio dall'Oms evidenziano che 500 mila persone hanno avuto infezioni causate da batteri che hanno sviluppato una antibiotico-resistenza. “Attualmente qualunque tipo di infezione - dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi, quali polmoniti e sepsi - può essere causato da batteri antibiotico-resistenti. Sembra un paradosso, ma anche una persona che non ha mai preso antibiotici corre il rischio di avere un'infezione da batteri resistenti, soprattutto se si trova in ospedale o nelle altre strutture di assistenza sanitaria. I batteri non conoscono frontiere e le stesse resistenze che si trovano in Europa o negli Stati Uniti si possono evidenziare in villaggi sperduti in Africa ed in America Latina come anche il report dell'Oms dimostra chiaramente”, afferma il professor Marco Tinelli. Nei Paesi dell'Unione europea si sono verificati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti, a cui sono attribuibili 33.110 decessi soprattutto nei bambini nei primi mesi di vita e negli anziani. In Italia, le infezioni colpiscono dal 5 all'8 per cento dei pazienti ricoverati, soprattutto quelli assistiti nei reparti di area critica. In questo scenario emerge drammaticamente che il nostro paese detiene il triste primato di un terzo di tutti i decessi (pari a 10 mila morti) correlati all'antibiotico resistenza rispetto al resto d'Europa. Obiettivo primario del congresso è stata la presentazione delle più significative novità nel campo delle malattie infettive, con particolare attenzione alla gestione delle patologie da batteri multi resistenti (Mdr). La partecipazione di specialisti provenienti dall'estero e dalle istituzioni ha certamente contribuito ad arricchire il congresso: il direttore generale delle Iniziative speciali dell'Oms Ranieri Guerra ha presentato per la prima volta all'Amit le strategie per contrastare l'antibiotico resistenza a livello mondiale; la direttrice di Malattie Infettive dell'Università di Verona Evelina Tacconelli si è soffermata sulla situazione europea; la direttrice di Malattie Infettive dell'Università di Nancy Celine Pulcini h fatto il punto sulla strategia in Francia; il direttore del Dipartimento di Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute Francesco Maraglino ha fatto il punto sulle strategie per combattere la resistenza dei batteri in Italia; il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha parlato di come l'industria internazionale e italiana stia gestendo le varie emergenze delle infezioni e quali saranno i nuovi farmaci che presto usciranno nel mercato italiano. Amit è un appuntamento biennale per fare il punto su quella che ormai è un'emergenza globale, i super-batteri resistenti agli antibiotici: anche perchè nel 2050 le infezioni batteriche costituiranno la principale causa di decessi.   I dati riferiti al 2017 dalle più importanti organizzazioni sanitarie a livello mondiale ed europeo sono impressionanti: l'Oms e il Centro europeo per il controllo delle malattie infettive (Ecdc) affermano che, a causa della resistenza dei batteri agli antibiotici, si verificano ogni anno 671.689 casi di infezioni, a cui sono attribuibili 33.110 decessi e 874.541 condizioni di disabilità. Di queste infezioni il 63 per cento risultano essere infezioni correlate all'assistenza sanitaria e socio-sanitaria. In Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità, le infezioni ospedaliere hanno un'importanza anche maggiore di tante altre malattie non infettive. Su 9 milioni di ricoveri in ospedale, ogni anno si riscontrano da 450 mila a 700 mila casi di infezioni ospedaliere (circa dal 5-8 per cento di tutti i pazienti ricoverati). Tra le cause principali dell'antibiotico-resistenza vi è sicuramente la scarsa tendenza a lavarsi frequentemente le mani. Questa è particolarmente rilevante in Italia, dove l'uso delle soluzioni alcoliche usate come detergenti risulta essere tra i più bassi nella Unione Europea secondo un report dell'Ecdc. Vi è poi la non oculata - se non proprio inappropriata - gestione degli antibiotici negli animali da allevamento enel territorio per la prevenzione delle infezioni: il rischio di induzione di resistenze non si esaurisce solo a tale livello, ma coinvolge anche la salute umana (le deiezioni degli animali contengono batteri ad alta resistenza che si diffondono nei terreni circostanti gli allevamenti stessi, nelle acque di scolo e quindi nei fiumi e laghi). Inoltre, l'antibiotico-resistenza è dovuta al trasferimento genico delle resistenze da un battere all'altro e l'esagerato turn-over dei pazienti nelle strutture sanitarie (ospedali, Rsa) dovuto ad una cronica mancanza di posti letto. (EUGENIA SERMONTI)

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