Hai chili di troppo? La colpaè anche dei batteri intestinali
Il microbiota intestinale nuovo protagonista della lotta all'obesità e al sovrappeso. Ecco cosa lo può alterare in senso sfavorevole per la bilancia. Il punto del presidente dell'Italian obesity network (Ion) Giuseppe Fatati
La medicina estetica viene spesso chiamata in causa per risolvere problemi legati al peso e alla percezione dell'immagine corporea. Tra questi, il più ‘estremo' è senza dubbio l'obesità, ma è forse giunto il momento di ridefinire i contorni di questa condizione. “L'obesità fino ad oggi è stata considerata un problema prettamente di medicina estetica – sostiene presidente dell'Italian Obesity network (Ion) Giuseppe Fatati in occasione del 40° congresso della Società italiana di medicina estetica (Sime) che si è tenuto a Roma – ma in realtà si tratta di una vera e propria malattia, che per giunta si accompagna allo stigma sociale: si tende infatti a credere che la ‘colpa' sia dell'obeso che mangia troppo, quando si tratta in realtà di una situazione notevolmente più complessa, ovvero di un fenomeno di popolazione”. L'obesità è patologia complessa, perché ha dei fattori singolarmente più o meno complessi che a loro volta interagiscono tra di loro, andando a complicare in maniera esponenziale il quadro. Al centro di questa complessità c'è l'intestino e, soprattutto, c'è il microbiota. Il microbiota è l'insieme di batteri contenuto nel nostro intestino. Un vero e proprio ‘mondo' fondamentale nel determinare stati infiammatori, orientare la deposizione di grasso e calibrare la spesa energetica, quindi, il nostro peso corporeo. Tutto l'insieme del microbiota intestinale, parliamo di almeno 100 trilioni di batteri per un peso di 1-2 kg. Un ecosistema insomma, già formato alla nascita – poiché bambino eredita molti dei batteri materni durante la gestazione e il parto - che poi si sviluppa in modo autonomo e risente fortemente del nostro stile di vita. “Per esempio con un'alimentazione ricca di grassi saturi si produce una disbiosi intestinale, ossia mangiare ‘male' provoca il cambiamento della flora intestinale – spiega l'esperto – A questo cambiamento corrisponde l'attivazione del sistema immunitario e di quello endocrino, che vanno ad influenzare il cervello. Qui ci sono i meccanismi che presiedono ai gusti personali e alla sensazione di fame e sazietà”. Ma l'influenza di una flora batterica squilibrata non si ferma qui: a parità di introito alimentare una persona con una disbiosi intestinale tende a prendere più peso rispetto ad una con un microbiota in equilibro e, inoltre, tenderà a depositare grasso a livello viscerale. “In queste condizioni, si può andare incontro ad alterazioni quali l'insulino-resistenza, che a loro volta portano a obesità e a diabete. Quindi il microbiota è da considerare un organo endocrino, anche se attualmente è sconosciuto ai più – prosegue – Per completare la complessità del problema, bisogna considerare che anche l'inquinamento è in grado di alterare il microbiota intestinale. Ogni tanto qualcuno in ambulatorio fa affermazioni paradossali come ‘a me ingrassa pure l'aria' che, tuttavia, sono vere se il soggetto vive in ambiente inquinato. Questo perché con l'inquinamento vengono innescati fenomeni di infiammazione subclinica che portano all'aumento del peso e alla deposizione di grasso a livello viscerale, anticamera per il diabete, le cardiopatie metaboliche e la cardiopatia ischemica”. Il peso corporeo è dunque legato a fattori complessi, ma comunque relativi allo stile di vita, quindi non ci può essere una medicina estetica efficiente se non è corroborata da sane abitudini e dalla volontà di migliorare il proprio ‘ecosistema', con una dieta varia e mediterranea. “Il Congresso della Sime è stato una delle prime sedi scientifiche in cui sono stati condivisi gli studi sul microbioma – commenta Emanuele Bartoletti – Si è partiti con l'intestinale e si è proseguito con il microbioma cutaneo. I batteri che convivono con noi sono ormai oggetto di studio quotidiano perché la loro presenza e il loro equilibrio condizionano fortemente la nostra salute”.