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Novartis: presentati i risultatidello studio My migraine voice

Ogni anno in Italia perdite di produttività per 7,6 miliardi di euro a causa dell'emicrania, patologia fortemente disabilitante ma ancora sotto-trattata. Oggi una nuova classe di farmaci offre soluzioni ai pazienti

Maria Rita Montebelli
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Molto più di un semplice mal di testa, l'emicrania si è recentemente vista riconoscere lo status di ‘patologia neurologica', e conseguentemente, chi ne soffre può finalmente vedere riconosciuta la propria condizione di disabilità. “L'emicrania – dichiara il professor Piero Barbanti, direttore dell'unità per la terapia e la ricerca su cefalee e dolore dell'Istituto San Raffaele Pisana di Roma – colpisce in particolare tra i 35 e i 45 anni, la fase della vita in cui l'individuo è al massimo della sua produttività, e spesso si traduce in disabilità temporanea legata agli attacchi o ai sintomi che possono durare per giorni, con un impatto disabilitante sulla vita quotidiana e importanti perdite in termini sociali ed economici”. Novartis ha presentato in occasione del congresso della European academy of neurology (Ean), i risultati di My migraine voice, il più ampio studio mai realizzato sulle persone che soffrono emicrania e che ha coinvolto oltre 11mila individui in 31 paesi tra cui l'Italia. I dati. Si stima che i costi complessivi legati all'emicrania in Europa vadano dai 18 ai 27 miliardi di euro all'anno, la maggior parte dei quali determinati da costi indiretti legati ad esempio alla ridotta produttività e all'assenteismo (dal 77 al 93 per cento dei costi complessivi), un notevole onere economico che grava sui sistemi sanitari e sulla società. Secondo i dati presentati da Novartis all'Ean, in Italia il costo annuale legato alla perdita di produttività dovuta ad emicrania nelle persone con 4 o più giorni di emicrania al mese può raggiungere i 7,6 miliardi di euro. I dati rivelano come l'emicrania incida significativamente sul deterioramento generale della capacità lavorativa delle persone che ne soffrono, riportando fenomeni di assenteismo (15,5 per cento) e di presentismo (45,3 per cento), con una riduzione complessiva della produttività lavorativa di oltre la metà (riduzione del 53,8 per cento), percentuale in crescita nei lavoratori con uno (58 per cento) o due o più precedenti fallimenti terapeutici (61 per cento). Lo studio rivela le ripercussioni significative dell'emicrania nella vita quotidiana e nel lavoro, evidenziando la necessità di una migliore gestione della malattia attraverso trattamenti più efficaci. “Per combattere l'impatto disabilitante di questa malattia, oggi purtroppo ancora sotto-riconosciuta e sotto-trattata, sono necessarie migliori opzioni di trattamento e gestione dell'emicrania. Uno dei limiti maggiori delle terapie preventive attualmente disponibili – prosegue Barbanti – consiste nell'utilizzo di terapie mutuate da altre indicazioni come antidepressivi, antiepilettici, beta bloccanti e calcio antagonisti, spesso associate ad eventi avversi che nel 20-40 per cento dei casi sono causa di interruzione del trattamento. Recentemente si è resa disponibile una nuova classe di farmaci, gli anticorpi monoclonali anti Cgrp, specifica per la profilassi dell'emicrania: tra questi erenumab è la prima molecola autorizzata dall'Agenzia europea dei medicinali. I risultati dopo un anno di trattamento hanno dimostrato una riduzione di almeno la metà del numero di giorni con emicrania al mese nel 65 per cento dei pazienti, una riduzione del 75 per cento nel 42 per cento dei pazienti e l'assenza di giorni con emicrania dopo un anno di trattamento nel 26 per cento ”. My migraine voice. Con lo studio My migraine voice si è voluto valutare l'impatto dell'emicrania dal punto di vista del paziente I dati sono stati raccolti tramite un questionario online realizzato in 31 paesi nel periodo settembre 2017 - febbraio 2018. Le domande del questionario hanno riguardato l'impatto sociale, economico ed emotivo della malattia, l'esperienza di vita di una persona che vive con l'emicrania e il suo percorso nell'ambito del sistema sanitario e nell'ambiente di lavoro. I partecipanti allo studio sono stati 11.266 adulti (di età pari o superiore ai 18 anni) con almeno quattro giorni di emicrania al mese negli ultimi tre mesi e che avevano dichiarato di aver ricevuto una diagnosi di emicrania da parte di un medico. “L'emicrania viene ancora troppo spesso considerata solo come un forte mal di testa – dichiara Lara Merighi, coordinatrice alleanza cefalagici (Alce) group Italia – I risultati di questo studio fanno finalmente luce su una malattia invisibile, ma debilitante, che in Italia colpisce circa 6 milioni di persone. Nonostante vivano con una condizione invalidante, queste persone si sforzano di essere molto produttive ma hanno bisogno di un sollievo dai sintomi e di un sostegno sul posto di lavoro per garantire il raggiungimento del loro pieno potenziale. Oggi le persone emicraniche tendono a nascondersi e se si assentano dal lavoro a causa di un attacco, si sentono giudicate e stigmatizzate. Ben vengano quindi tutte quelle iniziative che possono aiutare a far accrescere la consapevolezza sul posto di lavoro e fornire supporto al lavoratore colpito da questa malattia”. Lo studio è stato avviato e finanziato da Novartis e dall'European emicrania e headache alliance, guidato da un comitato direttivo che comprende persone con emicrania, neurologi e organizzazioni di patient advocacy. Per aiutare a combattere l'emicrania sul posto di lavoro, Novartis Italia ha sviluppato un programma di welfare aziendale che include, tra gli altri servizi, la Migraine relief room, uno spazio funzionale studiato appositamente per alleviare i sintomi e il dolore determinati dall'attacco emicranico, pensato per essere implementato, a costi accessibili, in ambito aziendale. (MATILDE SCUDERI)

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