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Tumore metastatico al polmone, l'immunoterapia può triplicare la sopravvivenza: l'ultima clamorosa ricerca

Gloria Gismondi
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In occasione della Conferenza mondiale sul tumore al polmone di Barcellona, è stato presentato lo studio IMpower131, coordinato da  Federico Cappuzzo, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'AUSL della Romagna. Lo studio rappresenta una speranza concreta per i circa 10.000 italiani, che ogni anno ricevono la diagnosi di tumore polmonare di tipo squamoso. Questo tumore è uno dei più difficili da curare, in quanto privo dei 'bersagli' molecolari ai quali i farmaci fin ora a disposizione sono diretti.  "Abbiamo associato a due tipi diversi di chemioterapia l'immunoterapico atezolizumab, per verificare se la nuova combinazione fra immunoterapia e chemioterapia potesse migliorare la prognosi di questi pazienti rispetto alla sola chemioterapia - spiega Cappuzzo. - I risultati mostrano che l'immunoterapia è l'unica vera opportunità che possiamo offrire a questi malati: in tutti infatti rallenta significativamente il rischio di progressione di malattia, ma i risultati diventano eclatanti nei pazienti che esprimono in abbondanza la proteina PDL-1, bersaglio di atezolizumab". In questi casi, prosegue l'oncologo, "la risposta è ancora maggiore e abbiamo registrato una sopravvivenza quasi triplicata rispetto alla sola chemio". Leggi anche:Tumore al polmone, non tutti i fumatori rischiano allo stesso modo: un test rivoluzionario Circa il 20-25% dei malati presentano livelli elevati della proteina PDL-1: "questi sono perciò i candidati ideali per questo tipo di associazione di immunoterapia e chemioterapia; è quindi sempre più necessaria un'attenta selezione dei pazienti per individuare chi risponderà meglio alle terapie a disposizione", ha concluso.

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