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Carne e tumori: retromarcia Oms. La confessione imbarazzante degli scienziati

Giovanni Ruggiero
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Non è vero che la carne rossa o lavorata aumenta le probabilità di ammalarsi di tumore. O almeno, non può essere dimostrato con i dati finora in possesso dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'organismo dell'Onu è stato costretto a un imbarazzante retromarcia sullo spinoso tema della cancerogenità della carne, dopo aver diffuso a fine ottobre dati parziali e insufficienti per stabilire scientificamente che "la carne fa ammalare di tumore quanto l'amianto e le sigarette". L'uscita improvvida che ha scatenato i media di tutto il mondo porta la firma dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, braccio operativo dell'Oms e del responsabile del programma monografie, Kurt Straif. Il chiarimento - Lo scienziato ha certo ammesso la presenza di rischi, ma solo ora ha provato a chiarire che: "i risultati finali dello studio, pubblicato sulla rivista Lancet oncology, saranno resi noti soltanto a metà del 2016". Vegani e vegetariani dovranno pazientare per almeno un anno prima di festeggiare la propria vittoria morale, anzi a leggere le dichiarazioni di Straif, quei dati parziali diffusi dall'Oms sono molto più parziali di quanto si possa immaginare. La replica - Non solo le percentuali di rischio di ammalarsi diffuse dall'Oms sono ancora poco attendibili, ma anzi non riguarderebbero quasi per niente i consumatori europei e italiani. Secondo l'Ordine dei medici veterinari di Milano: "Lo studio dell'Oms ha preso come campione insaccati contenenti sostanze per la conservazione e il fissaggio di gusto e sapidità, non presenti nell'Ue e soprattutto in Italia. L'analisi è stata svolta interamente su carni provenienti dall'America, dove gli standard di controllo sono minori. In Europa - aggiungono i veterinari - le verifiche effettuate sugli alimenti sono tra i più scrupolosi al mondo".

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