Colesterolo killer, ti ammali anche se è troppo basso. Il nuovo studio: le cinque malattie che si rischi
Il colesterolo è killer quando è troppo alto, e questo è noto. Ma può essere pericoloso anche se è troppo basso. Mette in luce questo problema il dottor Massimo Finzi in un intervento su Dagospia. "La riduzione del colesterolo, soprattutto LDL, si accompagna ad una diminuzione degli accidenti vascolari", premette il medico,. "l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito il livello ottimale di colesterolo ad un valore eguale o inferiore a 200 mg/dl. Tale valore si abbassa in presenza di patologie cardiocircolatorie". "La maggior parte degli studi prende in considerazione solo gli effetti benefici della diminuzione del colesterolo sull'apparato cardiovascolare ma che cosa succede nell'intero organismo quando il colesterolo si abbassa eccessivamente?", si chiede Finzi. Il medico spiega che il colesterolo rappresenta una sostanza fondamentale delle membrane di tutte le cellule, è il precursore degli acidi biliari, degli ormoni surrenali e di quelli sessuali, è un costituente essenziale del cervello, interviene nei processi immunitari ecc. Ad una eccessiva riduzione di colesterolo sono state osservate, prosegue l'esperto, "alterazioni del tono dell'umore, ridotta resistenza alla fatica e allo stress in genere, alterazione della libido, diminuzione delle difese immunitarie e, secondo alcuni studi anche un aumento dell'incidenza di tumori". Finora la scienza si era convinta che alti valori di colesterolo HDL (frazione buona del colesterolo) corrispondesse un maggiore effetto protettivo ma un recentissimo studio danese ridimensiona questa certezza. Ergo? "I casi più numerosi di mortalità si verificano agli estremi della curva cioè riguardano tanto i soggetti che presentano valori troppo bassi quanto quelli che li registrano troppo alti ( tra 97 e 115 mg/dl) mentre nei valori intermedi della curva la mortalità cardiocircolatoria si abbassa notevolmente". La cura è quella farmacologica, ovviamente sotto controllo medico. Il quale - conclude il dottore - deve " considerare l'individuo nella sua interezza e non scomposto per singoli organi o peggio per singole patologie perché il rischio delle super-specializzazioni, se non inserite in una cornice generale, è quello di conoscere sempre di più su ambiti sempre più ristretti fino a sapere tutto...di niente".