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Cancro, Melania Rizzoli: "Al Sud Italia ci sono meno tumori, ma al Nord si guarisce di più"

Caterina Spinelli
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Nel nostro Paese ogni benedetto giorno oltre 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore, e quest' anno, da gennaio a settembre, sono stati registrati 4.300 casi in più rispetto al 2017, per un totale di 373.300 neo-diagnosticati in Italia nel 2018. Questi sono i dati presentati la scorsa settimana al Ministero della Salute dall' Aiom, la Associazione Italiana Oncologia Medica, la quale, insieme alla Associazione italiana registri tumori (Airtum), monitora l' andamento di questa patologia su tutto il territorio nazionale. È cambiata anche la classifica delle neoplasie più diffuse, poiché il tumore più frequente che ha raggiunto il primo posto delle nuove diagnosi è la neoplasia della mammella, con 52.800 nuovi casi nel 2018 contro i 51.000 del 2017, seguita dal cancro del colon-retto ( 51.300 casi contro i 53mila del 2017) che risulta il più diagnosticato, e da quello del polmone che registra quasi 300 casi in meno del 2017, ovvero circa 42mila diagnosi. Negli uomini sono in diminuzione le diagnosi di cancro del polmone e di quello della prostata, mentre nelle donne calano i casi di tumore dell'utero e dell' ovaio. CHI SALE E CHI SCENDE - Nella popolazione generale invece diminuiscono in percentuale le neoplasie dello stomaco e del colon-retto, ma crescono però quelle del pancreas, della tiroide, del cervello e il melanoma, mentre nelle donne è evidente l' aumento dei tumori della mammella e del polmone, quest' ultimo per la sempre maggior abitudine al fumo tra la popolazione femminile. Il dato più positivo comunque è quello della sopravvivenza, poiché quasi 3,4 milioni di cittadini ( 3.368.569 contro i 2.224mila del 2006) vivono dopo 5 anni dalla diagnosi, un dato in costante aumento che però fotografa un Paese spaccato in due; al Nord infatti si registrano i tassi migliori, e in particolare nelle prime tre postazioni si collocano Emilia Romagna, Toscana e Veneto (56% uomini e 65% donne); in calo invece il Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%), differenze che possono essere spiegate solo con la scarsa adesione in queste regioni ai programmi di screening, gli unici che consentono di individuare la malattia al suo stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte, e con la diffusione preoccupante in queste aree del fumo, della sedentarietà e dell' eccesso di peso. Eppure i tumori colpiscono meno nel Meridione, con un tasso di incidenza più bassa del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne, ma il Sud resta il fanalino di coda in fatto di prevenzione, registrando per questo una mortalità più elevata, imputabile alla diagnosi spesso tardive rispetto alla curabilità della malattia. Cioè, il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, la residenza risulta un fattore prognostico sfavorevole, perché c' è una evidente disomogeneità nell'accesso ai programmi di prevenzione, di diagnosi precoci e alle cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, e dove non si registra la riduzione della mortalità e dell'incidenza di quei tumori riportata sopra. Le tre regioni con il più alto tasso di diagnosi stimate nel 2018 sono la Lombardia (64.200), il Lazio (33.850), e il Veneto (31.850), ma sono le regioni in cui si sopravvive di più rispetto al Sud, e dove l' aspettativa di vita spesso raggiunge i livello della popolazione non affetta da tumore. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463), e fegato (9.675), ed il principale fattore di rischio resta il fumo di tabacco, al quale sono attribuite ogni anno circa 93mila morti, ovvero il 14% di tutti i decessi del nostro Paese. LE PEGGIORI - Tra le giovani donne che vivono nelle regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento delle fumatrici , così alto da essere considerato in grado di annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di abitudine, rispetto alle donne del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le percentuali dei fattori di rischio e la bassa copertura dei controlli preventivi, per cui già dal prossimo anno è previsto un aumento dei casi di tumori femminili. Questo, che può sembrare un bollettino di guerra, nasconde però una buona notizia: negli ultimi anni sono migliorate le percentuali di guarigione completa dal cancro (63% delle donne e 54% degli uomini), merito soprattutto della maggior adesione alle campagne di screening, che consentono di individuare la malattia nel suo stadio iniziale, oltre che della maggior efficacia delle terapie. L' invecchiamento della popolazione è associato al rischio oncologico, cioè più si va avanti con gli anni e più si rischia di incontrare il cancro, ed in media in età senile un uomo ogni 3 e una donna ogni 6 muoiono a causa di un tumore. La mortalità per neoplasia è invece molto diminuita nei bambini e ragazzi tra 0 e 19 anni, e i decessi sono meno di un terzo di quelli registrati nei primi anni 70. DIAGNOSI PRECOCE - Di fatto sono aumentate le diagnosi, poiché con le nuove tecnologie oggi a disposizione, individuare un tumore maligno nel suo stadio iniziale è semplice, ed in questi casi le neoplasie sono non solo operabili e curabili, ma addirittura guaribili, e questi pazienti tornano ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale non affetta. Insomma la maggiore capacità di scovare e trattare questa malattia, consente un prolungamento della vita, e chi vuole arrivare in età senile in buona salute non ha che una possibilità per raggiungere l' obiettivo: fare prevenzione, controllarsi ciclicamente, e, quando possibile, evitare i noti fattori di rischio per non mandare la vita in fumo. di Melania Rizzoli

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