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Etna, parla l'esperto: "Il vulcano sta scivolando in mare verso Malta, previsto un collasso catastrofico"

Caterina Spinelli
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L'Etna ha i piedi di argilla, lo confermano gli scienziati che per due anni hanno monitorati, attraverso dei transponder, i movimenti del fondale vicino al vulcano. I 535 chilometri cubi del vulcano più grande d'Europa, oltre che il più attivo, pendono pericolosamente in direzione della scarpata di Malta: si tratta di un abisso marino che corre parallelo alla costa orientale della Sicilia, profondo fino a 3 chilometri. "Se l'Etna scivola verso il mare di 2 centimetri all'anno è perché gli manca il terreno sotto ai piedi", spiega una ricerca su Science Advances. Gli autori dell'indagine sono i geologi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e del Geomar Helmholtz-Zentrum für Ozeanforschung Kiel, in Germania. Leggi anche: Vulcani, parla Ingv: "Nessuna eruzione imminente, ma..." Già negli anni 80 si scoprì lo scivolamento verso est dell'Etna, ma si pensava che la causa fosse la risalita del magma, che gonfiava e destabilizzava il vulcano. "Se fosse solo quello - spiega Alessandro Bonforte, ricercatore dell'Osservatorio Etneo dell'Ingv - vedremmo però i movimenti principali al centro del vulcano. Invece abbiamo osservato uno spostamento di 2 centimetri all'anno sulla terraferma e di 4 centimetri in fondo al mare. Segno che l'instabilità aumenta man mano che ci si avvicina alla Scarpata di Malta". Gli esperti non  possono escludere che il movimento del fianco evolva in "un collasso catastrofico". Leggi anche: L'Indonesia travolta dalle calamità naturali I precedenti non mancano. Lo stesso Etna - secondo una ricostruzione dell'Ingv che risale al 2006 - provocò quello che è diventato famoso come il "lost tsunami". I resti di un'onda, risalente a più di 8mila anni fa, sono stati ritrovati in vari punti del Mediterraneo, Israele in primis. Il punto di origine era proprio la costa orientale della Sicilia. Una frana improvvisa sul versante est dell'Etna (la Valle del Bove ne è la ferita) fece precipitare in mare 25 chilometri cubi di montagna a una velocità di 100 metri al secondo. In dieci minuti la Calabria e lo Ionio vennero travolti da un'onda di 40 metri. In due ore e mezza uno tsunami di 10 metri arrivò fino a Israele. "Cercheremo di prendere ancora nuove misure - conclude Bonforte - anche se la situazione finanziaria degli enti di ricerca in Italia è quella che è". Sott'acqua gli occhi dei satelliti non possono arrivare e servono finanziamenti per attrezzature adeguate. 

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