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Infarti, le tracce nel dna. L'esperto: "Come cambia la prevenzione"

Teresa Pica
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Giunge da Roma la notizia dell'enorme passo avanti della medicina nelle prevenzione dell'infarto. Uno studio durato più di anni condotto dai ricercatori della Sezione di genetica Medica del Ptv, guidati dal professor Giuseppe Novelli, e di quelli della Sezione di Cardiologia dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e del policlinico "Tor Vergata", guidati dal professor Franco Romeo ha evidenziato, come riporta il giornale La Stampa, la possibilità di giungere a diagnosi precoci prevenendo quindi futuri decessi, grazie all'individuazione di un nuovo marcatore genomico denominato MiR-423. In parole semplici, il rischio d'infarto è scritto nel Dna. Leggi anche: L'infarto è scritto nel sangue, trovato il suo marcatore Come spiegato dal professor Romeo, se fino ad ora era possibile intervenire soltanto dopo l'evento adesso, "ora abbiamo la possibilità di prevederlo e quindi di somministrare ai possibili obiettivi dell'infarto delle terapie adeguate e mirate affinché non accada". Chiaramente ad oggi si configura la necessità di confermare i risultati evidenziati su larga scala. "Non ci fermeremo qui. Perché la medicina è ricerca ed occorre il massimo impegno per fare dei passi avanti. Lavoriamo senza sosta per tutelare la vita delle persone", questo l'augurio per il futuro del cardiologo romano.

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