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Coronavirus, l'ora delle precauzioni: febbre e affanno, come capire se si è malati di Covid-19

Melania Rizzoli
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Febbre e affanno. Sono questi i due sintomi principali di esordio dell' infezione da Coronavirus, sono stati riscontrati presenti sempre insieme nell' 86% dei soggetti esaminati e diagnosticati infetti, mentre l' altro sintomo iniziale, la tosse, è invece stata registrata nella metà dei pazienti, ovvero nel 50% di coloro che poi sono risultati affetti dal Covid-19. Questi sono i dati ufficiali.
Quindi tutti coloro che si trovino improvvisamente con l' aumento della temperatura superiore almeno ai 37.5 gradi e di segnali come tosse e dispnea, alla luce delle ultime statistiche epidemiologiche, anche se non significa necessariamente avere contratto l' infezione da Coronavirus, devono ragionevolmente sospettarne la presenza, devono rimanere a casa, non andare in pronto soccorso, ma chiamare il proprio medico di famiglia o il 112, canali attraverso i quali il personale sanitario valuterà telefonicamente la situazione, verificando, con altre domande specifiche, il sospetto della virosi in atto, e regolarsi di conseguenza.

 

In tutti i 267 pazienti deceduti fino a domenica scorsa in Lombardia, e risultati positivi al Covid-19, i sintomi di esordio sono stati sempre febbre e difficoltà a respirare, mentre meno comuni sono stati i sintomi gastrointestinali (diarrea) e l' emottisi, ovvero tracce di sangue nell' espettorato espulso con un colpo di tosse, e tali dati sono stati resi pubblici dall' Istituto Superiore di Sanità ed aggiornati alla data del 5 marzo 2020, con la raccomandazione, per chi presenta solo febbre, di allertare comunque il proprio medico rimanendo a casa, mentre in presenza di due o più sintomi specifici, di contattare i numeri di emergenza 112 e 118.
La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha il nome di Covid-1919, (dove "Co" sta per Corona, "Vi" per Virus, e "19" indica l' anno in cui si è manifestata) e questo agente patogeno appartiene alla stessa famiglia virale della SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave), ma non essendo la stessa malattia, i suoi sintomi possono essere differenti, e trarre in inganno i pazienti inconsapevoli di averla contratta.
 

Precauzioni - Per tale motivo è importante che le persone che improvvisamente accusino i sintomi più comuni sopra elencati, quali febbre, stanchezza, tosse secca e non produttiva (senza catarro), o presentino anche indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, congiuntivite, mal di gola o diarrea, tutti segnali generalmente lievi, che però acquistano intensità nel giro di 48 ore, devono contattare il proprio medico, poiché l' infezione può rapidamente evolvere in polmonite, causando la temibile sindrome respiratoria acuta grave, con insufficienza renale ed altre complicazioni organiche potenzialmente letali.
Ma quanto è pericoloso questo virus, e perché alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo? È bene sottolineare che circa l' 80% dei soggetti infettati guarisce dalla malattia virale senza bisogno di cure speciali, perché vengono colpiti dalla virosi mentre si trovano in buona salute, sia fisica che metabolica, e non sviluppano nemmeno la polmonite, superando la malattia con un quadro simil-influenzale, mentre coloro che si ammalano gravemente, con polmonite spesso bilaterale con insufficienza respiratoria, hanno sempre patologie sottostanti, ovvero soffrono cronicamente di diabete, cardiopatie, ipertensione, epatopatie, neoplasie o immunodeficienze, anzi, sono proprio queste le persone che hanno le maggiori possibilità di veder sviluppare la malattia nella sua forma più grave.
Per tali motivi con il DPCM del 4 marzo si raccomanda a tutte le persone over 65 che risultano affette da una o più patologie croniche di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità, e di evitare anche luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Anche se, per dovere di cronaca, bisogna dire che nelle ultime due settimane in Lombardia sono stati ricoverati in terapia intensiva anche pazienti più giovani, con un' età tra i 40 e i 60 anni, senza comorbilità associata, cioè senza altre malattie manifeste, ma con polmonite in atto ed insufficienza respiratoria, con un quadro clinico che sta allarmando non poco i nostri operatori sanitari.
Ricordo inoltre che il periodo di incubazione, ovvero il tempo che intercorre tra il contagio e lo sviluppo dei sintomi, che si stima di circa 14 giorni, è il periodo più pericoloso sia per diffondere che per contrarre il contagio, poiché essendo la malattia in queste due settimane assolutamente asintomatica, la persona infetta, e da subito contagiosa, si sente bene, non accusa nessun disturbo, per cui continua ad uscire e relazionarsi con più persone, diffondendo, seppur inconsapevole, il Covid-19 ad almeno 18 soggetti, i quali manifesteranno i sintomi dopo due settimane da quello sfortunato incontro.

Fortuna o sfortuna - Tengo a precisare però, che l' infezione da Coronavirus non è una questione di fortuna o sfortuna, perché si tratta di un virus respiratorio che viaggia esclusivamente con le persone, che si trasmette con un contatto stretto e ravvicinato con un soggetto già malato, all' apparenza sano al momento del contagio, le cui vie primarie di trasmissione sono le goccioline di saliva emesse nel parlare, tossire o starnutire, oppure con i contatti diretti personali, per esempio toccando una mano contaminata, ed auto-immettendo in tal modo il virus nella propria bocca, naso od occhi che tutti tocchiamo almeno tre volte ogni minuto.
In rari casi il contagio è avvenuto per via oro-fecale, durante rapporti sessuali non protetti, con la pratica del sesso orale, con partner in fase di incubazione o già sintomatici, poiché è stata dimostrata scientificamente anche questa particolare modalità di trasmissione, essendo stato identificato il virus anche nelle feci, oltre che in tutte le altre secrezioni umane. Comunque, secondo i dati attualmente disponibili, sono le persone sintomatiche la causa più frequente di diffusione del virus, perché albergano il picco più alto di infezione, e l' OMS ha diffuso un comunicato nel quale considera non frequente (ma naturalmente possibile e probabile) l' infezione del nuovo Coronavirus prima che si sviluppino i sintomi.
Inoltre, anche se la trasmissione virale è accertato che avviene da persona a persona, il virus è in grado di sopravvivere alcune ore al di fuori di una cellula vivente, per cui è buona norma il lavaggio frequente ed accurato delle mani dopo aver toccato superfici ed oggetti potenzialmente sporchi e contaminati, che andrebbero disinfettati con prodotti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all' 1% (candeggina).
Normalmente tale malattia respiratoria virale non si trasmette con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche, e possibilmente, nell' incertezza scientifica che ancora aleggia nei confronti di questa nuova virosi, sarebbe meglio evitare il contatto tra alimentari crudi e cotti.

Durata - Al momento non è possibile prevedere per quanto tempo durerà questa epidemia e come evolverà, poiché avendo a che fare con un nuovo virus persistono molte incertezze, e non è noto nemmeno se la trasmissione virale calerà con l' arrivo della stagione calda, come osservato regolarmente per l' influenza stagionale.
Attualmente i più esposti ai fattori di rischio del Covid-19 sono naturalmente i nostri medici e tutto il personale sanitario che da settimane vive e convive a contatto con gli ammalati infetti, (con il virus che circola nei reparti dedicati, nei pronto soccorso e si attacca alle loro maschere a alle loro tute protettive) applicando sistematicamente tutte le misure finalizzate al controllo e al contenimento delle infezioni, provando cure sperimentali e tentando assistenze respiratorie estreme nelle terapie intensive, in uno sforzo straordinario di prevenzione e di difesa nei confronti di loro stessi e della popolazione intera.
Per cui non collaborare e non rispettare le regole imposte contro la diffusione del Coronavirus è un' azione criminale, non solo nei confronti dei nostri eroici operatori sanitari, senza i quali finiremmo abbandonati a noi stessi, ma nei confronti di tutti coloro che ancora risultano esenti da questa epidemia, nel tentativo e nello sforzo comune di non mettere i medici nella condizione di essere costretti a ricoverarli con la polmonite in atto in un letto di rianimazione, sempre meno disponibile, e di doversi dunque trovare di fronte alla drammatica decisione di scegliere chi intubare e chi invece affidare al proprio destino.

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