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Coronavirus, Melania Rizzoli: ecco perché gli uomini si ammalano più delle donne

Melania Rizzoli
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Le donne hanno una marcia in più, sono più forti, più resistenti, più determinate e più reattive, e soprattutto sono indispensabili per la vita, per cui solo provare ad infettarle il rischio aumenta, perché può essere fatale. Per il virus naturalmente. Deve averlo capito anche il Covid19, che preferisce di gran lunga gli uomini, i quali hanno il 65% in più di probabilità di morire rispetto alle femmine. È quanto pubblicato dall' inglese The Telegraph, che riporta i dati forniti in un recente report dall' OMS e dagli scienziati cinesi, i quali dimostrano statisticamente che, tra tutti i "casi sospetti", "solo" l' 1,7% delle donne morirà rispetto al 2,8% degli uomini, mentre tra i "casi di infezione conclamata", questa è risultata letale per ben il 4,7% dei maschi contro l' 1,2% del gentil sesso.
Per la scienza resta ancora un mistero il motivo di questa scelta apparentemente selettiva del virus, anche se gli esperti hanno fatto molte ipotesi, imputando tale resistenza femminile ad un sistema immunitario più forte, alla nota azione protettiva degli ormoni estrogeni, alla minore presenza di malattie di base come cardiopatie e diabete, oltre alla minore prevalenza del vizio del fumo e dell' alcol nelle donne, cosa che le renderebbe meno vulnerabili degli uomini al Corona. La differenza nel numero dei casi segnalati per sesso inoltre, aumenta progressivamente in favore degli uomini fino alla fascia d' età uguale o superiore ai 70-79 anni, mentre oltre i 90 anni il numero delle donne si parifica con quello maschile, e questo è dovuto probabilmente alla struttura demografica della popolazione, risultando queste ultime in assoluto le più longeve, ed entrano in classifica perché non c' è più traccia dei coetanei. La differenza di mortalità da Coronavirus tra i due sessi è stata osservata anche in Cina, dove il divario nella letalità è risultato identico ai dati su riportati, e la resistenza femminile al virus è stata confermata anche dalle analisi dei contagi.

Una barriera - In Medicina è un fattore consolidato che gli ormoni estrogeni femminili rappresentano una barriera naturale contro molte patologie, come ad esempio quelle del cuore (il numero degli infarti nelle donne è infatti enormemente inferiore a quello nei maschi), ma non si riesce a comprendere ancora se la stessa cosa accada anche contro questo tipo di virus, perché dopo la menopausa la produzione di estrogeni cala in modo drastico, e quindi la popolazione anziana femminile dovrebbe risultare a rischio quanto gli uomini, come anche non si capisce perché tra gli over60-70 sono i maschi a risultare i più contagiati. Un interessante punto di vista del New York Times, che ha indagato sui dati di infettività e mortalità, ipotizza che le donne appaiono più protette per motivi naturali e di stile di vita, a causa del livello di mansioni svolte nella società, che le esporrebbero in maniera minore rispetto al sesso forte a contrarre l' infezione. Invece l' Oms evidenzia come i ruoli che le donne svolgono nel campo dell' assistenza sanitaria sono al 70% femminili, come quello di dottoresse, infermiere, operatrici sanitarie nei reparti di degenza e di sale operatorie, la cui percentuale ormai si aggira attorno al 78%.
Inoltre il livello di esposizione delle infermiere è considerato più alto e più intimo di quello dei medici, in quanto coinvolte di più nell' accudimento fisico dei pazienti allettati, dal prelievo del sangue ai bisogni corporali. Stabilire se questa resistenza delle donne sia data da una maggiore capacità di risposta immunologica o da un fattore propriamente genetico è ancora impossibile, anche se si stanno comparando tali evidenze con altre patologie, escluse quelle di genere, per verificare se esiste un fenomeno simile.

Cromosoma - Sono in corso infatti alcuni studi sui geni immunocorrelati presenti sul cromosoma X in ambedue i sessi, i quali geni risulterebbero quindi doppi nelle donne (XX) e singoli negli uomini (XY), ma al di là di fattori presunti protettivi o predominanti, nessuno riesce ancora a spiegare il divario della forbice di contagio/letalità. Oggi, per esempio, sappiamo che la porta d' ingresso del nuovo Coronavirus nelle cellule è l' enzima ACE2 (proteina di conversione dell' Angiotensina2) del quale le donne hanno una maggiore espressione, eppure non per questo le stesse sono più a rischio, anzi, questo potrebbe essere proprio il segreto della maggiore resistenza delle persone di sesso femminile.
Sempre per tale motivo nei pazienti ammalati si utilizza il Losartan, un farmaco usato per aumentare l' Ace2, nella speranza che possa avere un effetto protettivo.
È stato calcolato che il Coronavirus uccide 3 persone su 100 infettati, ogni persona malata ne infetta una media di 3.2, e nei casi gravi questa malattia provoca una polmonite che ha, nel 5% dei casi, bisogno di ricovero ospedaliero e di respirazione assistita. Non è ancora chiaro perché alcune persone si ammalano con sintomi severi mentre altre ne sviluppano di minima rilevanza, ma è chiaro però che questo dipende dalla quantità di virus che penetra nell' organismo, dall' età e dall' efficienza del sistema immunitario della persona che viene contagiata, come dimostrano i dati sulla popolazione pediatrica in cui la malattia si presenta quasi senza disturbi di sorta. Certo è che tra gli oltre tremila deceduti in Lombardia l' 80% è di sesso maschile, un gap evidente confermato anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità.
Servirà ancora tempo per capire e ci sarà bisogno di un approfondimento per comprendere, confermare e dimostrare scientificamente, anche se l' ipotesi più controintuitiva è che le donne, anche se più esposte allo stress, all' ansia e alla frustrazione, fronteggiano con maggior efficacia le malattie, hanno maggiori capacità di adattamento, e fanno fronte in maniera più funzionale alle situazioni di emergenza. E se sopravvivono al virus, se risultano più immuni addirittura al Covid19, dimostrano senza dubbio di essere capaci di resistere anche all' universo maschile. In salute o in malattia.

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