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Coronavirus e test sierologici, Melania Rizzoli: "Non illudiamoci, nessuna patente di immunità"

Melania Rizzoli
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Non illudiamoci. Non ci sarà nessuna patente di immunità o certificato di sicurezza dal rischio di reinfettarsi, perché non esistono evidenze scientifiche che le persone guarite dal Covid19 abbiano sviluppato anticorpi in grado di proteggere da una seconda infezione.
Lo ha specificato l' Oms in un documento rivolto ai governi e ai governatori, sottolineando che trovare gli anticorpi nel sangue non vuol dire essere immuni al Coronavirus, e i test sierologici non sono un passaporto che può permettere agli individui di viaggiare liberamente o di tornare al lavoro senza continuare ad adottare misure di protezione e prevenzione, perché non è affatto certo che permanga una protezione valida a garantire immunità per una successiva infezione nell' uomo.
I test sierologici per individuare chi è stato esposto al Coronavirus infatti, ricercano nel sangue (con prelievo da una vena del braccio)gli anticorpi sviluppati dal sistema immunitario contro il Sars-Covid2, cioè misurano le Immunoglobuline IgM e IgG prodotte in tutte le persone che si sono ammalate, sia in modo asintomatico che sintomatico, e raccontano, a seconda della loro prevalenza, la storia della recente (IgM) o pregressa (IgG) esposizione al virus. Le persone che sono state infettate avranno dunque il test sierologico positivo, mentre per quelle che non sono mai entrate in contatto con il virus il test risulterà negativo.

 

 

 

 

Molti studi però, scrive ancora l' Oms, hanno dimostrato che nella maggioranza dei pazienti nei quali sono state individuate le immunoglobuline immunizzanti, sono stati certificati anche livelli estremamente bassi di 'anticorpi neutralizzanti', quelli deputati appunto a neutralizzare e disattivare il virus, in mancanza dei quali non si può parlare di immunità reale ma al momento solo apparente. Per sapere se una persona è davvero protetta infatti, è necessario verificare che le IgG siano non solo presenti, ma in grado di bloccare il virus e capaci di fare da scudo nel caso di un nuovo contagio con il Coronavirus, ed allo stato attuale non è ancora certo che i test sierologici siano in grado di stabilire se le IgG prodotte siano neutralizzanti, ovvero mirate a disattivare la proteina Spike, quella per intenderci che il virus usa per entrare nelle cellule e distruggerle.

Ripetizioni periodiche - Avere un test sierologico positivo inoltre, non esclude che in quel momento un soggetto possa essere infettante, poiché è possibile aver prodotto gli anticorpi che confermano il remoto contatto con il virus , ma è possibile anche avere il virus ancora vivo in circolo e dunque essere ancora potenzialmente e pericolosamente contagiosi. Per tale motivo subito dopo il test del sangue, positivo o negativo che sia, va fatto anche il test Tampone naso-faringeo, e solo se questo esame risulta negativo si ha la certezza di non albergare il virus nell' organismo e di essere contagiosi. Quindi i test sierologici non danno il patentino di immunità reale, ma dicono solo se una persona ha sviluppato o no gli anticorpi contro il virus dopo un precedente contatto con lo stesso, non forniscono nessuna prova che i guariti non possano ammalarsi ancora, e non costituiscono un "lasciapassare" per accedere alla Fase2 e uscire dal lock-down. Inoltre non è ancora noto quanto duri lo stato di immunità acquisito, un dettaglio non da poco e ancora sconosciuto, e l' unico modo per scoprirlo è ripetere il test nel tempo, ad esempio ogni tre mesi, poiché ogni volta che si conferma la presenza degli anticorpi specifici nel sangue, si conferma di conseguenza anche il persistere dello stato di immunità temporanea.

Laboratori privati  - Di recente sono spuntati sul mercato un centinaio di test, soprattutto quelli non sierologici, quelli rapidi che si eseguono prelevando una goccia di sangue con una puntura sul polpastrello, che vengono eseguiti in molti laboratori privati, ma sono sorti troppi dubbi sulla loro reale affidabilità e sulla loro attendibilità nell' individuare gli anticorpi specifici del Coronavirus, per cui tra i tanti in commercio ne sono stati validati solo due dall' Istituto Superiore di Sanità in tutta Italia (Diasorin e Abbott), in modo da poter incrociare i dati e compararli per fare un' analisi valida della situazione epidemiologica nazionale, ed il test della spa piemontese Diasorin (che vanta la capacità di trovare le IgG neutralizzanti) da una settimana è in uso al Policlinico San Matteo di Pavia che ha annunciato di processare 50mila campioni al giorno, a cominciare dalle zone rosse lombarde, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona, con priorità per gli operatori sanitari, mentre quello della multinazionale americana Abbott , ancora senza marchio CE, sarà esteso dal 4maggio dal Governo al resto d' Italia.
Se il risultato di questi test è positivo vuol dire che si è sviluppata una qualche immunità al Covid ed in teoria si è pronti per tornare in comunità perché, almeno per un certo periodo di tempo non si dovrebbe rischiare di riammalarsi, soprattutto se vengono tracciati gli 'anticorpi neutralizzanti' , quelli che prevengono la possibilità che il virus possa legarsi al recettore presente sulle cellule dell' apparato respiratorio, il più colpito da questa temibile infezione.
Il fatto inconfutabile è che la scienza, con le sue certezze insindacabili, di fronte a una nuova malattia, ancora orfana di farmaci mirati, non riesce a fornire risposte immediate, perché il rigido metodo scientifico non ammette scorciatoie e necessita dei suoi tempi per non suscitare false speranze od inutili illusioni, soprattutto nei confronti di una infezione virale che ha cancellato in soli due mesi una intera generazione, mietendo migliaia di vittime nel nostro Belpaese.

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