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Vaccino, da Israele l'allarme sul mix: "Da fare solo in condizioni disperate, una lotteria con la vita". Ecco i rischi

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Dopo il nuovo caos AstraZeneca, la soluzione sarà fare il richiamo con un altro siero? Matteo Bassetti sostiene di sì, citando ultime ricerche. Arnon Shahar, responsabile della campagna di immunizzazione di Israele, il Paese che sia pur grazie anche alle ridotte dimensioni geografiche e di platea dei vaccinati ha rappresentato il modello-guida nel mondo nella lotta al coronavirus, la risposta è assolutamente negativa.

 

 

 

 

"Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate - spiega l'esperto al Quotidiano nazionale -. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un'impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta 'eterovaccinazione'. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero". Anche per coloro ai quali è stata inoculata una prima dose di AstraZeneca, e nonostante le inquietudini per i possibili effetti collaterali come l'insorgere di trombosi nei soggetti più a rischio come giovani donne e under 60 anni in genere. Insomma, una netta bocciatura delle decisioni prese da Cts e Roberto Speranza dopo la morte di Camilla Canepa in seugito alla prima dose di AZ.

 

 

 

 

Secondo Shahar, l'atteggiamento degli Stati e delle autorità sanitarie deve essere improntato a "pragmatismo e buon senso". "In Israele - spiega - abbiamo avuto poche persone che sono arrivata dall'Inghilterra o anche dall'Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l'unico siero che usiamo qui. Non abbiamo visto effetti collaterali. Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero".

 

 

 

 

 



Riguardo ai 60 casi di miocarditi riconducibili al vaccino Pfizer, tutti su soggetti maschi tra i 16 e i 29 anni, secondo Shahar è "una risposta molto rara e nella maggior parte dei casi, queste persone hanno avuto effetti lievi. Nulla di paragonabile a una forma severa di Covid". Peraltro, sottolinea, è impossibile sottoporsi a esami specialistici per mettersi al sicuro prima del vaccino, perché "non c'è un test di screening che ti possa indicare il rischio di effetti collaterali. Non abbiamo nemmeno consigliato di controllare se si è allergici al Peg, uno dei composti che si trova nel vaccino Pfizer. Chi ha avuto reazioni è stato immediatamente assistito, come da protocollo". Sui vaccini ai bambini è categorico: "Ai più piccoli abbiamo raccomandato il siero solo se pensano di andare all'estero questa estate, se hanno condizioni patologiche per cui sarebbe meglio vaccinarsi o se vivono con persone immunodepresse". Contrario anche all'allungamento dei tempi per la seconda dose: "Ti può andare bene, come è successo all'Inghilterra, ma è una lotteria". 

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