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Copenaghen, trovato l'accordo

Ma non ci sono impegni precisi

Monica Rizzello
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L'accordo sul clima è stato raggiunto a Copenaghen. Dopo ore di trattative e consultazioni seguite al 'no' di alcuni Paesi in via di sviluppo che minacciavano di far saltare l'intesa raggiunta venerdì, i delegati alla Conferenza dell'Onu sul clima a Copenaghen hanno approvato una mozione con la quale accettano l'accordo mediato dagli Stati Uniti con Cina, India, Brasile e Sudafrica. "La conferenza delle parti prende atto dell'accordo di Copenaghen" si legge nella dichiarazione che concluse i lavori dei 193 Paesi, senza che tuttavia ci sia una adesione formale. «La conferenza decide di prendere nota dell'Accordo di Copenaghen del 18 dicembre del 2009», ha dichiarato il presidente della sessione plenaria della Conferenza che si era aperta nella capitale danese il 7 dicembre scorso. Dopo la forte opposizione al testo da parte di alcuni Paesi in via di sviluppo - tra cui Venezuela, Sudan, Nicaragua e Cuba - i delegati hanno rinunciato alla procedura abituale di votare punto per punto il documento, optando per la formula più soft e meno impegnativa del 'prendere nota' dell'accordo". La conferenza delle parti prende atto dell'accordo di Copenaghen" si legge nella dichiarazione che conclude i lavori dei 193 Paesi, senza che tuttavia ci sia una adesione formale. L'accordo raggiunto al Vertice di Copenaghen sui mutamenti climatici è "abbastanza equilibrato", ha sottolineato il responsabile aggiunto della delegazione svizzera, Josè Romero, precisando tuttavia che nessun documento ufficiale è stato approvato definitivamente nella sessione plenaria della Conferenza. Dal canto suo, il consigliere federale Moritz Leuenberger dovrebbe esprimersi ufficialmente in mattinata, nel corso di una conferenza stampa, ha indicato il portavoce della delegazione, Adrian Aeschlimann. Per la delegazione elvetica, inoltre, la natura dell'accordo annunciato ieri sera dai presidenti americano Barack Obama e francese Nicolas Sarkozy non è ancora chiara. La Svizzera non ha preso parte ai negoziati dell'ultima ora sul testo. Cambiamenti possono ancora essere apportati a quello che è tuttora una bozza d'accordo, si precisa da parte elvetica. «Se dovesse essere approvato, l'accordo non ha valore vincolante, ma va assai lontano per quel che riguarda l'impegno degli Stati Uniti nella riduzione dei gas ad effetto serra, e prevede pure un programma dettagliato per la prosecuzione dei lavori» ha spiegato Josè Romero. L'accordo conferma inoltre l'impegno preso da parte dei paesi industrializzati di finanziare l'aiuto ai paesi poveri con una somma di 30 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, nonché di creare un Fondo a lungo termine per un ammontare di 100 miliardi di dollari l'anno. Ogni riferimento a una riduzione del 50% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2050 è tuttavia stato eliminato, come pure quello relativo alla creazione di un organo di controllo. Tali esigenze sono state respinte dai paesi in via di sviluppo. Il testo finale che punta a trovare un accordo tra i vari paesi è stato redatto la acorsa notte dagli "sherpa", gli addetti al settore, e prevede un limite di due gradi centigradi sui livelli pre-industriali dell'innalzamento della temperatura globale del pianeta e un finanziamento ai Paesi poveri di 100 miliardi di dollari entro il 2020. Nel definire l'accordo raggiunto a Copenaghen «un inizio fondamentale», il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha assicurato che da questo momento «lavoreremo duro per renderlo legalmente vincolante nel 2010». «Non è quello che noi tutti speravamo - ha sottolineato Ban - ma la decisione è un inizio fondamentale». Obama - Una giornata cruciale, quindi, e resa ancora più importante dalla presenza del presidente americano Barack Obama. "Il tempo per discutere è quasi terminato", ha avvertito il presidente Usa, ricordando ai grandi del mondo che sono davanti a un bivio: "Andare avanti o dividersi. Io credo che sia arrivato il momento di metterci insieme e riconoscere che è meglio agire e non parlare, scegliere il futuro rispetto al passato". E conclude: "Il mondo dovrà accettare un accordo, anche se imperfetto". Il testo - Sembra quindi difficile trovare un'intesa. Pare comunque che l'accordo finale non conterrà dei limiti vincolanti alle emissioni di gas a effetto serra, ma si riassumerà in una dichiarazione politica di intenti per l'adozione di misure contro il riscaldamento globale.  La bozza prevede un pacchetto di aiuti ai Paesi più vulnerabili, che parte da 10 miliardi di dollari all'anno tra il 2010 e il 2012, passa a 50 miliardi di dollari annualmente fino al 2015 e 100 miliardi entro il 2020; e propone una serie di meccanismi di raccolta del denaro. I tagli alle emissioni dovranno invece essere tali da non far superare l'aumento di due gradi Celsius (le piccole isole che rischiano di essere sommerse dall'innalzamento del livello dei mari causati dallo scioglimento dei ghiacci avevano chiesto un limite massimo di 1,5 gradi). Presentato un "piano B": se ne parlerà a Bonn a giugno Per evitare il fallimento del vertice, gli organizzatori hanno proposto di convocare un altro appuntamento a Bonn (Germania) a giugno, per cercare di trasformare in accordo vincolante l'intesa politica sperata per questo appuntamento e di aggiungere qualche numero più ambizioso di riduzione delle emissioni di gas serra.

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